1970 febbraio 22 Prima quasi “grandi” e poi deludenti

1970 febbraio 22 (Il Gazzettino)

Gli azzurri chiudono in parità l’amichevole con la Spagna

Prima quasi « grandi » e poi deludenti

Anastasi-Riva: due gol il 5’
Salvadore: due autoreti in 2’

Senza centrocampo (Cera ha fatto lo stopper), la squadra di Valcareggi si è trovata a disagio
nel controllo dei giovani spagnoli – Incomprensibile nervosismo degli italiani – Due favolose
occasioni per vincere mancate nella ripresa dai nostri avversari

Spagna-Italia 2-2

MARCATORI: 1. t.: 12′ Anastasi, 17′ Riva, 24′ Salvadore autorete, 26′ Salvadore autorete.
SPAGNA: Iribar, Sol, Gallego (Violeta), Costas (Grosso), Eladio, Uriarte, Lora, Amancio,

Garate, Arieta, Rojo.

ITALIA: Zoff, Burgnich, Facchetti, Cera, Puia, Salvadore, Domenghini, Rivera, Anastasi, De

Sisti, Riva.

ARBITRO: Tschenscher.
NOTE: Serata calda, terreno buono. Spettatori 90 mila circa. Angoli 10-4 per la Spagna.

(DAL NOSTRO INVIATO)
Madrid, 21 febbraio
Il presidente Franchi è rimasto deluso; Valcareggi no. Noi sì, come Franchi. Le due autoreti, episodi
sui quali pesa sempre una dose forte di casualità, potrebbero funzionare da alibi ad un pareggio
tirato per i capelli. Ma non può essere così, anche perchè la Spagna avrebbe potuto vincere; la
Spagna ha creato il doppio delle palle-gol azzurre; la Spagna ha condotto almeno 60 dei 90 minuti
del match. M’è sembrata positiva una situazione in prospettiva-mondiali: il fatto cioè che
possediamo finalmente attaccanti puri che, se serviti come si deve, possono segnare contro qualsiasi
avversario, sempre. Si chiamano appunto Riva e Anastasi.

Ma il « pacchetto » negativo mi pare stasera più pesante. Una marcatura quasi folle (Cera sul
centravanti Garate) ha spezzato tutto il meccanismo di centrocampo, isolando De Sisti stretto
addosso alla nostra difesa; allontanando eccessivamente Rivera da Riva e Anastasi. Avrebbe potuto
tappare la falla Domenghini? In parte l’ha fatto, ma Domenghini non tiene la geometria di Cera e
non può dare ritmo isterico per 90 minuti.

Tattica a parte, l’Italia ha dimostrato questa sera a Madrid di non aver affatto risolto tutti i
problemi, né psicologici né tecnici. Psicologici perché troppa gente ha mostrato nervi a fior di pelle,
scarso autocontrollo disciplinare: qualità che saranno senza dubbio fondamentali in Messico, dove
gli arbitri non saranno tutti degli amici. Tecnici, parche la difesa di questa nazionale non sembra
capace di ripetere il rendimento di altri celebri « blocchi ». Manca in sostanza, in area di rigore,
l’autorità di un personaggio che metta in riga e ordini tutti gli altri. Si sapeva che questa non contava
per il risultato. In un certo senso, vero e lampante, ma la stessa partita finirà con il servire
moltissimo.

Ma vediamo, in « cronaca notturna », com’è andata questa partita. Tutti gli italiani mantengono
distanze cortissime tra reparti. Ci sono marcature strane come quella di Cera sul centravanti Garate:

Valcareggi si è trovato evidentemente in difficoltà perché gli spagnoli, pur avendo il battitore
libero, cioè Gallego, tengono quattro uomini costantemente di punta. Per ora le nostre sono invece
soltanto Riva e Anastasi: Domenghini sta arretratissimo, Rivera di mezza punta.

Il forcing degli spagnoli trova ossigeno per dieci minuti. All’11’ tipico contropiede all’italiana
annichilisce il pubblico. Domenghini, sulla trequarti, finta un passaggio a Riva e tocca invece ad
Anastasi, in piena area di rigore, centralmente. Il terzino Gallego, in posizione favorevole, tenta di
allungare al portiere, sbaglia. Anastasi, con freddezza da autentico campione, stoppa, finta la uscita
del portiere, dribbla da fermo due difensori e batte sicuro di destro nella porta deserta. Il gol, per
una certa lenta souplesse, pur senza eguagliarne la misura e la bellezza, mi ha ricordato un
estenuante dribbling-gol di Sandro Mazzola, qualche anno fa in Coppa Campioni a Budapest.

