2002 aprile 8 Valentino Rossi

complicata dalla

2002 aprile 8 – Valentino rossi

Rieccolo!

22 anni, motociclista pesarese, campione del mondo delle 500, Valentino Rossi arriva oggi a Tokio
per presentare i programmi della Honda, l’imminente stagione, la passerella industriale e sportiva di
un’azienda-mito nel mondo dei motori. Non dico che dovrà sedersi per terra a gambe
incrociate,come usavano fare gli antichi Samurai davanti all’altare di famiglia, ma nemmeno il più
eccentrico pilota di tutti i tempi potrà evitare qualche inchino severamente giapponese nel fare lo
spot delle sue moto.
Se non altro per impegno contrattuale, è escluso che Valentino si possa presentare, alla sua
maniera, travestito da Superman o da Robin Hood oppure con una bambola gonfiabile sotto il
braccio in segno di vittoria.Là con la Honda non si scherza; la Honda è sacra.
Non a caso, il rinnovo biennale del contratto tra Rossi e i giapponesi è stato firmato soltanto in
extremis, venerdì scorso, dopo mesi e mesi di trattative, con rotture e terribili silenzi
orientali,sempre sul filo del divorzio.Una volta tanto l’ostacolo numero uno non erano gli yen:
Valentino ne vale tanti, 15 miliardi in vecchie lire,e questi gli hanno dato alla fine.
Non era neanche,come si poteva credere,un’intesa
traduzione delle
minuziosissime clausole dal giapponese all’inglese, e poi all’ italiano.Il fatto è che su un pezzo di
carta si fronteggiavano di nuovo Giamburrasca e il Sol Levante, ora l’uno più vincente dell’altro ma
, per mentalità, sempre distanti galassie tra loro.Le clausole erano pedanti proprio per colmare
questa distanza: carta canta, meglio rimettere tutto per scritto tra una coppia così curiosa.
Per merito del suo fondatore, la Honda è un’istituzione non una fabbrica come tante. Soichiro
Honda, ingegnere, la mise in piedi nel 1948, in un Giappone fatto a pezzi dalla guerra. Da
ragazzino, aveva cominciato a prendere mano con la meccanica nel laboratorio artigianale del
padre,riparando biciclette, come capitato poi anche a Ivano Beggio a Scorzé, quando l’Aprilia
costruiva appunto bici.( Non sarà che anche Suzuka fa parte del Nordest?!)
Era un genio l’onorevolissimo ing. Honda, decorato a suo tempo eroe nazionale per aver
rivoluzionato un’elica di aeroplano.Automatizzando al massimo la produzione, investiva soprattutto
per migliorare l’ambiente sul posto di lavoro,e forse per questo i dipendenti lo chiamavano
“papà”,in giapponese beninteso,che fa “Oyaji”.Non voleva saperne di mettere i parenti ai posti
privilegiati dell’azienda e, infatti, morì affidando la sua creatura a un manager. Tiè.
Se la Honda è anche una mezza filosofia, Valentino Rossi è il pilota più incoerente con quella
rappresentazione .Lui è così personaggio all’ennesima potenza da oscurare mediaticamente la sua
stessa formidabile moto : per questo devono aver faticato tanto ad accordarsi sui minimi dettagli.
Anche se c’è gloria per entrambi, il marchio-Valentino è come se schiacciasse il marchio-Honda.
Nell’immaginario globale,vince soprattutto lui,l’italiano col tricolore, i suoi show, gli amici
strapaesani di Tavullia , i capelli ora fucsia ora gialli ora verdi, i pupazzoni che materializza sui
circuiti, le risse con Biaggi, i servizi fotografici da angelo,le battute sulla morosa che “me la dà
anche quando arrivo ottavo”, un campione serio e preparatissimo ma con l’animo del goliarda,del
Bar Sport, del gioco a 320 chilometri all’ora,insomma di “quello che sono io”,dice, spiegando che
ama abitare a Londra perché è una città casinista e creativa come lui.
La Honda paga bene anche il marketing che le fa Valentino,ma credo che sia fatica mezza sprecata
perché lui è sempre più l’immagine soltanto di se stesso. Non che lo faccia per dispetto: da persona
leale,non ne sarebbe nemmeno capace.Ma è così, per forza della natura,perché è Valentino.Durante
le cronache dei gran premi su “Eurosport”, i telecronisti inglesi vanno ogni volta in brodo di
giuggiole:”Oh,Valentino…”,e giù a godersela da matti con lui, Honda o non Honda.
Anche se non c’entra, mi viene in mente Senna: chi si ricorda le macchine che guidava? E’ Senna e
basta,per sempre.Del resto,Enzo Ferrari s’incavolava con Niki Lauda che ,quando la supremazia
della macchina era troppo palese, gestiva la corsa per farla apparire combattuta più di quanto in
realtà lo fosse. L’austriaco volpino era capace di rallentare.

Tornando a Rossi, lui sarebbe in parole povere tagliato su misura per pilotare una moto italiana ,
così facendo il pieno del made in Italy, pilota e macchina del tutto coerenti in bravura e in
comunicativa, per efficienza e fantasia .Anche se,a onor del vero,l’ing. Soichiro Honda è passato
alla storia per aver sempre scommesso sulla creatività dei giovani.
Chissà se, oggi a Tokio, nel cuore del business, ci sarà qualcuno che rilegge qualcosa anche oltre i
marchi e i contratti della stranissima coppia.
Valentino in Honda,sayonara.