1999 Novembre 20 La citazione

1999 Novembre 20 – La citazione

“Così gli autori riassumono i fatti, sulla base delle dichiarazioni acquisite agli atti, della lettura
storica e della verosomiglianza delle cose.
Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1969, poche ore dopo a strage di Milano (Piazza Fontana, ndr),
Venezia si riempie di scritte inneggianti al fascismo e a Ordine Nuovo, siglate con l’ascia bipenne
nera. Le scritte compaiono su negozi, chiese e palazzi, tra i quali palazzo Ducale. I fascisti che non
sono rimasti a Venezia e a Mestre a fare scritte sui muri hanno preso un’auto, probabilmente la Fiat
1100 di Carlo Maria Maggi e, riempitala di esplosivo, si sono recati a Padova. L’esplosivo della
strage – in gran parte gelinite – è stato fornito da Roberto Rotelli, del Lido, uno che recuperava
esplosivo e altro dai relitti delle navi. Tramite Carlo Digilio, agente americano, Rotelli entra in
contatto con Delfo Zorzi. Zorzi deposita l’esplosivo che servirà per la strage in un magazzino alla
periferia di Mestre, vicino alla trattoria “alla Fossa”. L’esplosivo parte per Milano, via Padova,
pochi giorni prima del 12 dicembre, forse l’8. A Mestre, prima di partire, lungo il canal Salso in
piazza Barche, Zorzi apre il cofano della 1100 di Maggi e mostra il contenuto del bagagliaio a
Digilio: si tratta delle tre cassette militari con scritte in inglese, che custodiscono l’esplosivo
destinato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura e agli altri obiettivi da colpire a Milano. Nello
studio di Franco Freda a Padova, dove Zorzi arriva accompagnato da un autista (poiché non ha la
patente), forse Mariga, ci sono le borse, le cassettine metalliche, i timer, il filo, i detonatori.
Vengono preparate 5 borse, due partono per Milano, tre per Roma. La bomba che alle 16.37 fa 16
morti e 84 feriti è stata messa sotto il pesante tavolo ottagonale che è al centro della sala. In quella
sala, verso le quattro del pomeriggio, entra un giovane. Uno qualsiasi, che passa inosservato. Ha
una borsa in mano. Si guarda intorno. Appoggia la borsa sul pianale sotto il tavolo. Deve spostare
altre borse, pacchetti, giornali, per far posto alla bomba. Magari prende un modulo, fa finta di
leggerlo mentre si guarda attorno. Fissa qualche faccia, controlla l’orologio in alto, poi ripiega il
modulo ed esce”.
(Maurizio Dainese e Gianfranco Bettin, da “La Strage. Piazza Fontana, verità e memoria”,
Feltrinelli )