1969 maggio 4 Helmut Johannsen allenerà la Juve Don Revie a Torino

1969 maggio 4 (Il Gazzettino)

Helmut Johannsen allenerà la Juve Don Revie a Torino

Il primo è tedesco e viene dall’Eintracht B., il secondo è inglese e allena il Leeds – Il
sindacalismo dei prof ha ragione di esistere

Ieri, al Telegiornale delle 13,30, lo speaker annunciò: « E’ in corso a Roma la riunione del Consiglio
federale che dovrà accogliere o respingere la proposta fatta dalla Lega calcio per l’apertura delle
frontiere ai direttori tecnici stranieri. Non si sa ancora nulla, ma l’impressione è che la proposta
verrà respinta ». Invece no; il Consiglio federale non solo ha accolto la tesi della Lega, ma l’ha
addirittura scavalcata, ammettendo la importazione di « allenatori ». Nel comunicato cioè, il
termine restrittivo di direttori tecnici non appare nemmeno. L’importazione è sottoposta ad alcune
« condizioni », ma abbiamo la netta sensazione che si tratti di formalità.

La gaffe televisiva testimonia quanto inattesa fosse in certi ambienti (autarchia o morte) la scelta
della « liberalizzazione », sia pure vigilata. Troviamo importante questa sterzata controcorrente del
Governo Franchi non tanto perchè abbiamo assoluto bisogno di allenatori stranieri, ma perchè viene
rotto il principio che il calcio italiano debba poter contare su protezionismi vecchi come la muffa.
Noi anzi continueremo a lottare perchè la apertura delle frontiere divenga « totale »; perchè
coinvolga cioè il settore-giocatori, tasto molto più importante e decisivo di quello riguardante le
panchine.

Il Consiglio federale, perchè il tesseramento di un tecnico straniero possa venire autorizzato,
richiede: 1) che si tratti di un allenatore « capace », « abile » ed « esperto »; 2) che la società
italiana richiedente abbia « capacità economica ». Non è un mistero che la battaglia per la riapertura
è stata condotta da Torino e Juventus, non disposte (ma gli « autarchici » fingono di non capire) a
subire le richieste economiche pazzesche dei professionisti. Dunque, proprio Torino e Juventus
applicheranno immediatamente la riforma-Franchi: crediamo infatti che le trattative
« condizionate » di questi giorni si concluderanno subito. Con 99 probabilità su 100, l’inglese Don
Revie (il più in auge dei tecnici britannici, con Alf Ramsey) passerà dal Leeds al Torino; il tedesco
Helmut Johannsen (amburghese di 49 anni) passerà dall’Eintracht di Braunschweig alla Juve.

Pedigree tecnico a parte (una iniezione anglosassone nel campionato), raccontiamo un episodio
autentico per spiegare la battaglia condotta soprattutto dalla Juve. Dopo il divorzio con Heriberto,
uno dei candidati alla panchina bianconera fu Carmelo Di Bella, ottimo trainer del Palermo e fino
ad oggi « specialista siciliano ». Di Bella, interpellato, sparò tranquillo la sua richiesta: 80 milioni
per una stagione! Non si poteva più andare avanti cosi, con i vecchi cliché. Occorreva il calmiere. Il
Consiglio federale ha capito.

E’ tempo di rompere con le frasi fatte, con la mentalità del villaggio. Il calcio è fenomeno che

« sposta » centinaia di miliardi: ha bisogno di « tecnici » non di « sentimentali ». La massiccia
minaccia di sciopero dei calciatori testimonia d’un malessere, di un abito (regolamentare) che si è
fatto tremendamente stretto. O lo si butta via o lo si allarga: sennò si lacererà. L’argomento va
approfondito, ma ci pare che una cosa si possa dire subito: il « sindacalismo dei professionisti di
calcio » ha ragione d’esistere. Non è vero che tutti i giocatori sono dei nababbi; non è vero che la
professione di calciatore è tutta d’oro. Il Sindacato sta forse commettendo errori di « forma » (è
appena sorto, no?), ma un sacco di regolamenti sono nati errati: è giusto tentare di cancellarli. E i
giocatori del Napoli non hanno ancora ricevuto gli assegni di marzo: è giusto che si ribellino. Sennò

non sarebbero dei professionisti. La verità? Quando comoda si parla di Spa organizzata; e quando
non comoda, si rifà la lacrima per il dilettantismo.