1970 aprile 20 Nerazzurri con la febbre dell’oro

1970 aprile 20 (Il Gazzettino)

Tutto si spiega con le leggi del calcolo
Nerazzurri con la febbre dell’oro
Il Verona riposava fiacco sugli allori della conquistata salvezza

Inter-Verona 3-1

MARCATORI: 1. t.: 8′ Corso (I), 29′ Boninsegna (I) rigore, 35′ Maddè (V) rigore; 2. t.: 40′

Mazzola (I),

VERONA: Pizzaballa, Mascalaito, Sirena, Ferrari, Batistoni, Mascetti, D’Amato (Ranghino dal

29′ del 2. t.), Maddè, Clerici, Toro, Bui.

INTER: Vieri, Burgnich, Bedin, Bertini, Guarneri, Landini, Jair, Mazzola, Boninsegna, Suarez,

Corso. (n. 13 Vanello).
ARBITRO: Trono.

(DAL NOSTRO INVIATO)
Verona, 19 aprile
NOTE: Prima dell’inizio della partita il presidente del Verona, Garonzi, ha consegnato una
medaglia ricordo a Maddè per la centesima partita in maglia gialloblu. Cielo coperto, temperatura
buona, terreno bagnato da una breve pioggia. Infortuni: distorsione a una caviglia di D’Amato;
contusione a una arcata sopraccigliare di Bui, che ha ricevuto due punti di sutura. Controllo
antidoping positivo per Jair, Mazzola, Corso; Clerici, Ranghino e Bui. Spettatori paganti 17.298,
incasso 25.545.700.

L’Inter è l’unica squadra del campionato che possieda ancora un movente per giocare sul serio: il

denaro. In due sensi:

1) se la squadra somma quaranta punti in classifica alla fine del campionato, cioè domenica
prossima, gli ingaggi di ciascuno dei giocatori verranno pagati per intero, senza la decurtazione
prevista. In pratica, raggiungendo i quaranta punti, ogni titolare dell’Inter incasserà, in media, un
premio di tre milioni;

2) se la squadra, indipendentemente dai quaranta punti, si piazzerà seconda, alle spalle del
Cagliari, maturerà inoltre il diritto a dividersi pro capite il dieci per cento circa dell’incasso netto di
tutta la stagione!

Non occorre essere dei ragionieri per capire quanto forte possa essere ancora la spinta interiore
dell’Inter in un momento in cui tutto è deciso e appagato per il campionato ’70. Vincendo facile a
Verona, l’Inter ha questa sera 39 punti e sta al secondo posto, tra Cagliari e Juve. E’ probabile che,
domenica prossima in trasferta con la Sampdoria, riesca a centrare entrambi gli obiettivi-finanziari
di questo rilassato fine stagione del football. In fondo, l’unico a rimetterci molto nella circostanza
sarà il presidente dell’Inter, Fraizzoli…

L’Inter aveva Facchetti stirato e Cella squalificato, ma non se n’è accorta. Guarneri ha stoppato
senza ansia Bui, Lendini ha battuto via senza la minima preoccupazione stilistica e Bedin ha
contrato D’Amato, torbido come la squadra. L’unico del Verona a prendere sul serio la partita è stato
in sostanza Ferrari, mandato a marcare Mazzola a tutto campo. Mascetti indicato come antagonista
di Corso, avrebbe dovuto preoccuparsi di più del mancino di San Michele Extra: ma,
evidentemente, Mascetti è dell’opinione di Renato Lucchi, che per Corso nutre profonda disistima
tecnica. L’anno scorso infatti, quando sembrava candidato alla panchina nerazzurra, Lucchi suggerì
allo stato interista l’eliminazione di Corso per reato di « lentezza ». E anche recentemente, in

un’inchiesta giornalistica, Lucchi rese pubblica l’opinione negativa sul giocatore. Mascetti come
Lucchi dunque: scarsa attenzione tattica a Corso, troppo libero d’inventare con la classe rarissima
che possiede.

E, dopo otto minuti di match, proprio Corso, veronese, accusato di pinguedine ma inserito
finalmente nei 40 pre-Messico, dava la sterzata alla partita. A conclusione di una bagarre
lunghissima in area, con palo di Mazzola alla destra di Pizzaballa, Corso si smarca quasi
centralmente; il tocco di Boninsegna gli arriva; Corso controlla con il destro; per andare sul sicuro…
passa la palla dal destro al sinistro e colpisce di collo, secco, preciso alla sinistra di Pizzaballa.
Mascalaito se la prende con Mascetti e Lucchi abbassa la testa fra le mani.

