1970 giugno 7 LItalia si avvia ai quarti di finale

1970 giugno 7 – L’ Italia si avvia ai quarti di finale

Non ci sarà Rivera, nemmeno in panchina, stasera contro l’Uruguay: com’era accaduto ieri a
Domenghini, Cera e Boninsegna, il giocatore milanista – davvero sfortunato in questa edizione
della “ Rimet ” – è stato colpito da un malanno che è tipico degli ospiti “ nuovi ” di Città del
Messico: dissenteria, accompagnata da una leggera alterazione febbrile.
Erano state prese tutte le precauzioni per evitare incidenti di questo tipo ( soltanto acqua minerale,
per evitare quella di…rubinetto, ricca di batteri), ma il clan azzurro è scivolato sulla classica buccia
di banana: il ghiaccio di cubetti, cioè, che gli azzurri hanno consumato per raffreddare le bibite:
ghiaccio fatto con l’acqua di qui e perciò non meno ricco di batteri.
Rivera avrebbe dovuto stare in panchina, ma con la prospettiva di sostituire, magari nel secondo
tempo, un Domenghini che dopo ’45 di “ tirate ” alla sua maniera poteva presumersi spompato.
Avrebbe fatto così il suo esordio in questi mondiali, ma il caso ha voluto altrimenti.
E così la comitiva azzurra che ha lasciato alle 9,30 di stamane Toluca per Puebla è salita sul
pullman senza il “ golden boy ”.
La formazione? Valcareggi ha detto che la dirà all’ultimo istante, dopo altre e ovvie consultazioni
con il prof. Vecchiet, che è lo specialista delle questioni riguardanti l’altitudine. E’ evidente che
Valcareggi non intende rischiare nulla: Domenghini, ad esempio, ha finito sulle ginocchia l’incontro
con la Svezia, e non è stato possibile sostituirlo giacchè gli azzurri avevano già consumato con
Rosato una delle carte di riserva, per sostituire l’infortunato Niccolai: un altro infortunio,
intendiamo, avrebbe costretto gli azzurri a giocare in dieci. Sulle condizioni degli azzurri che
avevano sofferto ieri disagi di natura intestinale, non esisterebbero comunque motivi di allarme,
tant’è vero che, se anche la formazione ufficiale non è stata comunicata, le solite ( e bene informate)
voci di corridoio davano per certa la conferma degli undici ( meno Niccolai, più Rosato) che si sono
battuti mercoledì contro la Svezia. Questa pertanto la formazione che scenderà in campo: Albertosi,
Burgnich, Facchetti, Cera, Rosato, Bertini, Domenghini, Mazzola, Boninsegna, De Sisti, Riva. In
panchina : Zoff, Poletti, Furino ( carta di riserva per Domenghini, con una accentuazione difensiva
in più, dal momento che l’Italia può giocare anche per un pareggio dovendo poi incontrare i modesti
israeliani), Gori e Juliano, quest’ultimo in sostituzione dell’assente Rivera. Il quale Rivera,
interpellato ieri dai giornalisti a proposito di un suo eventuale impiego all’ala destra, magari per un
tempo soltanto, aveva tuttavia dichiarato che non sarebbe mai riuscito a correre come Domenghini,
con ciò confermando la sua idiosincrasia per un ruolo che non lo mette in concorrenza con Mazzola.
Per cui c’è già stato chi ha malignato sulla stessa malattia del capitano milanista. Malattia
diplomatica? Certo che no, se bisogna credere al rinnovato e riespresso amore del milanista per la
maglia azzurra, fosse pure quella di riserva in panchina. Anche perchè Rivera non avrebbe
rinunciato – questo è certo – nemmeno ad una possibilità soltanto teorica di scendere in campo, non
fosse che per dimostrare che una differenza c’è fra lui e gli altri che…usurpano ( come sostiene
Rocco) il suo posto in nazionale.
Di ora in ora aumenta l’interesse per la partita Italia-Uruguay, l’incontro più avvincente, almeno
nelle premesse, della giornata. Fin da stamani numerosi appassionati hanno preso la via di Puebla
per raggiungere lo stadio “ Cuauhtemoc ” per tempo. Dalla cittadina, a 130 chilometri dalla capitale,
viene segnalata una atmosfera di festosa attesa per l’incontro più importante del secondo gruppo
della nona coppa Rimet. Si prevede che circa duemila sostenitori italiani assisteranno alla partita.
Dalle prime ore di stamani, nell’ albergo Maria Isabel di Città del Messico, centro dell’
organizzazione mondiale, l’italiano sembrava prevalere sulla lingua spagnola. Giacchè impermeabili
azzurri con bordi tricolori, bandierine con gli stessi colori e le parole “ Forza Italia ” stampate sui
“sombreri” hanno animato l’atmosfera dell’albergo. Numerosi italiani sono partiti anzitempo per
stringersi attorno alla squadra azzurra a Puebla, nell’ albergo “ Colonial ” che ospiterà la nazionale
durante le sue ore di parmanenza nella città messicana prima dell’incontro. Fin da ieri sera,
l’entusiasmo dei sostenitori italiani ha contagiato la capitale messicana. Per le vie del centro una
decina di automobili addobbate con stendardi azzurri e cariche di persone, sono sfilate a tarda ora

accompagnate dal suono dei clacson. Gli appassionati italiani hanno alternato il grido “ Forza Italia”
al canto dell’Inno di Mameli.
La popolazione, per quanto l’ora fosse avanzata, ha accolto con simpatia l’entusiasmo degli italiani
ed alcuni messicani si sono confusi nel gruppo dei tifosi azzurri. Per la partita di oggi, gli
uruguayani dovranno rinunciare alla loro casacca celeste perchè non si confondano con le maglie
azzurre degli italiani. Nel sorteggio per la designazione della squadra che avrebbe dovuto cambiare
la tenuta di gioco, l’Italia ha avuto la meglio e quindi toccherà ai sudamericani mutare la divisa. I
giocatori di Valcareggi scenderanno in campo in pantaloncini bianchi, maglia e calzettoni azzurri;
gli uruguayani in maglia bianca, calzoncini neri e calzettoni neri con bordo bianco-celeste. L’esito
del sorteggio non ha turbato la fiducia della squadra sudamericana; un dirigente uruguayano ha
rilevato: “ Non ci è importato di aver perduto il sorteggio. A noi interessa vincere la partita ”.
Armando Picchi sta in Messico da due giorni. Magro, asciutto come ai tempi dell’Inter
euromondiale. Gli chiedo: “ Non è una responsabilità grande allenare la Juve? ”.
Risponde sorridendo: “ Vado a fare un giro attorno alla luna e ritorno! Poi si vede che succede ”.
Avrà la copertura di Italo Allodi, per lui qualcosa di più che un amico. Ma sempre di…luna si tratta.
Picchi ha ragione, da livornese realista.