1967 Giugno Intervista a Olten Aires arbitro della finale Intercontinentale di Montevideo

1967, giugno

Intervista a Olten Aires arbitro della finale Intercontinentale di Montevideo

Olten Aires De Arreu arbitrerà a Montevideo la Finale Intercontinentale di Club tra il Celtic e la
vincitrice del Girone Sudamericano. La designazione, ufficialmente segreta, è data per scontata
negli ambienti ufficiali. C’è un’unica possibilità che questo non si avveri: che cioè l’avversario del
Celtic sia una squadra brasiliana, come potrebbe essere il Cruzeiro. « Ma gli argentini — dice lo
stesso Olten — sono oggi come oggi i favoriti: più ancora del Penarol che ha vinto l’anno scorso,
ma che difficilmente potrà ripetere le sue chances. » Olten Aires lo abbiamo incontrato a Lisbona,
alla Finale di Coppa. Lo abbiamo incontrato ancora a Milano dove si è trattenuto per una settimana.
Ora è ritornato in Brasile, dopo la lunga tournée che la Federazione Paulista gli ha offerto per
aggiornamento. E’ stato in Germania, in Portogallo, in Francia, nei maggiori campi italiani. Olten
Aires ha strappato da qualche tempo lo scettro di miglior arbitro sudamericano al connazionale
Marques. E’ professionista. Riconosciuto come « re dei rigori ». La sua fama di personaggio
originale, simpatico, inflessibile, professionista, è confermata da questa intervista avuta mezza a
Lisbona e mezza a Milano.

“Sono il re del rigore!”

Olten Aires è un tipo atletico, alto, di carnagione scura. Ha trentotto anni. E’ sposato. Ha due figli.
Al suo attivo, tre anni di carriera legale e un titolo di campione paulista dei 400 metri ad ostacoli.
Oggi, fa il professore di educazione fisica e l’arbitro. Perchè fa l’arbitro?

« E’ la mia professione! Tranquillo » — risponde Olten sorridente.
« D’accordo, tranquillo, ma quanto?».
« Duemila dollari al mese! E in più dei gettoni di duecento dollari, quando arbitro nei tornei ».
« Le bastano? ».
« Più che sufficienti! Ho una bella casa, vivo bene e posso impegnare molti soldi in altre

« Hanno mai tentato di comprarla? ».
« Eh no! Hanno tentato, ma la prima volta che lo hanno fatto, sono andato in televisione e ho

detto tutto pubblicamente! E’ successa la fine del mondo ».

« Lei quindi crede che il professionismo sia la garanzia migliore per l’indipendenza degli

attività ».

arbitri? ».

« Sicuro! Con duemila dollari al mese io non ho più bisogno di nulla. Ma a parte questo, l’arbitro

professionista è migliore di quello dilettante ».

« In che senso? ».
« Tecnicamente, fisicamente: tutto! Io adesso sono in vacanza, quindi bevo, fumo e mangio,
tranquillo: in tre settimane sono aumentato cinque chili! Ma adesso che ritorno in Brasile, basta,
finito! Per nove mesi all’anno io faccio vita da atleta, più controllata di un atleta. Non solo mi
controllo in tutto, ma faccio saune, allenamenti ogni giorno, in palestra, sul campo. Sono sempre in
forma, ma per esserlo mi sacrifico nove mesi all’anno ».

« E chi la controlla? ».
« Il controllo migliore è la carriera: se io sono allenatissimo, sono in forma, arbitro bene, sono in
alto nella graduatoria e quando faccio l’ingaggio con la federazione posso tenere il mio prezzo alto.

Se non sono sempre apposto, i giornali dicono che arbitro male, la televisione anche e fa vedere, e
io guadagno meno e vado giù con la carriera. Questo è soprattutto il grande vantaggio del
professionismo; se la federazione spende dei soldi li spende bene! ».

