1986 settembre 21 Alla ricerca del consenso perduto

1986 settembre 21 – Alla ricerca del consenso perduto
Il pentapartito cioè la politica, il nucleare cioè la società, Tortora cioè la giustizia. Sull’opinione
pubblica hanno in comune un effetto perverso perché non c’è problema, per quanto d’interesse
collettivo, che non venga spregiudicatamente usato per trarne presunti vantaggi di parte. Presunti dal
momento che spesso i conti dei machiavelli non tornano, ma a pagare resta in ogni caso il Paese. Mano
a mano che celebrava la sua durata e i suoi risultati, la maggioranza di governo aumentava all’interno la
forza centrifuga. Tra una verifica incompiuta, una mezza crisi e un sospirato bis aveva tuttavia trovato
tutto il tempo possibile e immaginabile di pattuire l’alternanza di potere, le priorità di programma – che
sono numerose –, il senso se non strategico almeno tattico di un’alleanza senza alternative a portata di
mano. Nessuno, tantomeno noi, si era illuso di registrare un vero e proprio salto di qualità nella
mediazione tra i cinque partiti, e soprattutto fra Dc e Psi, ma certamente ci si aspettava una maggiore
dose di coerenza, per quanto a tempo determinato. Neppure quest’ultimo, prudente auspicio ha trovato
conferma. Le divergenze sui grandi temi si sono accentuate, così pure l’attività dei franchi tiratori che
battono bandiere fantasma, mentre ogni decisione – compresa la tassazione di bot e cct – spiazza
bruscamente uno o più settori della maggioranza. Non da oggi, però oggi più che mai, la sensazione è
che ciascuno (e qualcuno più di altri) stia lavorando esclusivamente per garantirsi la pole position
elettorale. Il che fa parte del corretto gioco della democrazia, a patto che non superi il limite della
decenza politica nello strumentalizzare anche scelte delicatissime, come quella riguardante sviluppo,
energia e salute, vale a dire il nucleare. Il quale esige dati non emozioni, prudenza non partito preso,
fantasia pulita non grovigli d’interessi, sicurezza non forzature, dosaggio dei valori complessivi di una
società avanzata non opzioni di settore. In parole povere, il nucleare rappresenta il test ideale di una
classe politica: dipende soltanto dal suo grado di responsabilità dimostrarsi guida credibile o
malsopportata corporazione. Quando la ricerca del consenso prende in ostaggio la capacità di proposta,
a uscirne stravolto è precisamente il rapporto con gli elettori, messi nella condizione di capire sempre
meno e di diffidare sempre di più. Certo, l’aggiornamento delle istituzioni è tanto necessario da
risultare già tardivo, ma nulla migliorerà senza una coscienza più istituzionale e meno partitica dei
politici. Lo stesso caso Tortora semina diffidenza quando la giustizia «trionfa» o «complotta» a
seconda del verdetto, dove una corte sottoposta a «legittimo sospetto» diventa di colpo l’incarnazione
del «coraggio» e dell’equità. Insomma, non i magistrati rispettati in quanto tali per la difficile funzione
e le sentenze valutate dalle motivazioni, quanto un criterio di giustizia di stampo per così dire
personale. Senza regole nel gioco, nessuna riforma potrà ottenere credito.
21 settembre 1986