1977 febbraio 23 Gol senza età

1977 febbraio 23 – Gol senza età
Il vecchio Zigoni e il giovane Rossi

Uno ala sinistra del Verona, l’altro centravanti del Vicenza; l’uno
del ’44, l’altro del ’56: fra Zigoni e Rossi ci sono dodici anni di
differenza ma né i gol né tantomeno la classe hanno età.
Zigoni è stato sul punto d’essere negli ultimi anni più volte
scaricato dal Verona, soprattutto perché il suo linguaggio era la
protesta. Rossi ha rischiato di perdersi tra un menisco e l’altro. Se
oggi sono entrambi quello che sono, il merito è tutto loro.
In questo senso Zigoni e Rossi hanno una vita parallela che sta
esprimendo il meglio del calcio veneto. Di Zigoni ha sorpreso la
voglia di rifarsi una verginità d’atleta; di Rossi si ammira l’umiltà
con la quale sta crescendo in campo, nei titoli dei giornali e nelle
quotazioni del pre-mercato. A guardar bene, pur essendo per
temperamento assolutamente dissimili,
i due esprimono un
momento di equilibrio psicologico prima ancora che talento
naturale.
Sia Zigoni che Rossi sono scartini della Juve che, per ricuperare il
secondo, dovrà
la
ghigliottina della comproprietà con il Lanerossi di Farina, uno
specialista in operazioni di questo tipo. Sarà un problema di
moltissimi milioni e probabilmente anche di gradimento. “Resterei
volentieri a Vicenza – mi ha confessato ieri dal ritiro under 21 di
Modena – perché qui ho trovato tutto.” E nel tutto lo spazio più
incisivo è probabilmente rappresentato da una ragazza.
Zigoni è il tipico “ariete” del romanticismo calcistico. Sfonda di
testa, non ha paura, usa il gomito. Gestisce il pallone con il sinistro
ma per concludere predilige il destro, come spessissimo accade
ad ali sinistre-centravanti che puntano al gol lungo una diagonale
dall’out al centro. I cross portano addosso i suoi lineamenti:
sempre tesi, sempre aggressivi, mai provvisti di mollezza.
Le caviglie di Zigoni debbono essere di avorio: piglia su, fa una
smorfia, batte
ricomincia sussurrando
bestemmie come ave marie. Le cosce sono di chi esprime grosso
calibro, le spalle da scaricasacchi. Il “vivere con rabbia” che gli
galleggia dentro viene fuori con un gioco che è una provocazione.
Zigoni ha pressoché cessato di fare l’attaccabrighe con l’arbitro ma
rimarrà fino alla pensione un attaccabrighe del gol. Il suo
consigliere privato è Franzot che, da friulano tutto d’un pezzo, gli
passa almeno piccole dosi di buonsenso.

la prossima estate passare attraverso

tacco sull’erba e

il

Paolo Rossi di Prato non ha le stesse spalle, né le stesse cosce,
né la stessa barricadera elevazione. Rossi vive sull’agilità e sulle
movenze; il suo scatto non sdrena il campo ma lo sorvola. Il piede
sinistro gli serve più che mai di appoggio mentre ha assicurato con
polizza il destro, buono per dribblare e per battere a rete o in
cross.
Non ha vero stacco di testa e a volte riesce a supplire alla lacuna
per meri riflessi e fiuto d’area. Gli servirebbero, sotto gli occhi di un
Costagliola, quei balzi in su da una sedia che attivano i muscoli
corti del corpo e che sono il durissimo pane quotidiano dei saltatori
in alto: un Del Forno ne sa eseguire anche 50 in una giornata.
Nel Vicenza, Rossi gioca molto più isolato di uno Zigoni del
Verona: domenica scorsa a Varese ha avuto a disposizione due
soli palloni e ha fatto un gol al volo, come dire che ha trasformato il
50% dei servizi passabili. Nei giorni scorsi l’allenatore Fabbri
aveva lasciato intendere che il giocatore era quasi groggy e
intenzionato a restare volontariamente in panchina. In realtà, Rossi
non disse una sillaba al suo tecnico: “Che fossi un po’ stanco –
confida Rossi – è vero, ma mi sono meravigliato che il mister
pensasse a un mio forfait”. La stanchezza di Rossi era la
stanchezza di solitudine tattica, la troppa fatica per restare match-
winner. “A Varese – aggiunge – abbiamo giocato più distesi del
solito, più liberi”.
Zigoni & Rossi, il vecchio e il giovane, io li vorrei vedere in coppia,
con Zigoni che serve da sinistra per il destro di Rossi e viceversa.
Sono queste le stuzzicanti curiosità del football che rimangono
sempre nel cassetto. Come i sogni del film di Castellani.