1971 ottobre 3 Con il campionato di “A” esplode oggi la stagione del calcio

1971 ottobre 3 – Con il campionato di “ A ” esplode oggi la stagione del calcio. Adesso ci
siamo: tutti in campo!

Nell’estate del 1966 Nereo Rocco fu a Londra: mezzo all’Hotel My Fair, mezzo a Wembley per la
Coppa Rimet.
Il “ paron ” pensa agli inglesi con antipatia e rispetto: ne detesta la supponenza da inventori del
football. Triestino patriottico, rifiuta quasi per istinto di intrupparsi con gli adoratori del calcio
all’inglese. Tecnicamente, non ascolta Radio Londra.
Ma c’è in Rocco un largo squarcio di stima per la virilità anglosassone ( vedi il Padova “ storico ” e
la difesa di Schnellinger), per la selezione fisica di base ( non ha rifiutato Filippi perchè
“tombolotto ”?), per l’autonomia agonistica di certi terzini d’attacco ( recentemente ha detto: “ spero
di aver trovato il nostro Cooper in Sabbadini ”).
Per tutta la durata della Coppa Rimet, Rocco fu spettatore anche in Messico, dove l’Inghilterra fu
stritolata da un surplace di Tostao- tocco smarcante di Pelè- e destro fitto di Jairzinho.
Eppure, gli appunti tattici presi cinque anni prima, a Londra, gli sono rimasti addosso come una
“voglia ”. Il Milanche Rocco avrebbe voluto da Sordillo prevedeva, tre mesi fa, soprattutto un
giocatore: John Chinaglia. Italo-inglese, tanto alto da ingobbirne, bulldozer di area, Chinaglia
manca al Milan. E proprio perchè gli manca, diventa simbolo di un campionato dove a tutti manca
“qualcuno ”.
Senza un panzer, il Milan si sente zavorrato a destra, e sta inventando un 7. La Juve avrebbe voluto
un battitore libero, Pirazzini: non l’ha ottenuto. E non può contare nemmeno su una panchina “ da
scudetto ”: non a caso, proprio l’altro ieri, s’è saputo che lo staff di Piazza San Carlo scartò
l’ingaggio di Helenio Herrera soltanto per non irritare i sindacati durante la vertenza Fiat. La stessa
Inter si sente parzialmente orfana: infatti chiede la grazia per il portiere Vieri, il pugilatore di
Newcastle, e cerca in Damiani una variante di freschezza a Jair, brasilero stracolmo di savoir faire,
eppure surgelato nell’inverno di San Siro.
Nessuna Grande si sente Grandissima. Nessuna si giudica prodotto finito.
Tantomeno il Cagliari che soltanto l’elettrochoc-Riva può strappare alla paralisi.
Ma è proprio questa incompiutezza di tutti ad accettare il campionato. Il perfettibile affascina, titilla
i tecnici, dilata i protagonisti, colora il pubblico. E sarà soprattutto il pubblico a rendere intelligente
o mediocre questo campionato. Se un italiano su due “ parla football ”, se il calcio italiano ( come
rivelò Stacchi) è un’azienda da 150 miliardi di fatturato all’anno, allora questo fenomeno sociale
partorito da un pallone di cuoio merita e chiama gente per bene.
I rimpianti per De Coubertin a che servono? Il più professionista degli sport sta intonando, sia pure
tra inevitabili stecche, la “ musique de l’avenir ”.