La Spagna non si smonta eccessivamente, forse perchè si tratta di un’amichevole anche se
importante e dal forte sapore nazionalistico. Un colpo di testa molto bello del mediano Uriarte a fil
di traversa dimostra subito dopo il gol che la Spagna non è proprio morta. Ma, incredibilmente
anche per noi, non abituati a un’Italia tanto potente e precisa nello sfruttare tutte le palle-gol
costruite, dopo sette minuti esatti la squadra di San Luigi Riva va ancora in gol con una azione
lunghissima, tecnica, frutto di palleggi e di smarcamenti a catena. In questo gol c’entra mezza
squadra italiana e proprio per ciò il due a zero ha una caratteristica completamente opposta all’uno a
zero: il secondo non è gol di contropiede, ma invenzione manovrata, da Facchetti a Puja, da Puja a
Domenghini in doppio scambio con De Sisti. Poi, l’intelligenza favolosa di Rivera che taglia in
sospensione di destro un pallonetto da sinistra per Riva in posizione di centravanti: Riva, acrobata
nato dell’area di rigore, gira il sinistro in torsione in mezzo a due avversari. Non riesce a colpire
forte; tocca piuttosto sporco, ma proprio per ciò mette in difficoltà totale il portiere Iribar che si
aspettava una gran botta. Il tiro si infila in rete alla sinistra dello spagnolo, in ritardo e fischiato da
un pubblico che comincia a credere che la vittoria recente sulla Germania sia stata soltanto un fuoco
fatuo, cioè un risultato non ripetibile.

Invece, in questa partita che sta tutta in una cronaca, densa di brividi, di scatti agonistici potenti,
anche se disordinati, il due a zero dell’Italia può anche non valere nulla. Quando tutti ci prepariamo
a una partita di controllo, in pratica a una passeggiata, la Spagna (atleticamente con molta birra
buona in corpo) insiste nell’unico schema che le è consentito dall’essere una squadra quasi tutta di
semi-esordienti per una politica avveniristica: la Spagna riparte da zero e va ancora in forcing.
Guardo con apprensione alla marcatura alla quale è costretto Cera, ma sono convinto che il
vantaggio netto riuscirà a dare alla nostra difesa una tranquillità almeno parziale. Invece non è così.
Questa difesa, che in nessuna delle ultime sei partite azzurre è riuscita a offrire sensazione di
blocco, nel giro di due minuti, dal 23′ al 25′, riesce ad annullare un vantaggio quasi matematico con
due autoreti, entrambe di Salvadore!

Il primo gol spagnolo viene da Amancio, il più autorevole dei nostri avversari, giocatore di
classe mondiale, vedetta del Real Madrid. Il pubblico impazzisce letteralmente quando il suo destro,
dal limite dell’area, sotto controllo di Zoff, viene toccato insensatamente da Salvadore, non so se
Zoff avesse chiamato o no la palla, come avrebbe dovuto in una circostanza del genere. In ogni caso
il tocco nervoso di Salvadore ha spiazzato completamente il portiere: parata impossibile. Tutti i
calcoli statistici smentirebbero la possibilità di ripetere un episodio del genere, a distanza di
centoventi secondi. Ma la magia del football sta tutta in questa irrazionalità: sulla sinistra di Zoff
scende rapido Arieta. Quasi dal fondo, crossa al centro teso: Zoff c’è ancora in posizione, ma questa
sera… Salvadore ha deciso di non far toccare la palla al nostro portiere! In preda ad un ingiustificato
raptus che toglie elasticità ai movimenti, Salvadore interviene. Non è uno stop né una respinta alla

paesana: forse, dal momento che non era marcato da un avversario, voleva soltanto smorzare il
cross. Ne esce una deviazione lenta, perfida, che lascia Zoff ad abbrancare ancora l’erba, con il
pallone in rete!

