1969 giugno 7 Per gli organizzatori è soltanto il Giro più sfortunato

1969 giugno 7 (Il Gazzettino)

Per gli organizzatori è soltanto il Giro più sfortunato

Antidoping e gradualità delle pene – Merckx: 25 o 30 milioni in fumo – Motivi extra sportivi
hanno limitato la partecipazione del pubblico – La verità sul « tappone » salato

(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE)
Cavalese, 6 giugno
Il 13 maggio 1909 partiva il primo Giro d’Italia. Leggiamo le cronache: « I 127 baldi giovanotti,
taluni con fieri mustacchi, lanciati alla conquista di un esaltante lauro su 2.500 km. di strade in
buona parte impervie, si presentarono alla punzonatura nell’alberguccio di piazzale Loreto a Milano,
in camicia, sfoggiando bretelle e calzoni di fustagno. Portavano seco l’armamentario da corsa: la
bicicletta con i parafanghi, il campanello e il famano, i palmers di scorta, la pinza, le viti, il fil di
ferro e il cacciavite ». Di questo pionieristico armamentario è rimasta soltanto la bicicletta. Dopo 60
anni, dopo 52 giri (vuoti bellici), è tempo di ciclismo « nuova frontiera »; Tv, contestazione, urine
al microscopio, elicottero, inchieste, diete parascientifiche, tubolari di seta, leghe leggere,
sindacalismo e denaro.

Che cos’è un giro per chi lo organizza? Quali sono i problemi di un organizzatore? Che senso
hanno per l’organizzatore gli episodi del giro numero 52, una corsa « nuova frontiera »? L’ho
chiesto non tanto a Vincenzo Torrioni, che è il « patron » pagato per inventare ogni anno un
percorso e manovrare l’elefantiaca macchina del giro, ma a Gualtiero Zanetti, dal 1961 direttore
responsabile della Gazzetta dello sport, il quotidiano sportivo che organizza il giro. Quando la corsa
finisce in tribunale, come a Terracina, è Zanetti non Torrioni che compare davanti al procuratore
della Repubblica.

— Senta Zanetti, la mia, ovviamente, è un’intervista all’organizzatore: in tale veste, lei non crede

che questo sia il peggior Giro della storia?

« No, solo il più sfortunato. E’ un Giro che ha richiamato tutte le jettature evitate gli anni scorsi
dalla fortuna di Torrioni! C’è stato il morto a Terracina, il doping, la contestazione… tutto, ma noi
organizzatori non siamo stati coinvolti in nulla, nessuna responsabilità. Quanto a Merckx, manca la
prova contraria… ».
— In che senso?
« … Con queste tappe, Merckx sarebbe resistito? Non si può dire! ».
— A proposito del caso-Merckx, prima che il Giro partisse, voi organizzatori diceste: quest’anno
nessuno potrà barare, chi si droga paga. Dopo quanto è successo, non le sembra che il baro ci sia
stato?

« L’antidoping è venuto troppo presto: noi sapevamo che questa fretta avrebbe fatto delle vittime,
e non lo volevamo. Lo hanno voluto proprio i direttori sportivi e i corridori! L’anno scorso era
previsto a fine Giro: protestarono. Allora abbiamo attrezzato un gabinetto di controllo in corsa, con
la migliore strumentazione tecnica, prendendo i migliori specialisti: il perito di parte, controanalista
(prof. Genovese, n.d.r.), è il più grosso studioso che ci sia in circolazione sulla materia. A parte il
costo, per barare non si è barato. Anzi, si può dire che questo è il primo antidoping fatto seriamente
in Italia ».

— C’è stata però una secca marcia indietro: gli organizzatori da che parte stavano della

barricata?

« Oramai non si torna più indietro. I corridori sono tutti calmi: se anche qualcuno arriva ai limiti
della liceità, non c’è neppure paragone con il passato. Questa è gente pulita e forse non riescono più
a sopportare certi sforzi senza maglia, proprio perché esiste… l’antidoping!

— Non si torna più indietro neppure sul piano delle punizioni?
« Il sistema delle pene va cambiato: occorre la gradualità molto breve, sennò va a finire che si
dopano nelle ultime tre tappe… Bisogna studiare un nuovo meccanismo di multe, una, due poi fuori.
Per la Federazione e gli organizzatori, l’antidoping è questione serena, vinta. E’ nell’ambiente dei
gruppi sportivi che non ci si adegua ancora. I medici dei gruppi, fra l’altro, spesso non sono molto
pratici di un sacco di farmaci… Sinonimi di farmaci vietati. Non solo, ma il « libretto rosso » del
regolamento antidoping lo avrà letto uno su venti degli interessati… »

— L’aver buttato fuori dal Giro il superfavorito, cioè Merckx, testimonia che la legge del Giro è
se non altro uguale per tutti. Ma, i responsabili del Giro, non hanno mai avuto la tentazione di buttar
via… la provetta e salvare tecnicamente la corsa?

