1999 Il valore della vita è una conquista

1999 – Il valore della vita è una conquista

E’ una guerra, dicono. A volte, peggio di una guerra, perché più insensata ancora.
“Valore” e “vita”: ha ragione Andrea Dan a tenerli stretti assieme, “valore della vita” anche quando
tendono a separarsi. La “vita” è un vento dei ragazzi, il “valore”una conquista degli adulti.
Ma questa separazione è un lusso che non possiamo più permetterci. Abbiamo più che mai necessità
di ragazzi presto adulti e di adulti generosi, che sanno farsi carico anche della ventosa generazione
dei figli. Quando presi la maturità al “Canova”, la nonna mi premiò con una stupenda “Vespa”. Era
il 1956, le strade della Marca erano altre, le galline attraversavano ancora la strada, all’imbrunire i
carri di fieno erano un’insidia. Una volta per una spanna non m’infilai a tutta birra nelle punte di un
erpice sollevato per il trasporto: trafitto come San Sebastiano.
La velocità è giovane, i giovani ne saranno sempre tentati. Ma l’imperizia non ha età, come
l’irresponsabilità.
Mario Rigamonti, il lettore di Cimadolmo, ha tenuto teneramente “la manina del povero Matteo”.
Spesso no, non sappiamo tenerli per mano. Né sull’ultimo ciglio di strada né, soprattutto, prima,
molto prima, quando ancora si è in tempo, quando il prevenire vale oltre cento volte persino il
consolare dei buoni Samaritani sulle strade del Nordest.
Dare una mano, per non doverla stringere.
Non risparmiare sugli asfalti bucati, sui semafori, sui guard rail, sui vigili e sui polstradali o sui Cc.
Il Veneto, Treviso poi! È una provincia città, un paese agganciato all’altro come grani di un rosario.
Più che di specialisti in autovelox, ci sarebbe bisogno di tanti Serpico di quartiere, agenti d’ogni
ordine e grado che si mostrano, che sanno, che diffondono cultura. Scuole in servizio permanente
effettivo, capaci di reprimere e di convincere.
Il nostro dramma non è l’autostrada. La nostra tragedia è vivere troppo di corsa sulle strade di casa,
le peggiori d’Italia.
Dove tutto sembra così familiare, morire è anche un colpo di acceleratore.