« Ha parlato di questo con qualche arbitro italiano? ».
« Un momento con D’Agostini, a San Siro, dopo la partita dell’Inter con la Fiorentina: lui mi ha
domandato cosa prendevo al mese e quando io gliel’ho detto, lui si è messo le mani sui capelli e mi
ha risposto: « Con quello che prendiamo noi, possiamo al massimo comperarci un’aranciata!
Così! ».

« A proposito di D’Agostini, c’era quel rigore fischiato in favore dell’Inter per fallo di Merlo su

Corso? ».

« Io davo rigore per metà di quel fallo! ».
« E’ vero che la chiamano il re del rigore? ».
« Lo sono! Ma non per puntiglio: io applico soltanto il regolamento. Sarà perchè ho fatto tre anni
di Legge, sarà per la mia mentalità, ma io credo che una legge, finchè esiste, vada applicata fino in
fondo. Quando la Fifa cambierà leggi, cambierò anch’io ».

« Quanti rigori ha fischiato in Brasile? ».
« Eh, non li ricordo tutti perchè in sette anni ho arbitrato seicento partite: un record! Però ricordo

che nel Campionato Paulista di quest’anno, in trentasette partite ho dato venticinque rigori! ».

« Venticinque in trentasette?!?! ».
« Sì, perchè? Nel Torneo di Rio in otto partite cinque rigori e cinque espulsioni! ».
« Ah, perchè ha un debole anche per le espulsioni? ».
« Sì, quando entro in campo anche con duecentomila persone a guardare io sono tranquillo e non
subisco intimidazioni da nessuno. Per esempio io ho visto che quando D’Agostini ha dato il rigore
all’Inter, i giocatori della Fiorentina mettevano le mani addosso all’arbitro: se capita a me una cosa
del genere caccio via cinque giocatori! Tranquillo! Ma non capita in Brasile, perchè tutti mi
conoscono. L’arbitro è la legge: io non posso mettere le mani addosso a un carabinero e i giocatori
non devono neanche sfiorare l’arbitro. Domandi a Amarildo o a Almir: quelli sono miei clienti! ».

« E’ mai stato picchiato? ».
« Una volta un giocatore mi ha minacciato e io, dopo averlo espulso, fuera!, gli ho detto se

voleva che ci trovassimo in un posto dopo la partita,… ma non mi ha detto il posto! ».

« Qual è il rigore più…, non so, spettacolare che ha dato finora? ».
« Normale, non spettacolare! Tutto normale, però ne ho dato uno… bello: io ero in un’area di
rigore perchè c’era l’azione là e con la coda dell’occhio ho visto, nell’altra area di rigore, dall’altra
parte, un difensore che dava un calcio all’attaccante. Ho fischiato, ho portato la palla nell’altra area,
ho espulso il difensore e ho dato un rigore contro! E’ regolamento ».

« Ma la stampa e il pubblico brasiliani come la vedono? ».
« All’inizio erano un po’ perplessi, ma dopo hanno cominciato a capirmi e adesso sono tranquilli:
quando sentono che arbitro io, dicono: “Ah, arbitra Olten, tranquillo !”. E io cerco di essere sempre
in forma ».

« Ma non era Marques il primo arbitro brasiliano? ».
« La Federazione Paulista è la prima federazione del Brasile e io, in sette anni di carriera, ho

vinto cinque Oscar come il migliore arbitro! ».

« Perchè allora non è andato ai mondiali di Londra? ».
« Avevo già il biglietto dell’aereo in tasca, ma dieci giorni prima mi hanno detto che dovevo

rimanere a casa ».

« Lo sa perchè? ».
« Eh no !…, io non guardo in faccia nessuno: e se andavo a Londra avrei trattato tutti alla stessa

maniera, anche gli inglesi! Ero troppo duro per loro! ».

« Ci sarà ai prossimi? ».
« Il giro di studio che ho fatto ora in Europa mi serve appunto per le Olimpiadi del ’68, poi si

vedrà! ».

« Auguri Olten : e arrivederci! Al prossimo rigore! ».
« Tranquillo! ».