1966 luglio 14 Mazzola sabato-bis!

1966 luglio 14

Mazzola: sabato-bis!

Sunderland: gli occhi di Edmondo Fabbri luccicano: il C.U. è rosso in volto e un tantino
commosso. Non aveva osato… sentirsi la vittoria in tasca dopo il gollettino di Mazzola, e il
raddoppio di Paolone Barison è arrivato troppo tardi: quando ormai il cronometro stava
rendendo il novantesimo minuto a Dio. Non riesce ancora a parlare: la sensazione che sta
provando è così importante che anche tutti noi, con la biro e il blocco in mano, ci sentiamo in
dovere di aspettare qualche istante. Direbbe cose scontate, più interessante sentire a botta
calda i cileni, i signorili cileni che ci hanno subito rilasciato il passaporto per i « quarti ».

Leonel Sanchez, anni trenta, Albert Fouilloux, anni ventisei, Luis Eyzaguirre, anni ventisei. Li
ricordate? Li riconoscete? Questi sono i tre grandi superstiti della storica carneficina consumatasi il
2 giugno 1962 allo Estadio Nacional di Santiago sul cadaverine dell’Italia di Paolo Mazza.

I « tre del Chile » eccoli qua, di fronte a me. Il sudore li copre. Un fantomatico dirigente dice che
bisogna aspettare qualche minuto prima di poterli intervistare. Penso a quello che mi avevano detto
prima, esattamente nove ore prima che cominciasse la partita contro Fabbri.

Sanchez: « Io la pace con gli italiani l’ho fatta tanto tempo fa, ho giocato a Milano e per poco

non venivo acquistato. E’ stato un giorno male, quello di Santiago. Io non lo ricordo più »

Lo guardai con aria poco convinta, tanto che Sanchez fece una faccia scura. E allora lo schivai

veloce. Non si sa mai…

Fouilloux: « Muy gusto di giocare contro l’Italia perchè è potenza mundial del football ».
Luis Eyzaguirre: « Io credo che non succederà niente, che sarà una partita tranquillissima.

L’altro mondiale è passato, non vuol dire più niente e poi questa Italia è molto più forte. »

Questo avevano dichiarato i « Tre indesiderabili » alle dieci e trenta del mattino, e adesso Luis
Eyzaguirre, sentendo che sono italiano, mi chiede di Toro: « Ha avuto molta sfortuna in Italia » gli
rispondo.

Eyzaguirre capisce molto bene l’italiano e parla uno spagnolo « alla veneta ».
« Allora qual è il Cile più forte, questo o quello dell’amico Toro? »
« Molto più forte quello del sessantadue; quella era una squadra che Riera aveva preparata in

quattro, cinque anni di lavoro continuo, avevamo un affiatamento spettacoloso. »

« Con Alamos invece? »
« Sono sette mesi che ci prepariamo per questi mondiali, ma solo tre li abbiamo fatti con

Alamos, gli ultimi tre. In tre mesi non si può fare quello che si faceva in cinque anni. »

« Ma prima di Alamos, c’era qualcuno? »
« Ahh, ahh non parliamo neanche: prima di lui c’era l’allenatore del Santiago, il signor
Ormasaval… una cosa incredibile…; mai incontrato al mondo un… deficiente del genere. Quando
adesso rido, ma prima… una rovina! »

« Adesso che avete conosciuto finalmente la “potenza mundial” della squadra italiana puoi fare

un confronto fra Italia e URSS? »

« Io non credo alla Russia nessun cileno crede alla Russia, forse perchè tutti l’abbiamo vista
nella tournée in Sudamerica dove ha giocato veramente male. Contro una nostra selezione ha vinto
per due a zero ma c’erano soltanto tre di quelli che hanno giocato questa sera. Hanno qualche uomo

molto forte, come Metreveli, Jashin, Voronin, Banishevski. Ma il rendimento della squadra è fiacco.
Anche contro Corea, hanno fatto tutto con fatica senza niente di fantasia ».

« Finora non si è detto molto bene nemmeno del Cile: il fatto di non giocare in casa in che

maniera vi influenza? »

« Per noi è meglio fuori casa, giochiamo meglio fuori, perchè in Cile il pubblico ci opprime, ti fa

morire, poi sei vicino a polemiche tremende, no, meglio fuori ».

