1979 settembre 16 Campionato precoce

1979 settembre 16 – Campionato precoce che guarda al 1980
carico di sogni

E’ già campionato ’79-80. Da campionato precoce, di mezzo
settembre, datato più presto che mai in funzione della Nazionale. I
campionati europei per nazioni andranno in cartellone il prossimo
anno, proprio in Italia.
Ma anche in altro senso questo è un campionato d’attesa. Al 99%
la prossima stagione riporterà in Italia gli stranieri e almeno 16
sicuri titolari della serie A di oggi spariranno da un carnet fattosi in
questi anni tecnicamente assai modesto.
Già mercoledì prossimo, con sei squadre nelle coppe europee, il
calcio italiano dovrà affrontare urgenti impatti, e il recente passato
è colmo di struggenti disillusioni.
La Nazionale, gli stranieri alle porte, le coppe internazionali: mai il
campionato è nato sotto un segno tanto cosmopolita, a dispetto
dello spirito provinciale di cui s’è imbevuto nelle ultime stagioni.
L’anno scorso, alle spalle della Juve, si piazzò il Vicenza;
quest’anno, dietro il Milan, è toccato al Perugia.
Anche tale accorciamento di distanze tecniche tra metropoli e
periferia suggerisce l’impressione di un campionato perennemente
open, disponibile a chiunque.
Essendo di tutti e di nessuno, lo scudetto riesce a entusiasmare
oltre la consistenza dello stesso calcio prodotto in campo. A
Roma, per la vernice del Milan tricolore, hanno registrato ieri una
mobilitazione che – assicurano i colleghi della capitale – ha pochi
precedenti. E sempre ieri, a Milano, l’Inter ha emesso un
comunicato con il quale mette in guardia gli spettatori del
fenomeno dei biglietti falsi, già abbondantemente in circolazione
lungo gli accessi di San Siro. Per il Pescara, mica per il Liverpool…
Il campionato non molla. E’ puntuale, come affermano gli arbitri. E’
affascinante, come giurano i dirigenti. E’ un tumulto, come lascia
intendere il pubblico nonostante il caro-prezzi. E’, soprattutto, uno
spettacolo televisivo; un affare di mass-media; un tamburo
domenicale, una “rubrica” che ha modificato abitudini e costume
del week-end. Non a caso c’è una sola trasmissione che
sopravvive ancor oggi dal lontano 1953, anno di nascita della Tv in
Italia: La domenica sportiva. Tutto il resto ha fatto il suo tempo.
Il campionato, A e B, il calcio dei professionisti, è anche una
speranza, un azzardo. La speranza del Totocalcio, affidata a
settimanali miliardi di giocate e in attesa di meccanismi di spoglio

delle schedine tali da garantire di sapere presto, prestissimo, in
fretta, se 13 partite sono valse a farti almeno parente povero di
Paperon de’ Paperoni.
Il campionato è sport,
libero, sforzo, campanile,
scommessa. C’è chi guarda al Milan, per sapere se terrà anche
con il primopelo Giacomini. C’è chi spia al Perugia del quotato-oro
Rossi. C’è chi aspetta la Juve razzapadrona o l’Inter delle rabbie.
C’è chi vuole soltanto
in serie A, dopo esserci
stupendamente approdata: ed è l’Udinese.
Da oggi il campionato è un lungo sogno sull’80.

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