« Un’accusa facile agli organizzatori è quella di manipolare la corsa. E’ stata fatta soprattutto nei
confronti del Tour perchè lì i grossi pesci non sono mai stati puniti. Il caso-Merckx ha dimostrato
che l’organizzatore non c’entra: il responsabile antidoping consegna il referto alla giuria, la giuria lo
trasmette all’interessato; noi lo sappiamo per ultimi. Certo che, un organizzatore non onesto
potrebbe anche usare altri sistemi… ».

— L’esclusione dal Giro quanto è costata a Merckx?
« Tutto ciò che avrebbe potuto vincere; il malloppo conquistato pre-esclusione non si tocca,

chiaro ».

— Se non potrà correre il Tour de France, che danno approssimativo accuserà Merckx?
« L’incidente gli costerà dai 10 ai 15 milioni se lo avesse perso; dai 25 ai 30 se lo avesse vinto ».
— E, a voi, che disagio ha portato?
« L’unico disagio, che la Tv belga non ha più voluto l’eurovisione ».
— Doping a parte, come giudica l’organizzatore, quei fenomeni di contestazione, esterna al Giro,

che hanno agganciato la corsa a Napoli, Parma eccetera?

« La contestazione cerca inevitabilmente di giungere al potente; noi lo siamo. Il presidente della
Camera, Pertini, un giorno fece in aula una tirata contro il Giro, perchè mancava il numero legale:
la gran parte dei deputati era alla Tv per vedere la tappa… ».

— La partecipazione del pubblico com’è stata?
« L’adesione non è mai stata completa per fattori extra sportivi. La gente ha subordinato
l’interesse tecnico agli umori, ai suggerimenti legati ad episodi choccanti e al terrore di nuovi
episodi. Una paura che riguardava anche noi: ogni tappa noi cominciavamo a viverla alle quattro
del mattino con la polizia… ».

— Sia sincero, nonostante i vantaggi, non avete mai pensato di mollare questa corsa?
« Qualche volta viene questo senso di sconforto: ma noi siamo in fondo gli ultimi di una catena

di organizzatori, abbiamo raccolto una tradizione.

— Il tappone dolomitico è saltato, con un doppio stop: non potevate salvarlo?
« La verità vera è questa: Torriani era andato 60 km. avanti la corsa per controllare e decidere,
perché solo lui può decidere. Oggi sul Gardena ha trovato lo spazzaneve e gli è andata bene, Ieri no.
Ha tentato tutto, gli dicevano no, ha sperato, poi si è arreso. I corridori sentivano nell’aria
l’interruzione: avevano il terrore di un nuovo Bondone, ed hanno anticipato la fermata! ».

— Non crede che tutta questa serie di episodi-extra abbia radice nella natura televisivo-

pubblicitaria del ciclismo, una sport anacronistico in un certo senso, che voi tenete in piedi?

« Nel 1968 c’è stata una vendita di biciclette del 23,8 per cento superiore a quella dell’anno
precedente, a parte questo dato significativo, il ciclismo vive di ciò che vive il basket: tutti gli sport
vanno verso un sostegno finanziario di carattere pubblicitario, perchè questa è la epoca del
fenomeno pubblicitario. Il calcio resiste, ma ci arriverà: ci arriverà tardi, perchè per ora la pubblicità
se la fanno i dirigenti ».

— L’esperienza di questo Giro quasi concluso, che cosa ha insegnato a voi organizzatori? ».
« L’anno prossimo terremo a battesimo grosse novità: la prima è quella di non partire di…
venerdì! Scherzi a parte, esigeremo che nella operazione antidoping venga tutelato anche
l’organizzatore, perchè la prima vittima del caso-Merckx siamo proprio noi. Proprio per questa
ragione, lunedì, il vertice sul problema, presente l’onorevole Usvardi, si terrà proprio nel mio ufficio
di organizzatore ».

— A voi fa gioco o no una trasmissione come il « Processo alla tappa? ».
« Vengono dette cose assurde, irreali, inventate, anche se Zavoli è estremamente abile nel
congelare le risse e nel polemizzare le pause, ma tutto sommato si tratta del pedaggio che dobbiamo
pagare per i grossi servizi che ci rende la Tv ».

— Non concedete troppo, come organizzatori, alla Tv?
« Noi ogni giorno montiamo un circo che vive in funzione del numero di persone che stanno ai

bordi delle strade: noi abbiamo bisogno che la Tv tenga molta gente lontana dalle strade ».

— Per voi è un Giro tecnicamente valido?
« Fino a Merckx merita il 10, anche in relazione alla forma di Gimondi; dopo Merckx è senza

voto, ma per noi giustifica quel 10: Merckx avrebbe trovato cioè un grosso Gimondi da battere ».