« Non ti sembra che nonostante tutto, il vostro gioco sia lentino per poter fare molta strada? »
« Siamo comunque i più veloci del Sudamerica e più veloci anche dei… coreani ».
« Cosa ti è sembrato di loro? »
« E finito il mistero, sono più bravi di quelli del sud, ma non possono vincere partite ».
« Se si potesse chiamare il Cile con il nome di una squadra cilena, quale sceglieresti? »
« Universidad do Chile ».
« E’ la tua! »
« Su ventidue siamo in dieci dell’Universidad, compresi Sanchez, Ramirez… »
« Alamos che squadra allena in Cile? »
« L’Universidad ».
« Ah, ho capito »
« Dopo il due a zero italiano, chi è il tuo favorito per la finalissima? »
« Il Brasile ».
«E dopo? »
« Penso che abbia ragione Ramirez, la Germania! »
« L’Italia proprio no? »
« Non mi è certo sembrata una squadra mondiale: una grande difesa, ma Rivera, l’attacco… No,

No, mi dispiace: niente Italia anche questa volta! »

« Italia mondiale? Ma scherziamo! » è il commento dell’infortunatissimo portiere titolare

Godoy: « Ha battuto meritatamente il Cile, è vero, ma non è all’altezza… ».

« Con lei in porta? »
« Sarebbe finita 2 a 0 per l’Italia: non sarebbe cambiato niente: Olivares è stato fortissimo.

Imparabili i due gol! »

« Altro che imparabili! » E’ Paolone Barison che parla. Nello spogliatoio azzurro relativa calma
per via dello sciopero dei giornali: Edmondo Fabbri, dopo l’emozione delle 21,30, si sente in
vacanza. Come Barison che è indeciso se ridere o piangere: « Ho passato le ore della vigilia in uno
stato d’animo terribile: mai provata tanta emozione in vita mia. Ci voleva proprio quel gol a tre
minuti dalla fine: anche senza quello non credo che avrei demeritato, ma così è centomila volte più
bello. Se Fabbri mi offre un’altra occasione mondiale giuro, sul serio, che concederò il bis! »

Il bis avrebbe voluto concederlo, sempre contro i cileni, anche Sandrino Mazzola: « Ma —
confessa — sull’uno a zero Fabbri ha fatto bene a consigliarci prudenza: così mi sono trovato un po’
troppo isolato. Pazienza. Ci penserò sabato! »

Isolatissimo Mazzola, anche perchè Perani ha giocato più che altro a centrocampo. Come mai?
« Ma me lo ha ordinato il signor Fabbri! Perchè rischiare, con Giacomino mezzo zoppo e con un
gol di Mazzola in tasca? » Conta, soprattutto, il risultato. E il risultato dice « Italia ». Solo Edmondo
Fabbri non si accontenta: « La squadra ha giocato molto male, è andata lontanissima dal rendimento
che io voglio e che speravo, e soprattutto si è rattrappita in difesa. Ma non sono stato io a ordinare
uno schema tanto difensivo. Il gioco si è contratto progressivamente da solo, i giocatori sono andati
sempre più indietro ma a tavolino io avevo disposto tutta un’altra impostazione. Forse è stata

l’emozione. Non lo so con sicurezza. Certo che se la squadra gioca così non c’è nessuna speranza di
andare avanti ». Poi Fabbri parla (a stento) dei più bravi (quelli che hanno visto tutti: Lodetti,
Rosato, Burgnich, Bulgarelli, Barison e Facchetti) ma tiene la bocca chiusa quando la domanda
riguarda… Giannino Rivera. Giocherà contro i russi? La risposta la si avrà soltanto dopo la
diagnosi-Bulgarelli. Ma i nomi di Rizzo e Juliano passano minacciosamente da una bocca all’altra.
Se avverrà, sarà uno dei pochi ritocchi: per il resto Fabbri sembra avere l’intenzione di confermare
l’Italia-che-ha-cancellato-Santiago. Intoccabili i difensori. Rosato in testa. L’innocente Rosato:
« Non sono stato io ad acciaccare Tobar, lo ha riconosciuto lui stesso. Veramente sportivo! »

« Sportivissimo — interviene Albertosi —, all’ultimo minuto del primo tempo, dopo che avevo
parato la punizione di Leone Sanchez, è corso in porta ad applaudirmi. Credevo, in un primo tempo,
che volesse picchiarmi! »

Macchè: niente pugni, niente calci, niente di niente. Soltanto un incidentino Sanchez-Burgnich.

Un piccolo neo sul corpo di una partita incredibile: una partita senza cattiveria!