1980 novembre 16 Calcio. Battuta la Jugoslavia

1980 novembre 16 – Calcio. Battuta la Jugoslavia
Bruno Conti, autore del secondo gol per l’Italia, si è definitivamente confermato come
l’uomo nuovo della nostra Nazionale di calcio. (didascalia foto)

Dall’inviato
TORINO – La nazionale sta giocando per andare tra due anni al mondiale di Spagna e
a Torino ha vinto una partita importante. Ora è prima in classifica con sei punti, la
Jugoslavia ne ha quattro.
É vero che gli avversari di ieri lamentavano un sacco di guai, ma un due a zero è
sempre risultato asciutto e buono anche perché la scuola slava ha una bella tradizione
e conosce benissimo l’arte dell’impastoiare il gioco e renderlo scorbutico.
Sulla loro panchina sedeva Miljian Miljanic, otto scudetti con la Stella Rossa di
Belgrado, due con il Real Madrid. In Spagna lo chiamavano «Maquiavelo» per la
finezza tattica e per il saper piegare i mezzi al fine. Che a Torino, contro l’Italia, era
chiaramente lo zero a zero.
Né Miljanic né tanto meno la Jugoslavia erano insomma avversari ingenui, da
taglieggiare come danesi o lussemburghesi di recente data. In Jugoslavia esistono
trentamila squadre di calcio, ma anche cinquecentoventi club e cinquantamila
giocatori di scacchi, esercizio di acume e di strategia che ha molte probabilità di
entrare addirittura come materia nei programmi della scuola obbligatoria.
Questa Jugoslavia attenta, razionale e machiavellica ha tuttavia perso, punita per aver
messo giù in area di rigore Tardelli e per aver concesso un passaggio di troppo a
Bruno Conti, ala destra di corsa farfallina e di arti inferiori molto sensitivi. Un
giocatore questo Conti che sarebbe tecnicamente curioso vedere all’opera assieme ad
un altro piede vivo, tale Paolo Rossi di Prato, oggi in forzato esilio a Vicenza per
accuse in via di sfacelo al processore di Roma.
L’azzurro tenebra di pochi mesi or sono rischia incredibilmente di acquistare nuova
trasparenza. Per forza che, nonostante i mille sfracelli d’ogni tipo, continuano ad
affluire in Italia capitali stranieri: questo è il Paese del non si sa mai, un giorno dato
perso, un giorno dato vispo. Bearzot, sei tutti noi!