Non era una grande Inter quella che stava vincendo. Proprio Mascetti, un quarto d’ora dopo,
riceveva un diagonale perfetto di Toro e calciava alto e male di piatto destro una geometrica palla-
gol. Ma l’Inter era più concentrata, più dura in difesa, tranquilla nei disimpegni a centrocampo.
Tutto ciò che il Verona non era. Invece era mollaccione, senza grinta, ormai farcito dalla salvezza
matematica, con le gambe sghembe e senza incentivi finanziari di qualche entità.

In queste condizioni, parlare di marcature, di scelte Attiche, equivale a raccontare barzellette.
Solo l’Inter, in particolare Corso, è riuscita ad evitare lo sbadiglio al pubblico. Non a caso (quasi in
souplesse ed accennando scambi ai confini della melina già nel primo tempo) l’Inter riusciva, dopo
ventotto minuti, ad andare sul due a zero.

Boninsegna, fuori area, in posizione di centravanti, tocca a sinistra su Bertini: il mediano, azione
tipica, spinge avanti e scatta in area. Mascalaito si prepara al tackle proprio nell’istante in cui Bertini
ha toccato la palla in avanti: Mascalaito, bruciato sul tempo, entra netto sul piede di Bertini. Rigore
« preterintenzionale » una scelta di tempo cioè sbagliata, ma fallo nettissimo, senza sfumature.
Boninsegna calcia il penalty con disinvoltura, quasi senza entusiasmo.

A questo punto qualcuno suggerisce di andar via e di ascoltare il resto della partita al transistor.
Non ha tutti i torti, perchè gli schemi del Verona, con Burgnich e Guarneri che camminano sopra a
Clerici e Bui, non sembrano avere nessuna possibilità di invertire il senso del gioco. Ci riesce
invece un episodio atipico, fallo di mano in area, senza dubbi, di Burgnich: l’atipico sta proprio
nell’autore del fallo. Il giocatore più esperto, meno emotivo che bazzichi oggi nelle aree di rigore
italiane mette il braccio per risolvere una situazione di ordinaria amministrazione. Mistero dei
riflessi muscolari: comunque penalty. Maddè calcia alla sua sinistra; Vieri si sposta dall’altra parte.
L’intervallo, dunque, come pausa autentica, dopo che il match era sembrato chiuso per sempre e
in fretta. Nei quindici minuti, ho sentito parlare molto di campagna acquisti e pochissimo di partita.
Mezza Inter avrà questa settimana un incontro con Fraizzoli per chiedere il trasferimento (il caso
soprattutto di Mazzola). Suarez è stanco di Heriberto, Jair piace molto a Garonzi. L’intervallo è
servito a captare tutto ciò.

Il secondo tempo ha offerto soprattutto la faccia del giovane arbitro Trono, di Torino. Dopo due
rigori esatti nel primo tempo, ha lasciato che accadesse di tutto senza fare una piega: Suarez alza un
pallonetto smarcante per Corso in area e Mascetti, in piena area, intercetta con la mano, presa chiara
di basket: l’arbitro è lì fisicamente ma senza regolamento; più tardi Bui calcia forte in porta,
Guarneri si oppone con le braccia; due volte Batistoni spinge senza inibizioni Boninsegna in area. E
sempre Trono corre tranquillo, come se nulla fosse accaduto. Ad un certo punto è diventato persino
divertente.

Una conclusione appare in ogni caso non smentibile: con il risultato, l’arbitro non c’entra nulla.
Danni non ne ha provocati. Fatte le somme, gli episodi più clamorosi li ha forse patiti l’Inter, senza
contare che, nel secondo tempo, Corso ha messo due favolose palle-gol per Boninsegna e Jair, con

ottime uscite acrobatiche di Pizzaballa. Senza contare che, per lunghi periodi, l’Inter ha
melineggiato contro il discontinuo forcing del Verona. Senza contare infine che, per una ciclopica
palla-gol sbrindellata da Sirena in corsa, esiste il… terzo gol dell’Inter: Bertini sulla sinistra, non in
offside, crossa al centro, pisolo generale della difesa del Verona, impatto di Mazzola, con il piatto
destro, rete imparabile.

Mancavano soltanto cinque minuti alla fine, la gente se ne stava già andando. L’operazione-
finanziaria dell’Inter era riuscita. Le bandiere nerazzurre sventolavano con moderato e pudico
entusiasmo. L’esodo del pubblico veronese aveva invece un passo triste e nostalgico.

