1969 marzo 29 Tedeschi sconosciuti e tattica nuova ma abbiamo una squadra per vincere

1969 marzo 29 (Il Gazzettino)

Tedeschi sconosciuti e tattica nuova ma abbiamo una squadra per vincere

Determinanti per il risultato saranno Mazzola e Bertini – Prevedibile forcing iniziale dei
padroni di casa – Valcareggi punta al primo

(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE)
Berlino, 28 marzo
Per non rovinare il campo ancora pesante, Valcareggi non ha allenato la squadra allo stadio
(« Walter Ulbricht », tanto per cambiare). Ha scelto un prato sconnesso, di fango nero, davanti
all’hotel Sport. Ci siamo arrivati dopo aver attraversato in pullman tutta Berlino Est: una città che
sembra uscita ieri dalla guerra. Una chiesa sventrata, case-colabrodo accanto al palazzo di dieci
piani, ancora fresco di vernice. Poco prima dell’hotel Sport, una collina enorme, « fatta di
macerie », spiega la interprete, testimonia la violenza nibelungica di 24 anni fa.

Freddo umido, da spezzare le ossa. L’unico che si diverte è Bertini. Il ct ha piazzato difensori
contro attaccanti: Bertini sta tra i primi, ma gioca sempre da… centravanti: urla, strepita, tira bordate
violente verso Cudicini. Sembra ci sia soltanto lui in campo, tanto che ad un certo punto il Valca
perde la calma (!) e gli propina un cicchetto: « Passala sta palla! ». « Ma ho fatto quasi gol! »,
ribatte Bertini.

Domani sarà lui, il mediano, uno degli uomini-partita. Diceva stamattina un autorevole collega:
« E’ la prima volta in vita mia che non so nulla degli avversari! ». Una difficoltà avvertita da tutto il
clan azzurro. Le occasioni per vedere seriamente impegnata la Germania Est sono state poche e il ct
Seeger ha fatto bunker totale. Incertezza tattica. A Sofia, i tedeschi attaccarono, andarono anche in
vantaggio due volte in contropiede. Se attaccano a Sofia, figuriamoci a Berlino! E’ probabile quindi
un forcing atletico: nel girone con Italia e Galles sono partiti come outsiders; sanno che, per avere
una chance, anche minima, devono vincere in casa.

L’Italia non ha Rosato ma Bertini, non Domenghini ma Sandro Mazzola. In teoria, abbiamo una
squadra che non sa fare il catenaccio. E l’esperienza di Cardiff contro il Galles, come quella del
Milan a Glasgow, dimostrano invece che l’unica tattica che gli italiani hanno nel sangue è proprio il
catenaccio. Che succederà allora? Valcareggi ha mostrato una faccia color merlot quando ha sentito
che sono in molti a considerare i tedeschi-est degli onesti « operai della palla». Il Valca ha tirato
fuori almeno quattro nomi (li abbiamo riferiti ieri) che, secondo lui, potrebbero tranquillamente
trovare un posto in squadra tra le nostre grandi. Fossimo nel ct, non perderemmo però tempo a
sprecare dialettica sugli avversari. Le ultimissime ore le dedicheremmo proprio a Bertini e Mazzola,
i due giocatori tattici del match.

Abbiamo una formazione che sembra fatta su misura per fare giuoco, quindi per tentare di
imporlo, anziché subirlo. Ma siamo scettici. Non basta una certa formazione per dettare il giuoco.
Occorre soprattutto la mentalità e questa la possediamo? E’ molto più probabile perciò che l’Italia
sia costretta a contrare il forcing tedesco con una formazione che questa volta non si può definire
assolutamente difensivista.

Mazzola, per quanto possa arretrare e costruire, rimane sempre un uomo di punta, un giuocatore
che conserva intatto il gusto del gol e del triangolo d’attacco. Potrà magari giuocare « alla
Domenghini », ma non potrà, mai funzionare da facchino di centrocampo. Sarà sempre Mazzola,
non potrà assomigliare che a se stesso. E del resto anche come propensione personale, Mazzola non

ci pensa nemmeno a fare la mezzala, per ora. Lo tenterà — come lui stesso ci ha confessato — fra
due o tre anni, e allora non avrà più la ossessione, il problema che sente nella Nazionale e
soprattutto nell’Inter: quello di avere una spalla vera, una punta-paracarro per sfondare al centro. Un
Cappellini, insomma, che per Sandrino resta sempre il « collaboratore » più valido che abbia avuto
dagli inizi della sua carriera.

