1995 gennaio 29 Ricordando il 1937
1995 gennaio 29 – Ricordando il 1937
Soltanto per comodità, non certo per vezzo autobiografico, considero la mia generazione. Nel 1937
siamo nati con al potere il peggio del Novecento: in ordine temporale, il comunismo, il fascismo, il
nazismo. 
In Unione Sovietica, Stalin celebrava le grandi “purghe” di oppositori veri e immaginari. A colpi di
Siberia,  gulag  e  plotoni  di  esecuzione,  nel  nome  della  più  estesa  mistificazione  che  mai  ideologia
abbia realizzato nella Storia. 
In Giappone prendeva il potere un generale, in Europa nasceva il patto del fascismo con il nazismo,
il delitto per sistema, la menzogna per diplomazia, il lager per soluzione finale, la conquista per pace
millenaria. 
Don Luigi Sturzo era costretto a pubblicare i libri a Parigi nel 1937: non c’era posto in Italia per il
prete che aveva insegnato ai cattolici l’impegno laico in politica. Negli stessi mesi, in Francia, agenti
fascisti  assassinavano  il  fondatore  del  movimento  Giustizia  e  Libertà,  Carlo  Rosselli,  fatto  fuori
assieme al fratello Nello. 
Nonostante le premesse, in questa Europa e in questa Italia ci saremmo ben presto resi conto di essere
nati con la camicia. Perdendo la guerra, avevamo vinto tutto il resto. Tutto. 
Con una complicazione di prima grandezza. Più che a svilupparsi a 360 gradi, la democrazia italiana
doveva  pensare  soprattutto  a  difendersi.  Nata  anti-fascista
tenuta
all’anticomunismo. 
legava ora
la sua
,
E  tra  un’Italia  politicamente  “anti”,  monca,  dogmatica,  bloccata  nel  voto,  culturalmente  ottusa,
impermeabile  al  virus  liberale.  Se  l’anti-fascismo  ribadiva  un  monito  fino  a  rischiare  la  retorica,
l’anti-comunismo  rappresentava  la  guerra  fredda  tra  noi:  una  precauzione,  un  riflesso  di  legittima
difesa contro l’unico comunismo dimostrato. Quello reale, nei fatti, incarnato nella Storia. 
Tutto  questo  è  finito!  Sei  anni  fa  il  Muro  di  Berlino  ha  seppellito  il  comunismo  e,  con  esso,  il
dopoguerra. Ma fa bene Fini a sostenere che la transizione da Msi ad Alleanza Nazionale contribuisce
a chiudere il dopoguerra in Italia, dove cinquant’anni fa si combatté una guerra civile. Il peggio che
possa capitare a un Paese. 
L’ipoteca  fascista  ci  ha  impedito  di  avere  una  Destra  a  testa  alta,  conservatrice  senza  essere
reazionaria.  L’incognita  comunista  ci  ha  negato  una  Sinistra  liberal  soffocando  sul  nascere
l’alternanza di governo: al massimo, con quella Sinistra, si spartiva il potere sottobanco. 
Per mezzo secolo, la nostra generazione ha visto questa Europa, questa Italia. E noi oggi, come fanno
gli intellettuali senza intelletto, dovremmo piangere dalla mattina alla sera su Buttiglione che esita,
su D’Alema che non sorride, su Bossi che tuona, su Berlusconi che non si dà pace? 
No, per carità. Tutto ciò che vediamo è ancora provvisorio.
Viviamo  una  stagione  politicamente  immensa,  che  può  far  nascere  ciò  che  invano  attendiamo  da
sempre: un’Italia dialettica, ricca di diversità ma capace di aggregarsi per offrire agli elettori almeno
due ricette di governo. Non confondiamo il mare di opportunità con la schiuma.