1976 luglio 28 Mennea sputa fiele. Inizia l’Olimpiade privata di Perri

1976 luglio 28 – Mennea sputa fiele. Inizia l’Olimpiade privata di Perri

Nella storia dello sport olimpico, soltanto quattro atleti sono riusciti a bissare una medaglia a
distanza quattro anni. Metcalfe e Borzov nei 100, Baker e Stanfield nei 200; tre americani e un
sovietico, Quanto agli italiani, soltanto Berrutti riuscì a ripetersi ad alto livello, con un primo posto
e un quinto.

Il bronzo di Mennea a Monaco e il quarto posto a Montreal sono dunque un risultato di grande
respiro anche se il Pietro di Barletta ha involontariamente fatto di tutto per svalutarlo accusando la
stampa di non averlo lasciato tranquillo. Mennea era nell’atteggiamento di giustificare un
insuccesso piuttosto che di ratificare un Exploit.

Mennea è figlio integrale del profondo Sud e ha sempre interpretato lo sport come riscatto personale
e di ambiente.” Non mi piace mai perdere”, ha ripetuto mentre uscivamo dalla stanza
dell’antidoping. Non piace a lui e non piace nemmeno al mondo che lo circonda, un habitat
culturalmente più propenso al mito personale che al disincanto delle legge dell’atletica.

Nato povero, Mennea ha visto nello sport il solo mezzo per non soffrire tanto da bussare a lire
anche nei momenti sbagliati, al limite del ricatto come due anni fa alla vigilia degli europei di
Roma. Ma ad aiutarlo a sbagliare per carenza di stile è stato anche il continuo rinfacciargli tutto
quanto Mennea riusciva ad ottenere senza essere naturalmente il solo: il canoista Perri non se l’è
forse presa a morte con la Federazione, dopo aver scoperto che anche Dionisi riusciva a mettere in
banca dieci milioni all’anno?

Atleta che si porta dentro le turbe della vita, Mennea vive da sei anni nella durata gabbia di Formia,
carico di allenamenti di ambizioni ,di responsabilità e di debolezze:” Sono un professionista”, ripete
più volte in mezz’ora nel sottosuolo dello stadio, a non in più di 50 metri dalla fiaccola.

Proprio a questa professionalità è scocciato assai, prima di Montreal, il sospetto di qualcuno che la
crisi dell’atleta nascesse dall’uso dei famigerati anabolizzanti e che una sua rinuncia (“ Non vado
all’olimpiade” aveva detto a Udine) fosse stata definita” tradimento”.

Mennea è il suo preparatore Vittori non sono degli smemorati: entrambi sanno benissimo che il
disagio di Mennea è ampiamente precedente a quel sospetto e a quella definizione. Lo sanno tanto
bene che lo sprinter dovette saltare per calo di forma più di un appuntamento, come Italia -Polonia.
Sanno inoltre che, con unanimità perfino inconsueta, i giornali dissero:” Qualunque sia il risultato
che farai, vai a Montreal e in bocca al lupo”

L’attacco di Mennea e di Vittori è a questo punto esagerato, vagamente isterico e contribuisce alla
perdita di simpatia già registrata dal campione nella opinione pubblica. E’ l’esagerazione di chi ha
chiesto a se stesso più di quanto non gli chiedessero gli altri: è il modo di chi sblocca in un attimo di
protesta tutte le ombre di campione uscito dal nulla.

Nonostante la mancanza di misura, Mennea va capito e soprattutto aiutato a capire se stesso. Dopo
quattro medaglie d’oro e una d’argento, il nuotatore americano John Naber era legittimamente
affaticato ma non ha voluto evitare la noia della conferenza stampa:” Penso di avere degli obblighi
con i giornalisti” ha dichiarato lasciandosi puoi pazientemente sommergere di domande. I casi sono
due: o Naber o la stampa americana sono diversi. Forse, ad essere diversi sono entrambi; siamo noi
tutti, Pietro Mennea compreso, ad essere di un altro mondo. Se migliore o peggiore è un discorso
che non finirebbe mai.

Giuseppe Martinelli, argento di ciclismo su strada, è con il saltatore in alto Fortini uno dei più
silenziosi atleti della squadra italiana. Ha fatto il secondo posto per la squalifica del tedesco Thaler
(mondiale di ciclocross) zigzagante in sprint: scorrettezza tanto plateale che la giuria ha deciso di
ufficio non su presentazione di un reclam? Ora Martinelli ha scoperto la parola:” Al mondiale di
due anni fa, quello vinto da Merchx, ero arrivato ventiquattresimo auna quarantina di secondi. È un
percorso che conoscevo bene, duro sulla rampa di Mont Royal, dove ho dovuto usare un 42 per 21
di rapporto”. Il ventunenne bergamasco passerà prestissimo al professionismo:” devo sfruttare
questa medaglia” sorride. Al 90 per cento la sua destinazione sarà la Scic.

Oreste Perri, il” marine” di Cremona, sta per cominciare la sua olimpiade con il kayak bi-campione
del mondo e 12 volte campione d’Italia. Perri è allegro e ben preparato anche se soffre la nostalgia
delle bistecche ai ferri cucinategli a quintali da nonna Carolina. In ferri uomo- d’oro crede
soprattutto il suo allenatore, Adriano Amigoni, veterinario con la passione dei cani, che a Canale di
Po segue le palate di Perri sui 500 e 1000 metri viaggiando lungo l’argine a bordo di un camioncino
bianco.

Due friulani sono partite stasera per l’Italia: la saltatrice Bulfoni e il discobolo Simeon, giunto alla
Olimpiade in precarie condizioni fisiche. Intanto sta per iniziare la 48 ore di spada alla quale
parteciperà Fabio Dal Zotto in sostituzione dell’infortunato Calatroni. Dicono gli esperti:” Se nel
fioretto, dove esistono regole più precise, Dal Zotto ha fatto quello che ha fatto, figuriamoci nella
spada dove c’è maggior libertà d’azione. Sarà tutto da vedere, un divertimento”. I francesi scuotono
la testa e, come il fiorettista Janne, commentano così le stoccate meno convenzionali del veneziano:
“Il est jou!” è matto. Un matto d’oro.