Contro i tedeschi la prospettiva di Mazzola si sposta. Né Riva, né Prati, sono… spalle! Anzi, i
goleador sono proprio loro. In tutti i sensi: è per esempio già stabilito che i rigori eventuali li calcerà
Riva e le punizioni in zona-gol Riva o Prati. L’importante è che Mazzola riesca, da giuocatore
intelligente qual è, a realizzare un ruolo difficile e soprattutto altruista: rilanciare lungo, da mezzala
di ruolo, sui contropiede; ritornare magari al dribbling quando l’Italia riuscirà ad imporre le
operazioni. Potrebbe uscirne così il Mazzola risolutore. Un gioco nuovo per lui, anche se ebbe gli
stessi compiti anni fa in una Nazionale olimpica di Fabbri contro la Turchia.

E’ curioso che il destino tattico del match sia legato proprio a Mazzola-Bertini, due punti fissi di
un’Inter che per tutto il campionato ha inventato giuoco d’attacco, qualche volta spettacolare, ma
quasi sempre caotico. Bertini, con due stilisti come Rivera e Mazzola davanti a sé, non può
permettersi il lusso di credere che la nazionale sia l’Inter. Bertini non vale Rosato come difensore,
ma se rispetterà le distanze con Salvadore e Burgnich potrebbe cavarsela discretamente in
copertura, sfruttando i suoi favolosi polmoni centrocampo. Già una volta (in Coppa Europa a Sofia)
rischiò di giuocarsi, per anarchia, il destino azzurro: il precedente gli sarà servito a qualcosa, no?

« A noi basta un pareggio —ha osservato Valcareggi — ma anche se perdessimo avremmo
sempre sessanta probabilità su cento di vincere il nostro girone e di qualificarci per i mondiali
settanta. Il colpo grosso lo abbiamo già fatto, vincendo a Cardiff ».

Sì, d’accordo, ma perché si possa parlare seriamente dei… mondiali, al di là della stretta
qualificazione, almeno un pareggio a Berlino ci pare obbligatorio. E’ infatti un match che vale
molto per il risultato, ma anche per controlli importanti. 1. Un Bertini intelligente sarà il mediano di
sempre; 2. il battesimo vero della coppia Riva-Prati (Città del Messico non fa testo) può diventare
l’avvenimento tecnicamente più importante del calcio italiano. Noi ci siamo sempre battuti perché
ciò accadesse subito: si sarebbe potuto arrivare a questa partita con un po’ di amalgama in più. E’
già interessante comunque che si sia usciti dalla spirale dei soliti luoghi comuni: le due punte sì, le
tre no, le due e mezza ni.

All’ allenamento, abbiamo visto un Riva di cattivo umore e un Prati che calciava con precisione e
potenza strabilianti. Rivera, toccando pochi palloni senza voglia, ha deluso i pochi ragazzini che lo
osservavano. Ad un certo punto si era diffusa la notizia che Cudicini avrebbe sostituito Zoff. Era
una balla, ma, sia durante la mini-partita, sia durante il training particolare per i portieri, ci è parso
che Cudicini ora sia superiore a tutti, Zoff compreso.

L’ultimo ad uscire dal fango è stato Valcareggi. Ha annunciato la formazione che tutti sapevamo.
Lo stesso Mandelli, questa mattina ci diceva: « La abbiamo decisa dieci giorni fa: solo un infortunio
poteva cambiarla ». Il Valca, dal momento che parla pochissimo e soprattutto quando gli altri hanno
già rivelato tutto, subisce spesso la figura del Ct da quattro soldi, che non comanda nulla. Siamo
onesti: se oggi la nazionale non respira più il clima polemico imposto prima da Fabbri e, per
reazione, da Herrera, il merito è del signor Ferruccio Valcareggi che, anche quando potrebbe, non
concede nulla alla platea giornalistica. Il Valca è un uomo di gomma: gli affondi un pugno e,
appena lo ritrai, è tutto come prima. Sa non parlare, non raccogliere le provocazioni. Questo, dati i
precedenti, è un merito.

E i tedeschi? La formazione si sa. Un interrogativo: giuocherà libero il vecchio capitano
Urbanczyk (che ha subito alle gambe più operazioni di Castano) o Bransch, terzino, ma ex
cannoniere? Frenzel è un discreto goleador; osservati speciali dovranno essere le sprintanti ali
Loewe e Vogel (i due cognomi, tradotti, significano Leone e Uccello). Vogel, fra l’altro, sta
vincendo il titolo di calciatore dell’anno. Il terzino destro Fraessdorf sa attaccare. Valcareggi li ha
visti quasi tutti giuocare a Sofia. Gli basterà? Domani, allo stadio Walter Ulbricht (sessantamila
post esauriti da un pezzo), non ci giuochiamo una amichevole… d’alta quota, ma una fetta

dell’ammissione ai mondiali.