Se non si trattasse di una amichevole, credo che Valcareggi a questo punto si sarebbe suicidato
in panchina. Due autoreti, d’accordo; due errori, ma non del tutto irrazionali sul piano tattico. In
realtà gli spagnoli, che giocano con una temperatura agonistica superiore, non possiedono geni di
regia a centrocampo, ma contano su giovani dal passo continuo, a rullio, contro il quale il nostro
centrocampo, orfano del mediano Cera, costretto a stopper, e stilista in Rivera, non riesce a contare
il gioco. De Sisti si trova stretto in mezzo in maniera insopportabile. Anche perchè, né Cera, né
Facchetti né nessun altro rischia qualche sganciamento in appoggio: e non si capisce proprio perchè.
Gli spagnoli, dopo trenta minuti, hanno oltretutto dovuto rinunciare a Gallego, distrutto da un
contrasto con Riva: il sostituto, Violeta, ha soltanto un nome romantico ma non vale certo Gallego.
Quando comincia il secondo tempo (gli spagnoli hanno sostituito lo stopper Costas con Grosso),
sento urlare in tribuna « Povra Italia »: l’allusione ai mondiali appare chiara. La Spagna vuole
invece vincere: attacca con rush straordinari. Fino al novantesimo tiene in mano la partita. Gli
italiani sono molto nervosi. Lo si capisce dalle reazioni verbali sproporzionate di Domenghini, da
un brutto fallo di Salvadore su Sol a metà campo; più tardi anche da una reazione (tanto per
cambiare) di Rivera.

Le radici di questa situazione di disagio psicologico non sono chiare, dato il carattere del match:
anche se Sandro Ciotti, accanto a noi, sostiene che l’estrema tensione per la lotta dello scudetto e la
polemica Mazzola hanno lasciato il segno.

La Spagna gioca ora più distesa: davanti all’area di rigore italiana, i nostri difensori si trovano
sempre in inferiorità numerica perchè gli spagnoli si sganciano a raffica, mentre i nostri
centrocampisti non riescono a fare filtro. La Spagna crea subito due grosse occasioni per vincere: il
giovane Arieta, alla seconda partita in nazionale, colpisce la traversa con Zoff battuto. Subito dopo,
quasi dal dischetto del rigore, il centravanti Garate calcia forte in spaccata; un lampo, gol? No. Zoff
scatta in avanti e alzando al fulmicotone le braccia sopra la testa riesce a salvare una palla-gol
nettissima.

Con il passare dei minuti gli episodi determinanti si affievoliscono. Ma un dato rimane costante:
la pressione della Spagna e l’incapacità dell’Italia di creare, sia pure in contropiede, schemi efficaci
per Riva e Amatasi, fra l’altro marcati molto bene e in difficoltà negli scambi in tandem. Il pubblico
dieci-quindici minuti prima della conclusione del match cominciava a sfollare.

Si senti scandire il nome di « Kubala Kubala » il nuovo tecnico che sta rifacendo la faccia al

calcio nazionale spagnolo.

La gente che passa sotto la tribuna stampa ci guarda mentre scriviamo e in ispano-italiano ci
ripete quasi una parola d’ordine: « Dal Messico ritornerete a casa subito con questa piccola Italia! ».
Tocchiamo ferro e non condividiamo il pessimismo.

Pagelle
Zoff, Anastasi e De Sisti perni della nostra squadra

ZOFF 7 — Incolpevole sul due gol incassati per la semplice ragione che i tocchi spiazzanti di
Salvadore lo hanno completamente messo fuori posizione. E’ stato grande su un tiro del centravanti
Garate nel secondo tempo. Mi è sembrato però non all’altezza della situazione come regista della
difesa.

BURGNICH 6 — Ha marcato l’ala sinistra Rojo, molto veloce, ma, nonostante gli elogi
sperticati di Valcareggi sulla stampa spagnola, non dotato molto tecnicamente. Burgnich ha
mostrato di avere superato completamente il disagio muscolare, qualche volta ha tentato l’appoggio
in avanti, ha fatto completamente il proprio dovere come terzino sostituendosi qualche volta a
Salvadore in giornata negativa.

