1976 luglio 27 Sfugge a Mennea il bronzo nei 200

1976 luglio 27 – Sfugge a Mennea il bronzo nei 200

Sara Simeoni si è qualificata per la finale di mercoledì. Donatella Bulfoni no. La misura da saltare
era 1 e 80. La progressione della veronese è stata 1 e 70, 1 e 75, 1 e 78, 1 e 80, sempre ottenuti al
primo salto. La friulana ha superato agevolmente l’1e 70 e l’1 e 75 ma s’è fatta eliminare con tre
nulli sull’1 e 78.

Il cielo era coperto, la temperatura rigida per luglio, Sara era tranquilla, gli occhi distesi dal sonno;
Donatella era nervosa e cercava di sciogliersi con continui saltarelli ai bordi della pista.

Nel giro di mezz’ora, per la Simeoni era tutto a posto e la saltatrice saliva in tribuna stampa a
cercare un paio di sigarette non ho capito bene per chi. Si è seduta, ha guardato e tirato le somme
dopo alcune clamorose eliminazioni come quelle della tedesca occidentale Mayfarth, oro a Monaco
con 1 e 92, della tedesca orientale Kirst, una delle poche che praticano ancora il ventrale e della
canadese Brill, tre nulli a 1 e 75.

Meglio così per la Simeoni “ anche se -aggiunge insaziabile- resta sempre la Ackerman!”. La
ventiquattrenne Rosemary, nata Witschas e sposata aAckerman ,primatista mondiale con 1 e 95, ha
commesso un nullo sull’1 e 80 ma ha dato la spinta giusta al secondo tentativo restando la favorita
per l’oro.

-Come spiega certe eliminazioni? ho chiesto a Sara-

Intanto non siamo abituate a saltare al mattino, così presto ( dalle 10 in poi n.d.r.), e poi le
qualificazioni sono sempre una cosa strana: magari la misura ce l’hai abbondantemente nelle gambe
però l’obbligo di doverla fare a tutti i costi mette addosso un qualcosa di ansioso. La rincorsa della
Mayfarth mi è sembrata oltretutto lentina”.

Mentre la Simeoni spiega, tocca alla Bulfoni l’ultimo tentativo per qualificarsi dopo 2 nulli dei quali
il primo vistoso e il secondo di strettissima misura con il polpaccio della gamba sinistra che sfiora e
scuote in caduta l’asticella.

Sotto gli occhi di Primo Nebiolo, giudice in giacca rosso schocking, Donatella non prende slancio
nemmeno al terzo salto. È troppo lenta, osserva qualcuno. E la Simeoni:” No, non è questo il punto,
la Bulfoni salta sempre così”,cioè con un falcata larga per arrivare allo stacco di potenz, quella che
hai Jesolo le era valso un 1,85 e il passaporto per Montreal”.

Uscita di gara, Donatella ha abbassato il capo; i capelli biondi le coprivano lo sguardo malinconico
e deluso.Ha infilato una maglietta acquistata al villaggio ed è ritornata a sedersi su una panca, per
guardare e imparare. Ha soltanto 16 anni e, nonostante la finale mancata, il suo viaggio non sarà
stato tecnicamente inutile.

Dopo che Buttari e il mantovano Ronconi si sono qualificati per la semifinale dei 110 ostacoli, le
batterie del 400 hanno riportato in pista “Albertone” Juantorena che sulla distanza detiene il primato
stagionale con 44’70’’.

Cubano di Santiago, 24 anni, Juantorena è alto un metro e 88 per 84 chili, ha gambe portentose che
hanno schiantato con la partenza- razzo anche un Wohlhuter per non dire dell’italiano di Fiume,
Luciano Susanj appena 20 giorni fa congedato dal servizio militare e non perfettamente a punto.

Capelli all’africana un pò come il sor Pampurio del vecchio” Corriere dei Piccoli”, Juantorena sarà
certamente protagonista anche nelle semifinali di mercoledì e nel finale di giovedì. Se vincerà

ancora solleverà le lunghe braccia al cielo e, giù nello spogliatoio, ripeterà il gesto del dopo- 800: il
pugno sinistro chiuso e la dedica” es una medalla por Fidel”.