Pagelle
L’otto va soltanto a Corso
Quattro i sette: Toro, Burgnich, Jair, Suarez

INTER

VIERI 6: scarsamente chiamato all’intervento. Qualche uscita, una punizione di Bui frenata a

terra.

BURGNICH 7: con la solita maglia ma in pratica stopper su Clerici. E Clerici ha finito con il

tentare un paio di simulazioni in area…

BEDIN 6: preso un po’ sotto gamba d’Amato tanto che ad un certo punto Heriberto lo ha

richiamato ad un controllo più rigoroso. Rendimento più che onesto.

BERTINI 6: meno aggressivo del solito. In uno dei suoi potenti inserimenti offensivi ha

provocato il rigore di Mascalaito. Marcatura ordinata in zona-Maddè.

GUARNERI 6: al vecchio Aristide, fisicamente rimesso in condizione, è toccato Bui. Anche per

la scarsa forma del goleador, Guarneri ha costruito un match positivo. Sempre fortissimo di testa.

LANDINI 6: raramente ha stoppato l’azione, preoccupato com’era di spezzare brutalmente un

certo forcing del Verona: perciò, quasi sempre, battute al volo, senza riflessione ma efficaci.

JAIR 7: lo scatto di un tempo quasi c’è. Pure una maggiore fiducia nei propri mezzi, ma cerca
poco la conclusione. Al 23′ della ripresa, su lancio splendido di corso, ha colpito un po’ troppo
diagonale.

MAZZOLA 6: sufficienza legata esclusivamente al palo e al gol, preciso, senza fatica. Sul piano

del gioco, una delusione colossale: sembrava l’unico interessato ai quaranta punti dell’Inter.

BONINSEGNA 5: nervoso, sempre disfattista sulle iniziative dei compagni. Nella ripresa, un
brutto buco su cross perfetto di Bertini; invece pronto più tardi alla girata dettata da Corso, ma
Pizzaballa era piazzato. Tranquillo sul rigore.

SUAREZ 7: contributo importante e rilassante al centrocampo-regia. Ottime aperture.

Fisicamente persino brillante.

CORSO 8: qualche pausa e qualche errore di tocco all’inizio. Per il resto, un gol raffinato,

quattro palle-gol servite, melina abile e inversioni offensive rapide…

VERONA

PIZZABALLA 6: un po’ frastornato nell’azione del primo gol, ma assolutamente inconsapevole

in tutto il resto. Due precise uscite, soprattutto su Jair.

MASCALAITO 6: con la maglia numero due ma in pratica battitore libero. Il rigore sulla

coscienza. Coinvolto in una difesa fiacca.

SIRENA 6: troppo preoccupato da Jair per produrre il solito contributo offensivo. A dieci minuti

dalla fine della partita, su servizio intelligente di Toro, ha sbucciato male la conclusione.

FERRARI 6: controllo diligente a Mazzola nonostante il continuo pendolare dell’interista nelle

zone più variate del campo. Alla fine gli è scappato in gol con uno dei raptus fulminei del Sandro.

BATTISTONI 5: nonostante il bighellonare non sempre concentrato di Boninsegna, lo stopper
ha chiuso poco, contribuendo ad un pacchetto di difesa slegato e approssimativo. Ma quando mai il
Verona, ora che è salvo, proverà Nanni?! Mistero.

MASCETTI 6: quantità enorme di gioco, anche la possibilità di concludere due volte in gol, ma

un’antitesi troppo disinvolta per Corso.

D’AMATO 5: gli ricordo soltanto un’ottima cosa: dopo trentun minuti un delizioso cross a Bui

che bucava la conclusione non difficile. Poi, trotto smunto, senza mordente.

MADDE’ 5: la medaglia di oro consegnatagli da Garonzi per la centesima partita avrebbe dovuto

caricarlo forte. Invece m’è parso in giornata grigia. Bertini gli opponeva meno stile ma più sprint.

CLERICI 5: difficile giocare con Burgnich in piena area. Eppure, nonostante l’alibi, scambi
troppo personali e ritardati. Ricordo dopo quaranta minuti, uno stupendo contropiede tre contro due:
ma Clerici passò la palla quando era rientrata in zona anche la nonna!

TORO 7: pur nei limiti dinamici naturali e di età, il migliore del Verona. Gli unici servizi

intelligenti e inversioni di gioco sono venuti da lui.

BUI 5: l’ombra del grande giocatore che tutti conosciamo.