1969 giugno 15 Decisione logica (anti Rodoni) motivazione fragile

1969 giugno 15 (Il Gazzettino)

Decisione logica (anti-Rodoni) motivazione fragile

Il comunicato ufficiale emesso mercoledì scorso al termine della cosiddetta « inchiesta » svolta da
Rodoni sui caso-Merckx, diceva fra l’altro: « interrogati i componenti ufficiali della squadra del
corridore Merckx, altre persone al seguito del Giro ed altre estranee alla gara stessa, non sono
emersi elementi tali da suffragare l’ipotesi della somministrazione fraudolenta al corridore Merckx
di sostanze vietate ». Dunque, Rodoni (che si era dichiarato subito « innocentista » convinto), non
solo non era riuscito a « dimostrare » l’innocenza di Merckx ma nemmeno a « suffragare l’ipotesi »
del doping doloso.

Stando all’inchiesta di Rodoni, tutto « regolare ». Ma di quale inchiesta si trattava? Di
un’indagine nata morta. Rodoni infatti non aveva nessun potere « pratico » per interrogare, ottenere
prese di posizione, implicare personaggi. In una specie di « processo contro ignoti », chi si sarebbe
assunto la responsabilità di vuotare il sacco o magari di fare qualche nome preciso? Solo un
magistrato ordinario o un ufficiale dei carabinieri avrebbe potuto condurre un’indagine rigorosa,
sotto il deterrente del reato di falsa testimonianza. L’interrogatorio di Rodoni deve invece aver
contemplato un cliché del genere:

D. Lei ne sa qualcosa?
R. Io?! Nulla.
D. Ha idea di chi avrebbe potuto dopare Merckx?
R. Assolutamente.
Verbali dell’inchiesta-Rodoni non esistono, ma se ci fossero, non sarebbero molto più
sostanziosi. Eravamo al Giro proprio nei giorni dell’inchiesta federale. Due erano i dati
fondamentali nell’ambiente: 1. l’innocenza di Merckx (per una somma unanime di elementi logici);
2. la certezza che l’inchiesta federale non avrebbe « potuto » scoprire nulla, anche se fatti strani
erano sulla bocca di tutti, anche se venivano pronunciati nomi e cognomi, anche se gli stessi
organizzatori parlavano di « sottobosco ». Rodoni andò demagogicamente al Giro per
tranquillizzare soprattutto la Federazione belga e tornò a casa con conclusioni celestiali che
facevano un grande favore solo agli organizzatori, ovviamente interessati a « regolarizzare » il Giro
più anormale.

Fateci caso: nel comunicato con il quale ieri il Consiglio direttivo della Federazione
internazionale ha « tolto la sospensione inflitta » a Merckx, si parla di tutto fuorché… dell’ inchiesta
di Rodoni! Come se nemmeno ci fosse; zero assoluto; non ha fatto testo neanche come elemento
secondario. Eppure Rodoni, presidente dell’Unione ciclistica internazionale, non è l’ultimo arrivato!
Che significa allora? Semplice: alla favoletta del « tutto regolare » non ci crede proprio nessuno.
L’idilliaca descrizione rodoniana del caso Merckx sapeva tanto di « ponzio pilatismo », in attesa che
fosse proprio l’organismo internazionale a togliere la castagna dal fuoco, ridando Merckx al Tour.
Rodoni prima « innocentista », poi « regolarista », ora dirà: « Hanno deciso loro ».

La motivazione con la quale viene cancellata (da ieri) la pena a Merckx, appare però debole. In
pratica si basa: 1. sulla fedina chimica irreprensibile del belga; 2. sul « dubbio che Merckx si sia
drogato volontariamente ». Vale
insufficienza di prove.
Un’assoluzione che « discrimina » dato il personaggio-atleta che rimase coinvolto nell’accusa: si
fosse trattato di un Boifava o di Cortinovis, non sarebbe accaduto nulla. E’ la « politica dei potenti »
alla quale purtroppo soggiace anche lo Sport.

in sostanza un’assoluzione per

Ma troviamo nell’assoluzione di Merckx importanti elementi positivi:

1) il Consiglio direttivo, sotto la spinta del caso clamoroso, ha deciso « all’unanimità » la totale

revisione della regolamentazione in materia di repressione del doping;

2) già il sottosegretario alla Sanità Usvardi inserì nel suo progetto di legge sul doping pene fino
alla detenzione per i… « corruttori »: ora, il « dubbio a che assolve Merckx, ribatte il tasto del
probabile atto doloso e quindi delle scarse garanzie;

3) sul piano tecnico (se non ci saranno scioperi di protesta — come annunciò Anquetil — per il
trattamento preferenziale riservato a Merckx), la presenza dello asso belga al Tour restituisce
significato e spettacolarità al test con Gimondi, test abortito al giro d’Italia.

Perciò, siamo soddisfatti della decisione presa a Bruxelles, nonostante la motivazione fragile. Ma

tutto il caso-Merckx era fragile: giusto e prevedibile che venisse sanato « fragilmente ». L’unico
« squalificato » da ieri, rimane l’antidoping. Checché ne dicano le cornamuse.