1986 aprile 16 Metodi israeliano e nazista

1986 aprile 16 – Metodi israeliano e nazista

Bombe americane sulla Libia, missili libici contro Lampedusa: è guerra, anche se non dichiarata. Il
movente di Reagan sono le prove, a suo dire “incofutabili”, della responsabilità della Libia negli
attentati anti-Usa; la tentata rappresaglia di Gheddafi è trasversale, come usavano i nazisti.
All’Italia non è servito nulla porgere la guancia di Andreotti al dialogo con il leader di Tripoli.
Nonostante l‘estraneità del nostro paese al raid di Reagan e nonostante la moderazione della nostra
politica estera, Gheddafi ha risposto con una intimidazione del tutto coerente con le minacce dei
giorni scorsi e all’avventurismo della sua politica. Di tutto si può accusare Gheddafi, fuorché di non
mantenere la parola.
Gli Stati Uniti hanno adottato nei confronti del terrorismo il metodo israeliano: ad ogni attentato una
risposta militare di “dissuasione”. Nel Mediterraneo e altrove, nulla sarà più come prima. La spirale
terrore-rappresaglia ha fatto un salto di qualità che ha avvicinato di colpo la soglia dei massimi rischi.
Questa crisi viene da lontano. Ha sullo sfondo il perdurare del problema palestinese e l‘insorgere del
fanatismo islamico; trova indiretto supporto nell’ambiguità di un’Europa più sensibile di interessi
mercantili che a ragioni di sicurezza. La pace non può essere equidistante; il terrorismo non consente
neutralità.
Gheddafi è l‘uomo che esporta i killer per far tacere gli oppositori del suo regime; l’uomo che
proclamò festa nazionale il giorno dell’assassinio di Sadat, leader egiziano premio Nobel per la pace.
Non abbiamo a disposizione indizi che facciano sperare in una svolta della Libia quale sponsor
occulto o palese del terrorismo.
Proprio quando la guerra e il pessimismo sembrano prenotare l’avvenire, nessuno può più fare il
furbo. Tocca all’Europa isolare Gheddafi e impedire che gli Stati Uniti cadano preda della sindrome
da colonnello.