1978 maggio 31 Cabrini, volto d’attore d’altri tempi

1978 maggio 31 – Cabrini, volto d’attore d’altri tempi

BUENOS AIRES – Antonio Cabrini di Cremona, terzino, è il più giovane. E’ nato a
Cremona nell’ottobre del ’57 e la cosa si vede lontano un chilometro che gli dà un
entusiasmante piacere. Con quel sorriso potrebbe fare la pubblicità a un dentifricio,
gli occhi sono scurissimi e simpatici, parla svelto e sembra in armonia con la vita. Il
volto è dell’attore, ma d’altri tempi visto che adesso vanno di moda i De Niro e gli Al
Pacino, gente normale, che potresti incontrare nel primo ascensore di casa tua.
Un giorno mi raccontarono che Cabrini era sangue blu, figlio di un barone. Glielo
dico e lui smentisce divertito. Il padre ha più d’una azienda agricola e Cabrini Jr. sta
terminando l’ultimo anno di agraria: “Non avessi sfondato sui campi di football, sarei
già sui campi di frumento”.
Carnagione olivastra, andatura molleggiata, fisico proporzionato, narrano che Cabrini
sia il giocatore italiano più inseguito dalle fans. Lui si schernisce senza troppa
convinzione e ammette: “Quando esco dallo stadio chiedono a me più autografi che
agli altri, tutto qua”. Poiché tipi come lui preoccupano parecchio gli allenatori, c’è la
tendenza a farli maritare il più presto possibile, in modo da burocratizzare in fretta
amore e sesso. “Ma non mi sposerò prestissimo, non ho questo problema”.
Il suo problema più immediato è la Francia, tra due giorni. Non gl’importa sapere chi
sarà l’ala destra dei francesi, se Dalgier o Rocheteau, perché sostiene che valgono più
cinque minuti di approccio diretto in campo che ore di notizie a tavolino. Da lui il Ct
vuole un po’ di marcatura sull’uomo e quel gioco dell’elastico, su e giù lungo l’out
sinistro, la cosa che sapeva fare benissimo il Facchetti degli anni ’60 e il Rocca degli
anni ’70, prima che un pestone del brasiliano Gil negli Usa gli cominciasse a scassare
il ginocchio.
Cabrini è un mancino naturale e soltanto Trapattoni si è dato da fare per migliorargli il
destro, fino all’anno corso suo piede morto. Quando cominciò, tra gli allievi della
Cremonese, Cabrini era ala sinistra ma accadde presto che di ali sinistre ce ne fossero
a iosa mentre all’allenatore Nolli mancava un terzino: pigliò Cabrini per la maglia e lo
retrocesse. Nella squadra-Berretti, Cabrini fu preso in custodia da un nuovo
allenatore, Risti Guarnieri, stopper euromondiale dell’Inter di Herrera. “Anche in
allenamento e nonostante l’età – racconta Cabrini – Guarneri non faceva mai un fallo
eppure te la prendeva sempre”. Ciò accadeva sei anni fa.
A consigliarlo alla Juve fu Cesto Vycpalek, osservatore a vita di Boniperti. La Juve ne
acquistò la metà dalla Cremonese e prese la seconda metà più tardi, quando Cabrini
era passato all’Atalanta: il suo prezzo complessivo sfiorò gli ottocento milioni, gli
stessi… offerti in busta per Rossi, due settimane fa.
Oltre a Nolli, Guarneri e Trap, Cabrini ha avuto come allenatori Cadè e Rota. Ha gusti
mica male in fatto di campioni: come attaccante predilige su tutti il danese del
Borussia Simonssen, come centrocampista il tedesco Bonhof, come difensore il
francese Tresor. Bearzot gli chiede i cross e lui tenta di eseguirli scattando verso il
fondo e servendoli, come lui stesso spiega, “nel punto più critico per la difesa
avversaria”, che sarebbe beninteso localizzato sulla testa di Bettega.
Confessa molta tranquillità, quasi che il mondiale fosse un torneo parrocchiale e, con
quella faccia di goliarda senza complessi di sorta, gli debbo credere sulla parola. Non
s’incazza nemmeno quando gli obbietti che, forse, il suo merito maggiore è di
appartenere alla… Juve. “Macché Juve – ribatte – se Bearzot mi utilizza dipende
esclusivamente dalle mie qualità”. Che sono anche dialettiche, come mi conferma
Paolo Rossi, giovane quanto lui e suo compagno di camera all’Hindu Club.

Che sia un tipo destinato a diventare personaggio mi pare assai probabile. Che abbia
nello stile di gioco un’impronta avanguardista è sicuro. Che sia destinato ad andare
“distrutto” dalle sue fameliche fans è un timore che cito testualmente e che, tuttavia,
non è mio. Poveri Trapattoni e Bearzot, costretti a sognare grandi giocatori con le
anonime facce di un Maldera o di uno Scirea per sottrarli almeno alle tentazioni
dell’eros. Che fatica campare.