1990 aprile 1 Denuncia denuncia tanto…

1990 aprile 1 – Denuncia, denuncia tanto…

Gli uffici tributari ratificano che il 90 per cento dei lavoratori autonomi evade il
fisco nell’inadeguatezza dei controlli.
I magistrati sono andati da Cossiga consegnando un dossier dal quale risulta che la
giustizia corre il concreto rischio della paralisi dei processi.
Il ministro dell’ambiente conferma in televisione che il 60 per cento dei depuratori
non funziona, che esistono migliaia di discariche abusive, che ancor oggi la gran
parte dei rifiuti tossici viene buttata qua e là, clandestinamente.
La Confindustria denuncia «ritardi enormi» nei servizi e nelle infrastrutture, che
penalizzano la competitività delle imprese italiane.
Dopo il sopralluogo in un Aspromonte sempre più omertoso e impenetrabile, il
giovane ex-sequestrato Cesare Casella afferma: «Qui bisogna militarizzare tutto».
Ma l’Alto Commissario anti-mafia, Domenico Sica, sfiora il linciaggio in curiosa
concomitanza con due fatti: l’inquisizione di un magistrato infedele e l’esecuzione
di oltre 500 intercettazioni telefoniche anche d’alto bordo.
Fisco, giustizia, ambiente, servizi pubblici, lotta alla criminalità: sono soltanto
alcuni appunti degli ultimissimi giorni, e mettono angoscia. Lo sfascio si aggiunge
all’impotenza, ma pare che la cosa non interessi a nessuno: la classe politica ha già
prenotato qualche anno di intrattenimento con la riforma presidenziale; la pubblica
opinione s’illude che alla lunga l’Italia se la caverà come sempre.
Pur non esistendo ragionevoli indizi che tanta sventatezza possa passare indenne, il
benessere addormenta il bisogno di riflettere e di indignarsi. Basta non pensarci e
tutto viene aggiornato. La denuncia non è più una forma di pressione per risolvere i
problemi; serve piuttosto a tenerli indefinitamente sul tappeto.
Anche chi governa ha capito oramai alla perfezione il meccanismo: i ministri
sembrano tutti esponenti dell’opposizione; parlano ai cittadini elencando ritardi,
omissioni, incompetenze; non promettono più nulla, auspicano come se si
appellassero a un’entità astratta fuori dalla loro e dalla nostra portata. Fateci caso:
non ce n’è uno che non abbia la legge risolutiva pronta ad essere approvata, proprio
questione di minuti dopo anni e anni di stasi.
Altro che Europa! Nel crollo dei blocchi, riemergono le nazioni e noi abbiamo
ottime possibilità di fallire l’incontro. Con uno Stato a pezzi e un anti-Stato
fortissimo, la nostra sarà la Repubblica del traffici altrui.