1969 gennaio 29 Pesaola non può bluffare con la Juve

1969 gennaio 29 (Il Gazzettino)

Pesaola non può bluffare con la Juve

Heriberto non si sente affatto tagliato fuori dalla lotto per lo scudetto e Fraizzoli gli dà
ragione per salvare l’Inter

Nemmeno un computer elettronico riuscirebbe a cancellare l’enorme punto interrogativo che copre
il campionato. Mancano soltanto 180 minuti all’assegnazione dello scudetto d’inverno, ma
(nonostante Rocco dica Cagliari) può accadere di tutto. Per esempio che il platonico titolo lo vinca
proprio… Rocco, domenica prossima a San Siro contro un Palermo non-impossibile, anche se, oggi
come oggi, il Milan ha sempre un punto in meno del più caricato Pesaola che si sia mai conosciuto.

Se c’è tanta incertezza per mezzo-scudetto, figuriamoci per quello intero!
Fateci caso. Negli anni scorsi, quando Inter o Milan o Juve andavano in testa con 3/4 punti di
vantaggio, la tesi unanime o quasi era che il campionato fosse morto e sepolto. Quest’anno,
nonostante siano tre le squadre ad avere 4/5 punti-cuscinetto, sono in molti a dare scarso peso alla
situazione. Esempio la Juve: « lo scudetto è ancora possibile », dicono le pubbliche relazioni
bianconere. Esempio numero due l’Inter. Dice il presidente Fraizzoli: « Se può ancora vincerlo la
Juve, perchè non può farlo l’Inter che in fondo ha soltanto un punto in meno di Heriberto?! ».

C’è un vuoto di potere. Non c’è la super-squadra. L’indice di credibilità è scarso. Almeno quattro
panchine sono « sinceramente » convinte di poter vincere lo scudetto. « E’ la condizione ideale per
il pubblico », ci diceva la settimana scorsa il vice presidente interista Samaritani. Parole sante, però
esiste anche il rovescio della medaglia. Tecnicamente parlando, non è che ci troviamo in una
congiuntura favorevole. Se non funziona il piede sinistro di Riva, il Cagliari fa zero a zero; il Milan
si barcamena con il buon senso (tattico e psicologico) di Rocco che, in attesa dell’attacco e di herr
Schnellinger, ha piazzato una difesa formato-Padova; la Fiorentina, per farsi prendere sul serio, ha
dovuto raggiungere il Cagliari e soprattutto… farsi fischiare dai qualunquisti, quelli che all’estetica
sacrificherebbero sempre il risultato.

Schnellinger in più

E non c’entrano i gol e basta. Sotto la scorza del campionato sta maturando qualcosa. Artemio
Franchi che, nonostante voci milanesi contrarie manterrà fermo il veto all’importazione di giocatori
stranieri, si sta convertendo alla tesi del campionato a 18 squadre, anziché a 16. La presidenza
federale, ora, non ha più « scarsi elementi di giudizio » sulla formula. Franchi ha controllato il
fallimento dei diversivi (leggi Coppe) a carattere internazionale; si è accorto che le squadre di
provincia si sentono alle corde con la spada di Damocle di quattro mesi di inattività agonistica ma
non… finanziaria (stipendi e ingaggi vanno pagati ugualmente); ha constatato che non ne è uscito
un campionato da globetrotter, spettacolare come gli utopisti avevano sperato. In questo senso la
classifica-tecnica del campionato dà una mano alla chiarificazione di questo importante problema.

Importantissima è senza dubbio questa domenica. Un sacco di interrogativi, non di quelli che

durano « l’espace d’un matin », ma in prospettiva, sostanziosi. Quali?

1) Helenio Herrera è di umore splendido. Lancia un giovane dietro l’altro, ma è un innamorato
della classifica. E’ ad un punto dall’Inter. Che c’entra? Lui smentisce, ma ci tiene, ha sangue

nerazzurro. Raggiungere Foni, alla fine del girone d’andata, gli aggiungerebbe cinque anni di vita.
Ma a Bergamo il Verona ha beccato cinque gol…

2) II Bologna ha un match decisivo a Palermo: se perde, domenica avrà l’Inter in casa. Il
calendario può portarlo in crisi totale, in piena zona retrocessione. Cervellati è appeso ad un filo: un
filo che interessa a Oronzo Pugliese in attesa che il fiume del campionato gli porti il « cadavere » di
qualche collega silurato;

3) Domenica il Torino si è rimesso in piedi, ma perchè Fabbri riprenda il controllo della

situazione, ha bisogno di un bis chiaro. Sennò è un dramma;

