1978 giugno 15 Il piede di Bettega non ha fortuna

1978 giugno 15 – Il piede di Bettega non ha fortuna

Italia-Germania 0-0

ITALIA: Zoff, Gentile, Cabrini, Benetti, Bellugi, Scirea, Causio, Tardelli, Rossi,
Antognoni (46′ Zaccarelli), Bettega.
GERMANIA: Maier, Vogts, Dietz, Rüssmann, Kaltz, Bonhof, Hölzenbein,
Zimmermann (54′ Konopka) , Fischer, Flohe (69′ Beer), Rümmenigge.
ARBITRO: Maksimovic (Jugoslavia)
NOTE: nebbia, ampiamente entro la praticabilità (si vede distintamente da una
porta all’altra), che però all’inizio ha fatto temere il rinvio.

BUENOS AIRES – All’hotel Bristol m’imbatto in Lello Antoniotti (esperto del centro
tecnico di Italo Allodi) che mi assicura di aver visto Bellugi ancora ieri mattina alle
prese con lo stiramento dell’inguine: “Ma Bearzot è innamorato di Bellugi”, aggiunge
sorridendo con intenzioni tutt’altro che maligne. Vado allo stadio con il timore di
assistere allo sbrecciarsi dello stopper, la prima volta che gli toccherà un’acrobazia.
Invece, Bellugi si prende il suo Fischer e se lo manovra come una sogliola ai ferri,
dando ampiamente ragione a Bearzot e al prof. Vecchiet, entrambi sicuri che non ci
sarebbe stato alcun rischio.
La Germania arriva alla partita con un sacco di rogne interne. Il presidente della
Federcalcio tedesca, Hermann Neuberger, ha proprio ieri assunto la supervisione
tecnica sulla squadra (come toccò al Brasile a Mar del Plata) e in un’intervista ha
tuonato che la squadra non possiede un regista, è vecchia e non viene abbastanza
allenata dall’imperturbabile Herr Schön. Non bastasse, i due Müller sono stati fatti
fuori dai senatori della difesa, mentre Bonhof, oltre che dichiararsi un po’ fuori fase,
non scambia nemmeno le sigarette con Flohe.
Contro questa famigliuola ideale, l’Italia va in campo molto cauta. Nessuna delle due
squadre intende farsi sorprendere in contropiede per peccato di presunzione. La
partita si fa abbastanza strana, soprattutto se paragonata alla grande attesa che aveva
seminato nei giorni scorsi. Momenti di accensione si alternano a repentini parcheggi
del ritmo, mentre nessuno ha il coraggio di andare a vedere il gioco dell’altro. Il
pubblico ne rimane perplesso e, dopo un quarto d’ora, fischia. Trattandosi di un match
da classifica e non ad eliminazione diretta, tutto contribuisce a ormeggiare gli schemi.
Nonostante l’inizio contratto, l’Italia è più distesa, la Germania più prudente. Ma è la
Germania a godere di una decina di minuti di un certo calibro, a ridosso della
mezz’ora, quando Zoff mostra straordinari riflessi nel non farsi sorprendere da una
volée altrettanto bella di Hölzenbein. La Germania non è che attacchi in massa,
riuscendo però in qualche lampo di forcing. Ma è situazione che ha vita corta, anzi
cortissima. Dal 32′ al 42′, una volta con Tardelli e due con Bettega, l’Italia scarica
addosso ai tedeschi una sensazione di paura e inferiorità.
Dopo che il libero Kaltz rapisce il gol dal piede di Tardelli, lievemente in ritardo sulla
battuta, la coppia Rossi-Bettega sbraca la difesa con impeto perfino maggiore al gol
fatto all’Argentina. Come contro i gauchos di Menotti, è ancora Pablito Rossi a
trovare il tocco morbido per Bettega, una proposta delicata, vai e segna.
Bettega accoglie l’invito, dribbla Maier, e conclude non forte, rendendo possibile una
spaccata volante di Hölzenbein, retrocesso miracolosamente alle spalle di tutti. Sul
pallone in discesa, è alla fine Vogts ad allungare lontano, di testa, il pallone dell’1-0
più scritto che ci potesse capitare.

I gol dell’Olanda si fanno intanto più numerosi sul tabellone luminoso, e chi ha birra e
gioco capisce che è il momento di tentare l’en-plein. Una riflessione questa che
appartiene soltanto all’Italia perché la Germania, con fermezza sempre più cocciuta, si
rende al contrario conto che al massimo potrà disporre di un pareggino. Sentendosi
debole, si schiera con coerenza, fino a richiamare l’ala Hölzenbein in spazi
sistematicamente di mediano-terzino, tanto che Bearzot s’avvede presto di avere a
disposizione due ali destre, Causio-Gentile!
Ci fosse il Causio visto con la Francia e perfino quello con l’Argentina, la partita
sarebbe già chiusa, ma Causio stenta a liberarsi alla rifinitura. L’Italia si arrangia
comunque lo stesso, con appoggi dei difensori, vedi Scirea che lancia su Bettega un
altro chiaro richiamo-gol: sta per finire il primo tempo, sarebbe un gol fondamentale,
ma Bettega forse tocca di esterno, chissà, forse perde in compostezza e spreca a lato.
E sì che Bettega, il gigante, viene quasi sempre marcato dal nano Vogts mentre il
medio-calibro Rossi viene preso dal gigante Rüssmann. Soltanto in pieno secondo
tempo, Schön si avvede finalmente dell’incongruenza e inverte le due marcature,
Vogts su Rossi e Rüssmann su Bettega, con il risultato di riuscire a smorzare meglio
gli affondi delle due punte di Bearzot.
Moscia e spaesata in Antognoni, l’Italia tappa il buco nell’intervallo con il factotum
Zaccarelli, mentre anche i tedeschi si affidano a forze fresche. Zaccarelli e un Causio
più sveglio lievitano il gioco, che diventa un monologo italiano. Al 54′ ancora con
Bettega (dopo il palo di Cabrini) e al 76′ con una testata di Zaccarelli, l’Italia spreme
fuori due palle-gol grandi come una casa ma nemmeno queste bastano.
I campioni del mondo non esistono più in attacco, nemmeno in contropiede, capaci
come sono soltanto di un paio di azioni rilanciate con molto pressappochismo. Per il
resto, catenaccio ferreo e cocciuto, di squadra sottomessa nel gioco e imbattuta
soltanto nel risultato. Lo stesso Rüssmann mulina nell’aria braccia come s.o.s.,
richiamando di continuo i propri compagni a chiudersi in area. Per un paio d’infortuni,
l’Italia gioca qualche minuto undici contro nove, ma ha troppo sprecato per vincere.
Olanda due punti, Italia e Germania uno, Austria zero: l’avessero letta ieri mattina,
questa classifica l’avremmo subito sottoscritta. Ora ci sta incredibilmente stretta,
soprattutto a Roberto Bettega, tre volta mancato goleador.