1965 W l’Italia

1965 (Supersport)

Corso: W l’Italia!

NAPOLI – « Avevo promesso due anni della mia vita per questa vittoria e adesso sono in debito con
la Provvidenza». Edmondo Fabbri respira appena per l’emozione, soprattutto quando deve
rispondere sul top secret della vigilia. « Avevo la formazione in testa, ma non avevo deciso
definitivamente: era una formazione con una riserva mentale e solo lunedì sera ho deciso di
escludere Corso e mettere Rivera in squadra ». « Quando ha comunicato la sua decisione ai due
giocatori? ». « Non posso dire quando, perché queste sono cose nostre, segreti interni che non posso
svelare ». Il mistero, comunque, rimane in parte insoluto, anche dopo la conquista del passaporto
per Londra, se è vero, come è vero e testuale, che Mario Corso, tranquillo e composto dopo la
partita, ma con un’indefinibile forma di self control paesano, mi ha detto: « Ho aspettato sereno di
sapere quale sarebbe stata la mia sorte, ma, visto che l’attesa si faceva troppo lunga, ho preso
l’iniziativa io stesso e ho chiesto a Fabbri lunedì sera di dirmi come stavano le cose ». « E le cose
come stavano? » « Avrei giocato soltanto se faceva brutto tempo! ».

« E adesso? »
« Adesso sono molto contento che l’Inter abbia vinto e vinto bene »
« Non c’è amarezza in te? »
« Speravo di giocare, questo è vero, è umano, ma adesso non c’è posto per l’amarezza, c’è solo

posto per la gioia! »

« Come hai trovato la Scozia? »
« Molto scarsa! Avevano, oltretutto, uno schieramento che non permetteva assolutamente di

rimontare un gol. E così è stato »

« Con te in campo, come sarebbe andata? »
« L’avevo detto anche prima: con me o senza di me, non si poteva e non si doveva che vincere! »
« Vincere, vincere, questa era l’unica cosa importante! – sottolinea con forza Ezio Pascutti –
soprattutto perché quel povero diavolo di Stein aveva avuto il coraggio di dire che sperava molto
nella forza dei suoi giocatori e… negli errori di Fabbri! Come si fa a dire cose del genere? »

« Stein a parte, tu errori non ne hai commessi! »

Il battesimo di Pascutti

« Ho sbagliato un gol di poco all’inizio, ma sentivo che sarebbe venuto perché ho sempre cercato

di andare dentro con forza, senza fronzoli »

« Hai messo un paio di capelli anche nel secondo gol? »
« Sul secondo gol ho coperto il portiere, non segnato! Il gol è di Facchetti e molto bello anche! »
« E’ stata la tua vittoria, no? »
« E’ stato per me come un nuovo battesimo: dopo tre anni ho risentito per la prima volta gli

applausi… in campo esterno! »

« Sei sempre stato sicuro di giocare? »
« Ero tranquillo, ma Fabbri me lo ha detto due giorni prima della partita! »
Il mistero dell’undicesimo azzurro è stato svelato. Pascutti lo ha saputo due giorni prima, Fabbri
dice di averlo deciso per Rivera un giorno prima, Corso giura di averlo chiesto lui stesso perché non

ne sapeva niente. Il quiz rimane ed è l’unico in una giornata limpidissima, senza colpi di scena,
eccetto quello dell’orso-Yeats.

Ora è la volta di Bulgarelli che spiega perché non ha voluto « scaldarsi » come gli altri prima

della partita contraddicendo l’ordine di Fabbri.

« Il fatto è che stavo male! »
« Fisicamente? »
« Sì, fisicamente! Non sono mai stato così male prima di una partita, e tutto perché sentivo
l’incontro in una maniera spaventosa. Tutta la notte non ho dormito, questa è la verità, avevo i nervi
a pezzi! »

« Io non avevo i nervi a pezzi – osserva Mora – ma eravamo certamente nervosi, soprattutto
quando abbiamo conosciuto la loro tattica difensiva e finché loro correvano ancora a pieno ritmo. »

« Non pensi che al loro ritmo, mancava anche un certo Law? »
« Conosco Law, perché gli ho giocato contro quando era nel Torino, e senza dubbio è un
giocatore che si fa sentire, ma bisogna anche tener conto che Cooke, il suo sostituto, è stato il
migliore degli scozzesi! »

« Se non hanno gente che possa sostituire gli infortunati – polemizza pacatamente Facchetti – la
colpa non è nostra, e dico anche che, fra noi e loro, ci sono almeno due classi di differenza!
Volevano fare la partita difensiva e si sono dimenticati che quello che riescono a fare lo fanno, di
solito, solo giocando all’attacco »

« Anche tu hai giocato all’attacco… »
« Ho segnato il secondo gol azzurro della mia carriera: il primo lo avevo fatto contro la

Finlandia! Sono molto felice! »

Sono tutti felici. Anche Rivera, l’uomo dell’ultima ora, che chiude con un giudizio su Cooke:

« Era l’unico veramente buono, ma ad un certo momento cercava la lite! »

Alla Scozia non rimane davvero più niente.