4) Il Napoli fa… tenerezza! E’ anche troppo ciò che riescono a fare Juliano e C. in mezzo ad un
caos da enciclopedia. Assi che se ne vanno, altri che annunciano che se ne andranno. Un presidente
perduto, un Consiglio dilaniato dalle correnti, Fiore con le mani legate da Lauro, premi e stipendi
pagati all’ultimissimo secondo. Se batte il Milan dopo aver bloccato il Cagliari, Juliano e C. hanno
fatto il miracolo;

5) Rocco è tranquillo perchè arbitrerà Concetto Lo Bello e perchè riavrà Schnellinger, difensore
alla Facchetti, cioè in grado di influenzare anche il potenziale d’attacco. Le scadenze di Coppa dei
Campioni si avvicinano: se Prati non ritorna goleador in tempo, il Milan rischia grosso, in
campionato ed anche contro il Celtic;

6) II match di Firenze pare sistemato apposta per rispondere ad un paio di test difficili. La
Fiorentina, accusata da Scopigno di fortuna sfacciata, vale la classifica oppure è un bluff? La Juve
di San Siro è una costante, ha digerito la rivoluzione che ha dato « libertà » ad Haller-Anastasi
oppure la Inter-mediocre ha ingigantito i suoi progressi?

7) Il Verona-rivelazione ha peccato di presunzione, di dolce vita difensiva (finalmente si sono
accorti che l’« intoccabile» Savoia fa spesso lo stilista a sproposito). II kappaò di Bergamo gli sta
bene, anche se Cadè ha la sfortuna marcia di non poter disporre a San Siro di Mascetti, Petrelli e
Trasp. Farà catenaccio con due punte e mezza (leggi Sega). Dipenderà dalla concentrazione: il
forcing dell’Inter è ampiamente scontato. II forcing, per ora, è l’unico schema… inventato da Foni.

Lanerossi e disciplina

E il Lanerossi? Lasciamo stare la formazione: Pisa ripete il cliché anti-Samp. Una partita da
vincere, tre punte. Dice: bisogna star molto attenti al contropiede, alle marcature di centrocampo.
Esatto, ma il discorso va rivolto soprattutto a Biasiolo. Con una punta in più la sua esuberanza va
doppiamente controllata. Biasiolo deve mantenersi sempre disponibile per Cinesinho, mai facendo
saltare le distanze. Lo schema può entrare in crisi proprio in questo interessante giocatore: ma se
saprà usare un po’ di cervello e di posizione, una grossa fetta di merito cadrebbe sulle sue spalle.
Faccia la mezzala e marchi: con tre punte, servono mezzali vere non altre mezze punte. Tattica a
parte, il Lanerossi è in pieno trauma disciplinare, sul tasto dei premi-partita. Lo ha testimoniato lo
sciopero di giovedì scorso. Osserviamo:

1) La riduzione del numero dei premi ai soli 11 che scendono in campo, è stato un errore. Farina
ha accettato un indirizzo controproducente, tanto è vero che aveva già chiesto al Consiglio di poter
cancellare tutto nel momento da lui ritenuto più opportuno. Se qualcuno sgarrava, c’era il mezzo
della multa individuale (già usata contro due giocatori). Che senso aveva fare di ogni erba un fascio
innervosendo i titolari e « smontando» le riserve?

2) Il Lanerossi, improvvisamente, ha fatto la mano pesante in fatto di ritiri. Ma Vicenza non è un
ambiente serio? Non è stato detto che dolce vita non c’è? Che i giocatori, in quel senso, si

comportano bene? E allora, che senso e utilità c’è nell’andare in ritiro addirittura dal giovedì?!
Aggiungiamo: dal momento che nessun convocato, se non gioca, incassa il premio, perchè
dovrebbe andare in ritiro? E se ci va, con che serenità ci va?

Non entriamo nei dettagli dello sciopero. Non abbracciamo la tesi dei giocatori. Vogliamo solo
sottolineare che alla radice del male, ci sono decisioni della Società che rivelano se non altro fretta.
Berto Menti non può lavorare, in quelle condizioni. Anche questo va detto. E aggiungiamo: Farina,
domenica scorsa, ha perso l’occasione di annunciare l’annullamento delle sanzioni come noi stessi
avevamo auspicato. C’è stato lo sciopero. Ora un armistizio raggiunto con pazienza dal presidente.
L’obbligo dei giocatori è però chiarissimo: impegnarsi al 150 per 100. Lo sciopero in campo è una
condanna senza appello. Sia sul piano disciplinare che morale. E’ inaccettabile. Chiaro?