1978 giugno 19 All’Italia basta vincere

1978 giugno 19 – All’Italia basta vincere

ITALIA-AUSTRIA 1-0
MARCATORE: 14′ Rossi
ITALIA: Zoff; Gentile; Cabrini; Benetti; Bellugi (dal 46′ Cuccureddu), Scirea;
Causio, Tardelli, Rossi, Zaccarelli, Bettega (dal 72′ Graziani). In panchina: P. Conti,
Antognoni, C. Sala.
AUSTRIA: Koncilia; Sara, Obermayer, Pezzey, Strasser; Prohaska, Hickersberger;
Kreuz; Krieger, Schachner (dal ’62 Pirkner), Krankl. In panchina: Happich, Jara,
Baumeister, Fuchsbichler.
ARBITRO: Francis Rion (Belgio).
NOTE: angoli 12-3 per l’Italia

BUENOS AIRES – Si va in campo molto tardi, alle 21.45 italiane, perché la Germania
ha chiesto la contemporaneità delle due partite, non volendo esporre i propri giocatori
al possibile handicap psicologico di conoscere il risultato dell’Italia prima di
affrontare l’Olanda. Italia-Austria comincia con un rilievo anche storico: da quando
Fulvio Bernardini ne fece tre anni fa il punto più fisso della nazionale, è la prima volta
che Giancarlo Antognoni perde il posto e va in panchina. Se la memoria non mi
tradisce, gli capita dopo trentacinque partite, ma francamente non si può accusare
Bearzot di non avergli dato tutte le occasioni possibili. La presenza di Zaccarelli è più
che legittima.
Un’ora prima della partita, il sole. Quando si comincia, il tempo è invece già
cambiato, freddo, umido con una nebbiolina da reumatismi. Anche l’Austria ha
un’assenza rilevante, l’ala Kurt Jara, cui viene preferito il panzer Schachner, molto più
giovane, biondone che si fa subito notare per disinvoltura acrobatica.
Da come si dispone in campo, sembra che l’Austria abbia come unico obiettivo di
creare un gran caos tattico. Invece di confermare l’ordine che l’ha fin qui
caratterizzata, scompone i ruoli mandando un terzino come Sara ora all’ala destra ora
a centrocampo, e sganciando a ripetizione altri difensori. L’Italia patisce una decina di
minuti di disorientamento. Soprattutto Gentile e Benetti hanno qualche difficoltà a
“reperire” il proprio uomo. Alla fine, si va un po’ ad occhio con Gentile che fa in
pratica quello che fa il pendolare con addosso il terzino Sara.
Ne escono schemi più scombinati del previsto, anche se l’Italia prende subito in mano
la partita. Dopo pochi minuti tutta la squadra è oltre metà campo, con una visione di
compattezza e di avanzamento abbastanza insolita per la nazionale italiana.
Nonostante l’incongruenza di Gentile che attacca e di un Benetti che copre, l’Italia si
avvicina senza forzare alla zona gol con Tardelli (il 9′), liberatosi al tiro dopo un
ammirevole pallonetto sul terzino.
E, di altrettanta finezza, va in gol Paolo Rossi dopo nemmeno un quarto d’ora.
L’azione è molto bella tra Rossi e Causio. Pablito riceve sulla trequarti e tocca da
consumato campione con un colpo di tacco per Causio. Krieger resta surplace mentre
Rossi scatta sul centro-destra a raccogliere il passaggio profondo di Causio, forse
lievemente deviato da un austriaco. Rossi filtra dentro in area come un coltello nel
burro e qui, al momento di battere sull’uscita del portiere, esegue una seconda
operazione di classe pura. Invece di sparare lo shoot, tocca lieve, un destro di raso,
preciso, radente, debole ma inesorabile. E’ il suo terzo gol nel Mundial ’78, ancora il
primo della partita, come contro la Francia e Ungheria, come a segnalare che le sue
reti sono tra quelle che contano quasi il doppio, in apertura.

