1995 gennaio 24 Peccato che duri poco
1995 gennaio 24 – Peccato che duri poco
Un discorso perfetto. Non per la confezione, ma per quello che il presidente Dini ha detto.
Sentivamo il bisogno addirittura fisico di ascoltare parole non iperboli, ragionamenti non  ultimatum,
impegni  non  pronunciamenti.  Soltanto  il  vento  della  cialtroneria  può  far  confondere  scialbo  con
rigoroso: finalmente un uomo di Stato che si fa bocciare in oratoria per promuovere in servizio. 
Pur senza la minima concessione alla retorica, emergeva il richiamo al bene del nostro Paese, che già
in Macchiavelli era “La salute della patria” e, prima ancora, la “Salus reipublicae”. Possiamo anche
fregarcene  e pulirci le scarpe con il discorso di  Dini,  ma dobbiamo pur  sapere che senza lucidità,
senza generosità, senza onestà, butteremmo via il destino di un Paese che ha energie almeno pari ai
guai e che dopo il collasso insiste per cambiare. 
Dini ha detto tutto quel che doveva e poteva. A chi vorrebbe quell’aula ridotta a bettola, ha ricordato
che  il  Parlamento  è  il  popolo,  e  lo  esprime  nel  bene  e  nel  male.  A  chi  pretenderebbe  di  usare  il
Parlamento per impedire il voto popolare, ha chiarito di voler attuare i programmi in “tempi molto
rapidi”. 
Berlusconi  e  Fini  avevano  musi  lunghissimi,  come  se  fosse  stato  loro  negato  qualcosa  che  si
attendevano per diritto divino. Resta un mistero che cosa Dini avrebbe potuto spiegare meglio, visto
che considera “esaurito” il mandato sia in caso di inciampi parlamentari che di cammino compiuto. 
C’era chi, immerso fino al collo nella sbornia pseudopolitica, ha ascoltato distrattamente l’intervento
dedicato  allo  Stato.  Una  mazzata  sugli  ostacoli,  la  complessità,  i  freni  della  burocrazia  e  della
macchina; una picconata a questa “forma di Stato” che sacrifica al centralismo il meglio delle risorse.
E sarà questa la vera battaglia del Piave della nuova politica, se nuova radicalmente. 
Quando il Presidente del Consiglio ha concluso augurandosi che il suo governo serva quello che gli
succederà, ci siamo detti: peccato che Dini duri poco. Davvero peccato.