1965 Il massacro di Angelillo

1965 (Supersport)

Il massacro di Angelillo

Qualche giorno dopo essere arrivato a Milano, un signore mi ha riconosciuto per strada e mi ha
detto: “Hai sbagliato squadra”. Valentin Angelillo è sicuro di non aver sbagliato e racconta
l’episodio divertito. Soltanto il massacro totale al quale lo sottopone quotidianamente Nils Liedholm
nel « lager » fiorito di Milanello, può avergli fatto maledire (nell’inconscio) il giorno in cui Viani lo
strappò alta Roma per riportare… Dino Sani al Milan! « Tre mesi di convalescenza gli hanno rubato
il tono muscolare: questo è il problema di Angelillo! Perciò dovrà soffrire molto: dovrà soffrire
almeno per un altro mese ». Liedholm non si è fermato alle enunciazioni teoriche ed è passato
immediatamente alla tortura: appena gli altri hanno finito di allenarsi, Angelillo affronta
stoicamente, con il sudore che lo acceca e i crampi allo stomaco, il trattamento speciale. E’ un
premo duro, ma sente di doverlo pagare a tutti i costi. Quando ne esce con la faccia stravolta e lo
sguardo vuoto, troppo vuoto forse, si getta muto, ma senza disperazione, sul letto. Vuole soltanto
riposo: il letto e l’Enciclopedia Italiana che sta leggendo pagina per pagina. Per prepararsi, un
giorno dietro l’altro, al massacro. Valentin Angelillo: da otto anni in Italia. Fu cannoniere all’Inter.
Ma non volle esserlo ancora per Helenio Herrera. Lo scirocco di Roma lo ha riportato sulle orme
dello scudetto: e sembra ormai che tutto debba dipendere dai suoi muscoli atrofizzati. Il Milan ha
fretta. Per tante ragioni…

« Che effetto le fa non essere pronto alla partenza? »
« Mi sento un po’ a disagio, soprattutto perchè i compagni mi vogliono bene, ma sanno di non

poter ancora contare su di me »

« In queste condizioni sogna forse Roma »
« Amo Roma, ma qui si può vincere lo scudetto! »
« Con l’Inter non c’è riuscito… »
« Erano altri tempi! »
« Li ricorda con rabbia? »
« Affatto! Sono rimasto in ottimi rapporti, soprattutto con Moratti ».
« Crede di aver sbagliato a venire al Milan? »
« E’ uno sbaglio che vorrei ripetere cento volte nella vita! »
« Cos’è, il gioco del Milan che lo entusiasma? »
« Sì, perchè è una squadra che gioca tranquilla. Va un po’ adagio per andare in gol, ma ci arriva

senz’altro. E’ una questione di passo, ma soprattutto di mentalità. »

« E lei che mentalità ha? »
« Quella che si adatta perfettamente a questo gioco »
« Maggior precisione o più velocità? »
« Maggior precisione, ma con il grande vantaggio che il Milan possiede elementi veloci come
Amarildo, Mora, Lodetti. Quindi se c’è la fusione fra questa e quello nessun traguardo, anche
spettacolare, è proibito »

« Sembra che l’Inter voglia proibirlo… »
« Si cerca sempre la vittoria, l’Inter la cerca giocando in un’altra maniera, andando via tutta in

profondità »

« Prenda le due e si inserisca dove preferisce: da che parte si trova meglio? ».

« E’ facile inserirsi nell’Inter di adesso, anche se dicono che sono lento! »
« Sembra che questo debutto debba essere il marchio che lo perseguita da parecchio tempo ».
« Da quando sono in Italia, e non sono due settimane, ho sempre sentito trovare pregi enormi a

tutti fuorché al sottoscritto »

« Conte lo spiega? »
« E’ facile per la gente che non ragiona, è veloce soltanto chi corre forte e possibilmente molto.
Io sarò lento nel senso comune della parola, però la palla sta sul mio piede pochi secondi! Quindi è
come se fossi veloce: il fatto è che molti giocano al calcio con le parole! Prima di dare una palla al
compagno smarcato ci mettono un giorno: però corrono… »

« Viani la voleva per questo: ne aveva mai parlato assieme? »
« Da quando ho saputo che ero del Milan, l’ho visto soltanto una volta, di sfuggita, perchè era

occupatissimo con altra gente, quindi non ho mai parlato con lui ».

« Allora non sa che cosa le avrebbe fatto fare? »
« L’ho letto sui giornali ».
« Cosa ne pensa?».
« A Roma ho provato tutti i ruoli, per cui non ho nessun problema. Però il mio gioco è a

centrocampo »

« Una volta lei segnava gol a valanghe, no? »
« Erano altri tempi, quando sono arrivato io. Allora si poteva giocare, muoversi, segnare e far
gioco. Non è che a me non piaccia fare il centravanti, solo che non sopporto stare lì fermo fra lo
stopper e il libero a tentare di toccar patta ogni tanto »

« E’ il ruolo più difficile! »
« Non è vero! Il compito più duro è di chi gioca a centrocampo: infatti se si vince il merito è di
chi ha segnato. Se si perde la colpa è del vuoto in mezzo! Quindi è escluso che uno arretri posizione
per avere la vita più facile. Anche Suarez giocava più avanti una volta! »

« Ci sono analogie fra voi due?»
« Di Suarez hanno già detto tutto; io dico che corre di più e che per capire il suo gioco bisogna

ricordare che lo faceva anche nel Baccellona »

« Le da fastidio segnare un gol? »
« Rimane ancora la più grande soddisfazione »
« Crede di poter ripetere Dino Sani? »
« Lui si è inserito subito ed è diventato il perno del Milan, io lo spero! »
« Ha bisogno di morale o di allenamento? »
« Il morale ce l’ho, sono in una squadra che gioca bene il calcio: adesso dipende tutto da me, non

dagli altri! »

« Pensa di farcela? »
« In venti giorni al massimo, ho ritardato anche per colpa della montagna! »
« Di che? »
« Quando eravamo a Bosco Luganese, dovevo venir giù in discesa tra i sassi e non ci riuscivo.
Avevo una gran paura che il mio ginocchio destro, operato da poco al menisco esterno, non
reggesse e quindi rallentavo tutto per reazione »

« Adesso invece? »
« Adesso ho vinto la paura. Con due allenamenti al giorno e un supplemento faccio più fatica di

tutti, ma ho fiducia »

« In che cosa? »

« Non ho mai vinto uno scudetto. Forse stavolta… »