1976 luglio 24 In finale soltanto Baran-Venier

1976 luglio 24 – In finale soltanto Baran – Venier

Eliminati nelle semifinali del singolo, del doppio, del quattro con e del 4 senza, l’unico equipaggio
italiano presente in una finale di canottaggio sarà quello del due con di Baran-Venier- Venturini:
capovoga e timoniere sono trevigiani del Dopolavoro ferroviario, Venier è di ascendenza veneto-
friulana.

“Vorrei chiudere la mia carriera con la finale di Montreal” mi aveva detto Baran mentre volavamo
sullo stesso aereo. Il desiderio è stato esaudito anche se il suo è stato quasi un arrivo da fotofinisch:
dietro bulgari e sovietici ,l’equipaggio italiano si è qualificato superando i francesi di soli 9 decimi
di secondo, più o meno una mezza barca.

Il nostro “due con” era partito male e si è trovato subito in quinta posizione. Tanto per cambiare,
tirava un bel vento ma fortunatamente non quel vento di traverso tanto temuto da Baran. Era anzi un
vento molto a favore, capace di abbassare di una quindicina di secondi tempi di un quattro con e di
una decina quelli di un due con.

Anche per questo già ai 1500 metri la nostra imbarcazione ha cominciato a risalire al quarto posto.
Più leggero di almeno sette-otto chili sulla media di tutti gli altri canottieri, Baran ha da quel
momento sfruttato al meglio l’agilità sua e di Venier, quest’ultimo ritenuto meno possente di
Rossetto e invece più vicino al Sambo di un tempo.

Dai mille metri il duello è stato tutto tra italiani e francesi: obiettivo il terzo posto, cioè
l’ammissione alla finale di domenica. Affiancatisì ai francesi Baran- Venir- Venturini hanno tirato
un lungo sprint, prua a prua con gli avversari per almeno trecento metri. Il serrate è stato molto
avvincente, con Baran che trasmetteva al remo tutto il suo orgoglio di campione olimpionico( oro
nel ‘68 assieme a Sambo- Cipolla) e con Venier che di sghembo controllava i francesi.

Tra gli elementi delle altre specialità, il doppio( due vogatori, quattro remi) di Ragazzi- Ferrini,
piazzatosì soltanto quinto. La formazione di questo equipaggio ha nel passato suscitato perplessità:
qualcuno suggeriva di impiegare Ragazzi nel singolo e di comporre un doppio con Biondi- Ferrini,
due livornesi più affiatati.

Tecnicamente parlando il doppio Ragazzi- Ferrini è stato definito” asimmetrico” per la differenza di
allungo nel vogare dei due. E’ quasi finita l’olimpiade di Umberto Ragazzi di Murano deluso del
quinto posto come ha fatto intendere sbattendo un pugno in acqua subito dopo il traguardo.

La stessa semifinale del doppio ha mostrato quel piccolo capolavoro che è l’equipaggio norvegese
dei fratelli Hansen, definito un “direttissimo” dal Ct del canottaggio azzurro, il milanese Mercanti.
Gli Hansen sono un meccanismo perfetto di sincronia; la barca scivola via senza quei rallentamenti
che in gergo vengono chiamati” a coniglio”.

Favolosi! ha gridato un collega in tribuna al loro indirizzo, mentre all’orizzonte appariva la Cadillac
della regina Elisabetta e di Filippo. Sullo sfondo di una immensa sfera di acciaio, sorta di
avveniristica voliera costruita dagli Usa per l’Expo del ’67, stava per chiudersi il penultimo atto del
canottaggio.