1975 febbraio 20 Anima paesana e tecnica

1975 febbraio 20 – Anima paesana e tecnica

All’estero sono precoci, corrono già. Da noi i professionisti
cominciano oggi, seriamente. Domenica tocca ai dilettanti. Il
ciclismo esce dal letargo e si ripropone con i suoi compatti,
fittissimi calendari.
Servono sempre più lire per tenere in piedi le società. Occorre
sempre più efficienza e sempre meno goliardia per organizzare
corse. Ma il ciclismo è lì, resistente, ancora fenomeno di massa,
ancora capace di entrare sui teleschermi e nei titoli dei giornali,
dunque ancora capace d’essere un affare, una
ragione
d’abbinamento.
La nostra età del petrolio, dei petrodollari, dell’auto, della moto, del
rally, del go-kart. Momo, partner di Laura Antonelli in “Malizia”, è
morto pilotando una maximoto made
in Japan: struggente
emblema del vivere sui cilindri.
Per questo affare, per quanto pubblicità, il ciclismo resta silenzio,
fruscio di tubolari, sudore, sellini tormentosi, schiene curve peggio
che sulla falce a mietere. E’ questo ciclismo che miracolosamente
sopravvive in un’età che non gli appartiene, un’età che si sente in
crisi di valori anche per aver
tubo di
scappamento: non a caso continua ad essere ancora contadino il
grande serbatoio del ciclismo, la campagna, la periferia, la
provincia.
Eppure, il ciclismo è riuscito a sottrarsi al destino di fossile proprio
perché ha saputo saldare la sua anima paesana con la tecnica.
Dalla
logistica all’alimentazione, dall’allenamento al vestire,
dall’assistenza alla bicicletta, il ciclismo ha pianificato, progredito
come e più di certi sport moderni.
Mezzo secolo fa, verso Croce d’Aune, tra neve, forature e fame,
Tullio Campagnolo s’adirò a tal punto da porsi quasi come una
questione d’onore l’invenzione del cambio. Oggi, non c’è più
leggenda; l’individualismo scolora nel lavoro di gruppo: Merckx o
l’ultimo dei pedalatori sono legati agli stessi telai, allo stesso
progresso, allo stesso collettivo.
Il ciclismo ha subìto una rivoluzione e l’ha sorprendentemente
vinta. Lo dimostra ogni anno.

troppo puntato sul