Come aveva previsto Trapattoni, l’eleganza delle marcature austriache, più disposte a
zona che sull’uomo, consentono triangoli più agevoli che contro il bunker tedesco e
Rossi – lo stesso Trap ne era sicuro – ha saputo approfittarne. In tribuna centrale gli
occhi di Farina fanno la lacrima, proprio alla vigilia di rientrare in Italia. “Mi
piacerebbe da matti – ci aveva confessato al mattino uscendo dall’hotel Bristol –
vedere da Paolo un vero gol non di rapina come i primi due”. Il gol vero Farina lo ha
veramente visto ed ora può partire tranquillo.
Ma a quel punto la patita invece di farsi scorrevole, diventa per l’Italia molto arruffata,
inconcludente. L’Austria esiste soltanto per un violentissimo sinistro di Giovanni
Krankl che si stampa sulla coscia interna di Bellugi, ma da parte sua l’Italia non riesce
né a piazzare il ko né a dare più respiro alla manovra. Sarà per il pasticcio tattico, sarà
per troppa prudenza, sarà per un rallentamento eccessivo di ritmo, sta di fatto che la
partita si assesta per un’intera mezz’ora su valori modesti e i portieri pressoché
inutilizzati.
Il migliore resta in ogni caso Rossi Paolo, proprietà privata del Lanerossi Vicenza,
che serve due poderosi cross al centro e si toglie anche lo sfizio di… ricuperare
indifesa un paio di situazioni scabrose, forse indotto a copiare Bettega, specialista
(soprattutto contro l’Argentina) nel dare una mano alla difesa.
Il primo tempo si chiude con un 1-0 chiaro ma non tranquillizzante anche perché
l’ultima palla-gol è un brivido dell’Austria, che scambia rapida sulla destra e libera,
fortunatamente un po’ troppo in diagonale, il solito terzino Sara: il suo destro sbarba
davanti a Zoff ed esce sul fondo tra moccoli sudtirolesi. Intanto, sul tabellone
luminoso, mentre le squadre escono dal campo si legge l’altro risultato parziale:
Germania-Olanda uno a uno.
Al rientro in campo manca un solo giocatore: Bellugi. Lo stopper deve aver risentito
disagio all’inguine, colpito proprio in quella parte dal tiraccio di Krankl nel primo
tempo. Bellugi viene sortituito (come per l’Argentina con Kempes) da Gentile che
prende sotto custodia il centravanti Krankl, mister Europa a forza di gol nel
campionato austriaco. Entra naturalmente Cuccureddu, che si sistema poco fuori della
difesa, a marcare un terzino mediano quale lui.
Gli austriaci si fanno più decisi. Randellano via gioco, abbozzando un forcing non
eccezionale ma pericoloso, soprattutto perché tentano di usare le punte per aprire
spazio alle improvvise bordate dei difensori: Zoff ne sa qualcosa vedendo presto
sibilare di una spanna sopra la traversa un autentico missile di Krieger da una ventina
di metri.
A dare il polso del cambiamento di pressione in campo, l’Austria riesce anche ad
andare in gol (con Hichersborger da pochi metri, di sinistro), sia pure dopo il fischio
dell’arbitro, per chiaro off-side. Lo stesso Zoff non si era nella circostanza
minimamente preoccupato di intervenire.
L’affanno dell’Italia si fa per un quarto d’ora evidente, tutta contratta in difesa,
stranamente incapace di abbozzare in contropiede. Il fatto è che Benetti sbaglia una
quantità incredibile di passaggi mentre lo stesso Zaccarelli non riesce a diventare il
trampolino di Bettega-Rossi.
Gli austriaci ripudiano la tradizione danubiana, così geometrica e lineare, per darsi
all’arrembaggio, un po’ disperato ma insidiosissimo. Lo stesso Gentile, prima abbatte
Krankl a centrocampo, poi smanaccia pesantemente in area su infiltrazione di
Strasser. Per un intervento dello stesso tipo, fu fischiato rigore a Bellugi contro
l’Ungheria: fortunatamente l’arbitro belga è di diverso parere e stende sull’episodio
una bonaria tolleranza.

Dopo questo pericolo ed assistendo alla mezza paralisi dell’Italia, il pubblico
argentino sostiene l’Austria. E’ pubblico pagante e non gli si può dar torto. L’Italia
alleggerisce la pressione soltanto dopo una ventina di minuti. Bettega parte dritto
come una corazzata e incoccia in una gamba tesissima. Poi è Zaccarelli a liberarsi al
tiro da buona posizione: il portiere ribatte di gambe, chiudendo lo specchio della
porta.
Messi giù senza complimenti (del resto reciproci) al limite dell’area, i nostri attaccanti
ottengono due preziosi calci di punizione dal limite. Ma, ahimè, si incaricano Benetti
e Tardelli di sprecarli banalmente facendo, bisogna pur ammetterlo, rimpiangere il
destro di Antognoni, anche al 60 per cento.
Esce intanto Bettega (al 71′), affaticato e toccato pesantemente. Lo sostituisce
Graziani, che qualche minuto mondiale se l’era assaggiato contro l’Ungheria. Mentre
entra Graziani, lo stadio mormora per il secondo gol tedesco a Cordova: l’Olanda sta
perdendo quando Graziani scatta verso la sua prima azione e il quasi-gol! A lanciarlo
rasoterra, frontalmente, è Benetti. Graziani è molto bravo a penetrare in area e persino
a dribblare il portiere in uscita, non fosse che il giovanissimo e possente Pozzey riesce
a impedirgli il tocco del 2-0 a porta vuota. Peccato, un gol di Graziani avrebbe fatto
particolarmente piacere, stimandolo come centravanti e come professionista.
Mi raccontava Nello Antoniotti che l’Austria era stata visionata per conto di Bearzot,
durante il periodo pre-mondiale, da due allievi allenatori di Coverciano, tra i quali
Galeone. Nonostante le informazioni certamente utili, s’è quasi avuta l’impressione a
Buenos Aires che questa Austria fosse l’avversaria meno nota al nostro Ct, che ne è
stato in qualche misura sorpreso.
Tuttavia, man mano che il tempo passa (e intanto l’Olanda fa 2-2), l’Italia riprende
l’iniziativa e nell’ultimo quarto d’ora si scaraventa in attacco al tiro a segno: con
Cabrini, Tardelli, Cuccureddu e Graziani nell’ordine, imposta quattro palle-gol pulite
e perentorie, sventate quasi per esclusiva bravura dal portiere Koncilia, che non ha
nessuna intenzione, passatemi la battuta, di… conciliare.
L’ultimo lampo lo propone Pablito Rossi con un lancio alla Rivera per Tardelli, il
quale, povera anima, scatta come un levriero, salta il portiere ma rimpalla sullo stinco
di Koncilia e perde il gusto di penetrare in rete, alla Peppino Meazza. Pazienza, l’Italia
vince ugualmente, con un solo gol, e mette un piede nelle finali.

SUPERSTIZIONE – I giocatori peruviani sono molto devoti, ma anche superstiziosi.
prima di ogni incontro si recano in una chiesa a pregare. Dato che contro i brasiliani
avevano avuto poca fortuna, hanno cambiato chiesa.