1980 aprile 21 Decisivo soprattutto il fantastico gol al volo di Lovison

1980 aprile 21 – Decisivo soprattutto il fantastico gol al volo di Lovison

MESTRE – Ho rivisto un gol di Mario Alberto Kempes! L’ho rivisto ieri a Mestre e a
segnalo è stato Claudio Lovison, un’ala con il numero di centravanti sulla maglia.
Kempes fu mezza Argentina nel vincere il Mundial del 1978. Lo chiamavano capo,
matador, el cordobés, tutto per dire che era il giocatore trascinante e che i suoi gol
avevano sempre un’impronta lacerante e insistita, come aiutati da un invisibile
temporale.
Kempes è mancino, Lovison no. Kempes è un asso, Lovison soltanto un
professionista di 25 anni che campa nella C2. Ma per uno di quei misteri che fanno la
popolarità del football, Claudio Lovison ha segnato al Padova un gol che sembrava
uscito dal piede di Kempes. Il Kempes di Mestre, aiutato da un marcio e battente
scirocco che srotolava filastrocche di carta igienica agli angoli del campo e che a lui
deve essere servito a farlo più svelto, più preciso, più sicuro di sé.
Il Lovison lo avevo spiato durante l’intervallo. In campo era stato 0-0 e nessuno, lì
sotto, ne era felice. Foscolo (Mestrina) scuoteva la crapa bagnata: «Qualcosa ancora
non va». Pilotto (Padova) toccava le parti basse lamentando recenti iatture, come
giocatori assenti o palle-gol che non vogliono entrare.
Claudio Lovison è longilineo, di fianchi troppo stretti. Tiene la maglia sopra i
calzoncini e ciò contribuisce a farne l’andatura sottile, più spilungone di quanto non
sia. È di Bassano del Grappa Lovison, dove crescono anche affusolati asparagi: le sue
gambe.
Dicono che è un «ragazzo d’oro», ma che va preso per il verso giusto. Lo intuisco
anch’io guardandolo mentre rientra in campo, le occhiaie segnate, un pallore poco
atletico, lo sguardo di certi ragazzi di vita della letteratura pasoliniana.
Fa il calciatore, soltanto il calciatore anche se gioca in un campionato, per
definizione, di mezzi professionisti. Ha girato importanti vivai, come il Milan e
l’Udinese; ha masticato molte esperienze, a Venezia, Conegliano, Ancona,
Campobasso.
Mentre sfila nel sottopassaggio verso il prato, per il secondo tempo, mi chiedo se
pensi di più a vincere, al gol, al Padova, al terzino che lo marca, agli amici del bar o
alla ragazza che certamente esisterà. Alla Mestrina è arrivato di novembre, portato da
Francesco Foscolo, con un prestito da cinque milioni.
Goleador ancora senza padrone, ma già promesso dall’Udinese alla Mestrina per il
1980-81, Lovison ha sognato Mario Alberto Kempes al cinquantesimo, ed è lì che il
Padova ha perso la partita, su quell’1-0, un gol davvero argentino, guapo e gaucho.
Quel sinistro lungo e di velluto di Speggiorin lo ha colto in piena area di rigore, a
pochi metri dalla porta, ma diagonale rispetto ad essa, con un vento forte che la
tagliava di traverso. Claudio Lovison di Bassano ha piantato il tacco sinistro a terra e
sollevato il destro all’altezza dello sterno. Ha battuto al volo perché ha pensato al
volo, producendo di collo un tiro nitido quanto un segmento, sonoro e imparabile.
Sulla panchina del Padova, Pilotto e Mammi hanno per un attimo smesso di torturare
la gomma americana tra i denti. Non sembrava loro giusto che nonostante gli
essenziali contropiede di Franco Pezzato, fosse uno della Mestrina a inventare un gol,
partita, classifica, spettacolo.
Claudio Kempes Lovison in quel momento era sepolto sotto un mucchio di amici che
gli dicevano bravo. Era una delle rarissime volte in cui nessuno, tra cinquemila
spettatori di un derby, osava dissentire.