FACCHETTI 6 — Il suo avversario era Amancio che il terzino dell’Inter conosce molto bene,
per averlo marcato più di una volta nei match con il Real Madrid. Amancio, fortissimo nei dribbling
a terra, avrebbe potuto mettere in difficoltà il longilineo Facchetti, ma Amancio ha già trent’anni: la
velocità non è più quella di un tempo. Facchetti lo ha contenuto al 70 per cento, ma la
preoccupazione dettata da questo grande giocatore gli ha negato gli appoggi.

CERA 6 — Credo sia la prima volta in vita sua che fa lo stopper puro: mi immagino già gli occhi
sbarrati di meraviglia quando il ct Valcareggi gli avrà comunicato che l’uomo da marcare era il
centravanti Garate. Tenuto conto dell’anomalia del ruolo, non gli si può che dare la sufficienza. Se
poi il discorso si sposta sul centrocampo, allora la valutazione andrebbe tutta rovesciata: Cera infatti
è rimasto sempre nel bunker della difesa e non ha mai potuto dare una mano né a De Sisti né a
Rivera.

PUJA 6 — Arieta, che dl solito parte molto da lontano, ha mantenuto questa sera una posizione
molto avanzata. In pratica la Spagna ha giocato col doppio centravanti. Puja si è salvato quando le
azioni venivano giù frontalmente, ma sugli scatti laterali del giovane antagonista, lo stopper del
Torino si è trovato in difficoltà, rifugiandosi al centro. Ottimi i suoi interventi di testa, come al
solito.

SALVADORE 5 — Le deviazioni in autorete potrebbero essere anche considerate soltanto sotto
il profilo della fatalità. Ma la valutazione negativa non si riferisce soltanto a questi due episodi.
Salvadore non s’è fatto sentire per autorità, stranamente svagato, nervoso, e poco preciso nel capire
il momento giusto in cui doveva affrontare l’avversario o retrocedere alle spalle dei compagni. Una
partita da dimenticare.

DOMENGHINI 6 — Marcato da Eladio, che non è un pincopallino qualsiasi, Domenghini nel
primo tempo ha dato il massimo sul piano agonistico, cercando di contrare non soltanto il suo
avversario ma qualunque difensore della Spagna che si sganciasse in fase offensiva. Nel secondo
tempo è calato di tono per il grande dispendio di energie.

RIVERA 6 — C’è un grosso interrogativo sulla partita di Rivera: sui triangoli che gli sono stati
possibili è stato preciso all’80 per cento, fondamentale nell’azione del secondo gol, più continuo del
solito. Ma bisogna dire che la situazione precaria dei centrocampisti puri, cioè De Sisti, Cera (e
Domenghini), non ha mai offerto al regista del Milan la possibilità di esprimersi al massimo. In
sostanza, tra la difesa e le due punte (Riva-Anastasi) Rivera si è trovato in un limbo difficile da
sostenere, dove era più facile far brutte figure che diventare protagonisti.

ANASTASI 7 — Il gol che ha segnato è splendido. I telespettatori italiani avranno potuto
controllare bene la straordinaria freddezza con la quale il match-winner della Juve ha portato in
vantaggio l’Italia. C’è però una perplessità. M’è sembrato che non sia riuscito a legare molto bene
con Riva. Nel secondo tempo, soprattutto, ai due non è riuscito mai un dialogo decente: mancava
sempre qualcosa, la misura era sempre pressapochista per il dialogo.

DE SISTI 7 — Credo che abbia perso tre chili per questa partita. Il suo antagonista sulla carta
era l’ala destra arretrata Lora, piccolo e velocissimo, mai stanco. Ma in pratica De Sisti non ha
dovuto badare soltanto a Lora. Il centrocampista di Pesaola in realtà s’è trovato sempre in mezzo a

due o tre avversari che scendevano in tandem: terzini e mediano spagnoli si sganciavano sempre a
turno, senza badare molto agli equilibri catenacciari ai quali noi siamo abituati.

RIVA 6 — E’ partito molto bene. Alla prima azione l’hanno messo giù con un fallo. Ha calciato
un’ottima punizione. Il gol è stato un po’ fortunoso e forse sul suo tocco sporco che ha tradito Iribar
c’è stato anche il piedino dl un difensore della Spagna. Ma è stato senz’altro sotto standard rispetto
alle sue possibilità, soprattutto nel secondo tempo.