1978 ottobre 8 La dolce vita

1978 ottobre 8 – La dolce vita

La foto che pubblichiamo qui sopra è del 5 giugno scorso, a Mar del Plata, e mostra
un sorridente primo piano dei due più giovani giocatori della Nazionale, Cabrini anni
20, Rossi anni 21, entrambi ammiratissimi e unanimemente ritenuti salvagente di
Bearzot al Mundial.
Dall’Argentina sembra passato un secolo. Ora, Rossi non gioca per un disgraziato
infortunio al ginocchio e Cabrini, che proprio oggi 8 ottobre compie 21 anni, si vede
escluso per “turbamento psicologico” dalla Juve che incontra il Verona.
Già le vite parallele delle due rivelazioni del calcio italiano la dicono lunga sulla
fragilità degli idoli, esposti come sono ai ritmi di una vita industrializzata, cui basta
produrre e fatturare, ignorando pause che non siano rigidamente programmate: si è
mai sentito dire di una catena di montaggio che si ferma perché stanca o turbata?
Ma la vicenda di Cabrini, chiamato bell’Antonio per l’invadente bellezza di cui non ha
né merito né colpa, si presta a un’altra osservazione. La nostra civiltà non sa aspettare,
ha una fretta bestiale nel modellare tutti sul proprio tasso di consumo. A Chicago ci
sono un paio di migliaia di bambine-prostitute; nel nostro calcio chiediamo ai giovani
di passare indenni attraverso il troppo denaro, il troppo divismo, la troppa pubblicità,
quasi fossero non atleti-uomini in formazione ma personaggi già vaccinati contro
l’iperbole di massa.
Pur molto diversi tra loro, più riflessivo Rossi più esuberante Cabrini, i due si trovano
così ad avere in comune un obbligo: di rendere pubblica persino la privacy. Per Rossi
la favola romantica con Simonetta; per Cabrini l’onere di smentire una presunta dolce
vita più parente di Scott Fitzgerald anni ’30 che di Fellini.
Ciò di fronte ad un ambiente il più delle volte malizioso e preconcetto. Non a caso gli
allenatori sognano giocatori tutti maritati e padri. Giovanbattista Fabbri consiglia ai
suoi di fare l’amore una sola volta alla settimana, di lunedì, non so a che ora o come. I
tifosi sospettano lussuria dietro ogni autografo richiesto dalle ragazzine. I dirigenti
sembrano dell’opinione, cantata 15 anni fa da Bob Dylan, che “l’amore è soltanto una
parolaccia”.
Dicono che i sacrifici richiesti alla crema dei calciatori siano abbondantemente
ripagati. Lire alla mano, è verissimo, e tuttavia si dimentica che i divi nostrani sono
costretti a esser vecchi quando sono giovani e giovani quando, non tanto all’anagrafe
ma la carriera, li ha resi vecchi.