2002 novembre 17 rub

DOMENICA 24

Donne

( Slogan pubblicitari apparsi su settimanali femminili)
“Stanca di avere la pelle che in alcune zone è lucida e in altre secca?”
“Siete pronte per gli ultrasuoni?”
“Non dovrete più interrompere una cena a lume di candela per incipriarvi il naso.”
“Nei dettagli, tutto.”
“Voglio tutti gli occhi addosso.”
“Liberate l’immaginazione.”
“Di lei è tutto vero. Tranne le lacrime.”
“Le utopie si inseguono. Alcune si indossano.”
“Finalmente un fondotinta intelligente.”
“L’armonia del giorno, la magia della notte.”
“In pochi minuti si disegna sul tuo corpo e diventa parte di te.”
“Pensa al fascino intenso e sensuale del velluto.”
“Mentre voi sognate, lei farà tutto il resto.”
“Concentrato di vita. Forza globale anti-età.”
“Vietato invecchiare”
“Riprendetevi il tempo.”
“Sfidate il tempo!”
“Chicchiricchi di felicità.”

SABATO 30

La citazione

Laura Simeoni da “Fiabe e leggende del Piave”, Editrice Santi Quaranta.
“La zattera era un’opera d’arte : le assi color del miele erano tutte d’abete perché, si sa, questo
legno galleggia che è un piacere mentre il larice tende ad affondare. I tronchi di faggio, i migliori
per costruire i remi delle galee veneziane, li caricavano per strada e una volta scesi fino a lambire i
boschi del Montello, si accatastavano i roveri utili a realizzare le strutture portanti delle navi.
Senza le zattere niente flotte da guerra per la Venezia che conquistava il mondo. Ma suo nonno, la
sera, spannocchiando e fumando, raccontava come gli zattieri erano più antichi ancora della loro
Dominante: i pali su cui poggiava Venezia erano fatti di abete; essi giungevano in laguna su zattere
che scendevano sulle acque della Piave, partendo dal cuore delle maestose Dolomiti.
Avevano pure uno statuto gli zattieri scritto nell’anno del Signore 1492, quello stesso in cui il
navigante Cristoforo Colombo scoprì l’America. Conservato nella biblioteca civica di Belluno
raccoglie le regole poste a fondamento della rischiosa attività di zattieri.
Le zattere non erano barche qualsiasi…erano tavole piatte di legno, forate e legate tra loro con rami
di nocciolo, una delle piante più flessibili e resistenti al mondo…Una volta giunte a destinazione
potevano essere smontate senza difficoltà, ricuperando ogni singolo pezzo di legno. Bastava slegare
i legacci di nocciolo e il gioco era fatto. Poi non restava altro da fare che tornare su in montagna a
piedi.”