1996 marzo 15 Nordest chiama Italia

1996 marzo 15 – Perché Nordest chiama Italia”
Esce oggi il libro intervista di Gianni Montagni a Giorgio Lago sulle trasformazioni delle nostre
terre
Un sostegno con decisione ai «primi partiti-non partito: i sindaci e le imprese». La strada del
federalismo
Paese dei poteri occulti
I SINDACI – «Funzionerà perché l’iniziativa dei sindaci è trasversale a tutti i partiti, non ha una
paternità politica, nasce da questi nuovi sindaci, eletti direttamente dal popolo, e quindi è espressione di
tutte le comunità locali del Nordest, senza distinzione di simbolo. E’ un caso italiano, da studiare, di
una novità assoluta, l’unico movimento che chiede responsabilità invece di sfuggirle! Per l’Italia, un
dato clamoroso».
LE IMPRESE – «Gli imprenditori sfruttano la sintonia con i sindaci. Potrebbero ancora essere tentati
di fare il partito degli imprenditori, andar loro in Parlamento, ma hanno capito che non farebbero un
affare. Hanno fatto un salto culturale, anche per loro la politica vera è l’amministrazione. Perciò
preferiscono affidarsi alla politica che viene dall’amministrazione, ai sindaci, i migliori candidati per il
Parlamento di domani. Ma gli imprenditori sono stati così lungimiranti: la loro miglior politica è
suscitarla senza farla. Devono marcare tutti e nessuno, da battitori liberi».
I GIUDICI – «Lo si sa, c’è un’Italia losca che non sopporta di vedersi disarmare, tenta la rivincita:
morbida con il riciclaggio in nuovi partiti, dura aggredendo chi l’ha mandata alla sbarra. L’Italia dei
dossier anonimi, dei poteri occulti, delle finanziere a caccia di paradisi fiscali. L’Italia che ha fatto
pagare ai contribuenti, chi al lavoro chi in pensione, i conti della corruzione politica, del rampantismo
sociale e del cinismo economico. Questa Italia odia Di Pietro e ha già vinto una volta spingendolo alle
dimissioni. Mentre Di Pietro e ha già vinto una volta spingendolo alle dimissioni. Mentre Di Pietro
trascorreva al suo paesello un Natale da appestato, i signori delle tangenti se la spassavano a piede
libero nei posti più rinomati o facevano Capodanno a Cortina».
LA POLITICA – «Facemmo un giornale aperto a tutti, destra e sinistra, svincolato dai rituali delle
maggioranze e delle minoranze. Giornale aperto a tutti coloro che facevano qualcosa e che avevano
qualcosa da dire o da proporre. E quando, qualche anno più avanti, sono comparsi sulla scena politica i
primissimi segni di un possibile cambiamento, le picconate di Cossiga, il bombardamento di Bossi, i
referendum di Segni, abbiamo spalancato le pagine, subito, senza attendere le verifiche dell’urna».
IL FEDERALISMO – «Stiamo discutendo di federalismo da quattro anni. I contenuti si conoscono, ciò,
che manca è la capacità di scegliere una formula e di adottarla con decisione. E allora succede che si
creano problemi su problemi, talvolta in buona fede, spesso ad arte. Il federalismo non basta studiarlo,
bisogna volerlo. E nell’interesse di tutti, una necessità, non più una teoria dello Stato».
(da “Nordest chiama Italia” – Neri Pozza)
marzo 1996