Fidel Castro naturalmente che, con i suoi atleti, comincia a prendersi parecchie soddisfazioni di
significato fortemente” politico” Ad ogni camera dei cubani, al villaggio olimpico, sta appeso un
cartello bianco con scritto in rosso:” Partecipa all’ Olimpiade- dice- con lo stesso spirito del Cuartel
Moncada”, luogo sacro della rivoluzione castrista da dove partì l’offensiva contro Battista.

Nel pomeriggio sotto gli occhi di un Jessy Owens perennemente giovane e da ieri in tribuna, è stata
la volta di Pietro Mennea sui 200.

Il nostro sprinter arriva al momento della verità dopo un lungo periodo di incertezze e di polemiche.
Accusato di dovere i suoi guai a cure ormonali a base dei discorsi steroidi ,accusato anche di
giocare troppo al rialzo con la Federazione( prende otto milioni all’anno dalla sua società, uno
stipendio di 400 mila mensili più vitto e alloggio a Formia dalla Federazione, infine ingaggi di
anche un milione a meeting). Mennea ha opposto in questi giorni tutta una serie di “no comment” a
chi voleva approfondire il suo recupero ma non è riuscito a nascondere il tono sostenuto dei suoi
allenamenti e la buona ripresa psico -fisica.

In semifinale, mentre il giavellotto dell’ ungherese Nemeth volava verso il mondiale di 94,58!,
Mennea si è trovato assieme a Crawford ed ha vinto con forte decontrazione in 20.68, passando alla
finale assieme all’americano Hampton, a Crawford e giamaicano Bradford, quest’ultimo con un
21.09 tutt’altro che esaltante per una semifinale olimpica.

Il grande assente dei duecento è lo studente di Kiev, pigliatutto nei cento e duecento a Monaco,
Valery Borzov: non si è presentato né ieri né ovviamente oggi e, mentre scrivo, si mormora che sia
scomparso dal villaggio per chiedere asilo politico.

In questa atmosfera di suspense, si corre la seconda semifinale. Anche qui, in estrema scioltezza,
passano il giamaicano Quarrie, autore di una fulminea accelerazione, l’ americano Evans, il
brasiliano Da Silva e, al fotofinisch il polacco Grzejsnczak.

Dopo una pausa di due ore, Mennea si stende ai blocchi per la finale.

La partenza di Quarrie è mostruosa un vero jet, mentre dopo una sessantina di metri salta Crawford,
probabilmente per uno stiramento alla gamba: in questo momento aumentano le chance di Mennea
che, qualche attimo prima del via, aveva mostrato segni di forte tensione. La curva dello sprinter
azzurro è molto buona ma, in uscita comincia la lunga progressione dell’americano Evans in settima
corsia quasi dall’altra parte di Mennea.

Mentre per l’oro e l’argento non ci sono più dubbi, resiste fino agli ultimissimi metri l’incertezza
per il bronzo: lo conquista il negro americano per un soffio. Mennea è quarto. Era stato terzo
quattro anni fa a Monaco. Non è poi un brutto risultato ma, visto l’incidente a Crawford, si legge la
delusione nel volto dello sprinter di Barletta.

Duramente polemiche nei confronti della stampa specializzata le dichiarazioni di Mennea giù nel
sottopassaggio, il fiatone ancora grosso subito dopo la gara”: Quarrie- ha detto- è talmente informa
che era fuori della portata di tutti. Ma, in fondo, ha vinto in 20’’ e 24 mentre io agli assoluti di
Torino avevo fatto 20’’ e 23. Quello che mi è mancato nei giorni precedenti alla partenza per il
Canada, è la tranquillità psicologica. Ne hanno scritte di tutti i colori, anche che mi curavo con gli
anabolizzanti! Persino qui a Montreal qualcuno ha cercato di non lasciarmi in pace. Tutto il mio

problema è stato sempre questo”. Con tono altrettanto concitato, le stesse tesi sono state espresse
dall’allenatore Vittori.