1976 luglio 26 Altre due medaglie per i fiorettisti azzurri

1976 luglio 26 – Altre due medaglie per i fiorettisti azzurri

Il fioretto italiano non finisci di stupire: dopo loro di Dal Zotto e l’argento della Collino, la squadra
maschile è entrata con la Germania Ovest in finale per il primo e il secondo posto! Cinque givani di
25 anni d’età media hanno pareggiato in semifinale con la Francia. 8 assalti ad 8, ma hanno vinto
per 2 stoccate in più, 61 a 59.

Il veneziano Fabio Dal Zotto ha perso un incontro su quattro, quello con il francese Talvard sua
bestia nera, l’unico ad averlo già battuto nella finale individuale. Per il resto, ha divertito con la sua
scherma poco ortodossa, con trovate che sprigionano estro da tutti gli angoli della lama. Più di una
volta ha puntato il fioretto tenendolo ritto e teso all’altezza della testa e affrondandolo dall’alto in
basso con movenza che ricreava, sia pure ingentilito, il colpo di” espada” al momento della verità in
una delle innumerevoli “plaza de toros “di Spagna.

Con Carlo Montano vincente una sola volta e con Battista Coletti, la rivelazione è venuta soprattutto
da un bresciano residente ad Abano e impiegato, come il trevigiano Coletti, nell’azienda del
presidente del Petrarca di Padova, Attilio Calatroni, statura media molto magro, considerato fino a
poco tempo fa il punto debole della squadra e invece affinatosi molto alla scuola di Ryszard Zub.

Calatroni ha vinto tutti e quattroi suoi incontri tanto che alla fine, servivano soltanto un paio di
stoccate in più per liquidare i francesi: a ciò pensava Simoncelli, il più anziano e dunque in più
saldo di nervi, chiamato dai tecnici a sostituire Coletti nell’ultimo dei 16 assalti. In tribuna le mogli
di Calatroni e Coletti, sorridevano felici mentre il presidente Nostini, sempre roso dalla guerra santa
con O,nesti ringhiava:” e poi vengono a prendersela con la Federazione di scherma!”.

Il fioretto è una raffinata invenzione dell’esprit francese ma trova oggi negli italiani
l’interpretazione più carica d’invenzione. Mentre Guarducci squarcia la piscina e mentre il gigante
cubano Juntorena afferma l’eredita diFlasconaro nel mezzofondo, 5 giovani urlano e tirano in
pedana che riproducono una traduzione di tornei e cavalleria, di corti e di noblesse.

La finale con la Germania ha premiato un amore sepolto prima che uno sport moderno.