2002 agosto 3 Donne. Arnella

2002 agosto 3

DOMENICA 28

Donne

Arnella, hostess della compagnia aerea per vip di Hollywood:” Appena salito a bordo, l’attore era
intimidito ma dopo una coppa di champagne e un bel massaggio amichevole si è rilassato, e fra
tante belle signorine nude sembrava un ragazzino in un negozio di caramelle.” (da “L’Espresso”)
Monica Guerritore, attrice:” Mi odio ogni volta che accendo una sigaretta.”(da “Panorama”)
Lucrezia Lante della Rovere, attrice:”Dà un senso alla vita occuparsi di politica.”(dal “Corriere”)
Dorothy Parker,scrittrice americana:”Vorrei non aver mai imparato a spogliarmi. E se nessuno
avesse mai imparato a spogliarsi, pochissimi si sarebbero innamorati.” (da “Tanto vale
vivere”,editore La Tartaruga)
Margaret Dooly, scrittrice canadese:”Ci eravamo fatti tre amici quella mattina, e ne avevamo
lasciato altrettanti. Questa è una delle cose che rendono faticoso il viaggiare.” (da “Aristotele e la
giustizia poetica”, editore Sellerio)

LUNEDI’ 29

Dimenticare

E’ appena uscito un libro sulla prima guerra mondiale che racconta il massacro “dimenticato” lungo
il fiume Isonzo ; un settimanale francese si occupa del genocidio “dimenticato” (“oublié”) in
Cecenia. Sono soltanto due esempi fra i sempre più numerosi di storia rivisitata o di scomoda
attualità: se poi è africana, una guerra è già “dimenticata” in partenza.
Contro l’aggettivo “dimenticato”, sentito come colpa, si invoca la riparazione della memoria. E la
memoria può rappresentare anche un argomento politico, come nel caso dell’immigrazione: gli
italiani – si dice – non dovrebbero mai scordare il loro passato di emigranti.
Uno studioso tedesco sosteneva che storia e presente sono tutt’uno. Traduco così: vivere è anche
rivivere e viceversa, nonostante che ricordare stia diventando un esercizio sempre più laborioso .
Già Giorgio Bocca sospetta che per gli italiani la storia sia più che altro un fastidio. E il magistrato
milanese Gherardo Colombo teme che il valore della memoria sia diventato un vizio, un ingombro.
Ma la tendenza a dimenticare gode oggi di un alibi tutt’altro che campato in aria.
Sembriamo tutti futuristi, intendo, quasi vivessimo perennemente in divieto di sosta esistenziale: il
presente o dà immediata precedenza al domani oppure passa per abusivo.Soprattutto l’economia ha
messo a dura prova la consolazione della pausa.
E’ questo il punto. Se il futuro toglie subito il fiato al presente, a maggior ragione il tempo della
memoria sarà alla fine sempre meno vivibile, “dimenticato”, “rimosso” o più banalmente travolto
dall’attualità.
Sarebbe puerile credere che soltanto le nostre generazioni siano a corto di memoria storica. Su una
vecchissima “Domenica del Corriere” del 1939 un grande giornalista veronese, Arnaldo Fraccaroli,
prima domandava ai lettori ”Che cosa avveniva cent’anni fa, nel 1839?” ma subito dopo li

tranquillizzava:”Se non ricordate, niente paura,siete in buona compagnia.” Alzi la mano chi non
pecca di oblio, intendeva dire.
Solo che, a differenza di allora, oggi si è molto più inquieti perché l’inedito cocktail di
comunicazione e di tecnologia tende, per overdose di immediatezza, ad asfissiare il ricordo sul
nascere. Dominano in noi la diretta, la cronaca ininterrotta, l’ovunque e subito di Internet, la notizia
in tempo reale, l’informazione usa, getta e cancella dal vivo.
Il nostro tempo ha la memoria affaticata . Adesso dà il meglio di sé con le previsioni del tempo:
dura al massimo quanto le nuvolette del meteo.

MARTEDI’ 30

Parco buoi

Vorrei proprio sapere a che cosa serve la Borsa di Milano. Non solo:a che cosa servono perfino le
borse di Francoforte o di Parigi.
Anche l’ultimo dei piccoli risparmiatori del “parco buoi”europeo si è convinto che gli basti ormai
controllare la chiusura delle quotazioni di Wall Street, e amen, tutto il resto viene poi a cascata
planetaria. Nel bene e nel male, le nostre borse funzionano a distanza come l’elettrocardiogramma
della piazza di New York: e se anche non fosse così, così sembra.Il che, in finanza, è la stessa cosa.
Le crisi ci sono sempre state, tant’è vero che le chiamano cicliche. Tra gli anni ’60 e ’70 le azioni
persero in Italia il 70 per 100 del loro valore, però mai come oggi il mercato sembra uno solo e con
un’unica sede. Nonostante lo stress dell’11 settembre e l’avvento dell’Euro, l’America resta il
quotidiano azionista di riferimento, sia per la casalinga di Voghera che per il pensionato di
Portobuffolè.
Non avrai altra borsa all’infuori di Wall Street, dice l’undicesimo Comandamento. Se non sbaglio, é
lo scrittore Pietro Citati a definire con una geniale espressione questa società unica da un capo
all’altro del mondo:il grande Uno.

MERCOLEDI’31

Giustizia/1

L’avvocato Niccolò Ghedini, legale di Berlusconi e deputato di Forza Italia:”Berlusconi di giustizia
non si interessa.” (dal “Corriere”)
Verissimo. Soprattutto se è uguale per tutti.

GIOVEDI’ 1

Giustizia/2

Il presidente Berlusconi, sul disegno di legge del legittimo sospetto:”Io non ho ben capito i motivi
di questa urgenza per la quale non ho alcun interesse.” (da “Repubblica”)
Sarò miracolosamente diventato un Bettiol del diritto penale, ma io credo di aver capito benissimo.

VENERDI’ 2

Sciarada

Sei anni fa un giornalista di Mestre, Adriano Favaro, la chiamò per primo “valico”: era la
Tangenziale, con i suoi cento veicoli al minuto. Oggi è il valico del Nordest e la sciarada da
enigmisti della politica veneta.
Avendo fatto per 25 anni il pendolare tra Venezia e Castelfranco, mi considero persona informata
dei fatti. Una volta, al milionesimo convegno sulle non-infrastrutture del Veneto, andai giù di brutto
sul tema, tanto da infastidire pubblicamente Massimo Cacciari che trovava esagerati i miei timori
sul crescente ingorgo. A dire il vero Cacciari lo temeva quanto me, solo che da sindaco di Venezia
non amava confessare di poterci fare poco o nulla.
Per decenni non si è mai saputo con precisione “chi” potesse fare “cosa”, poco tanto o nulla non
importa, ma “chi” e “cosa”. Le proposte erano tante, i veti il doppio, i poteri di nessuno e/o di
troppi, dunque anche in quest’ultimo caso di nessuno.
E’ la banale ragione che fa capire perché ogni schieramento possa, a turno, accusare l’altro di
inerzia. Se lungo la Tangenziale venissero esposte le statue di tutti i primi ministri, ministri,
parlamentari e amministratori veneti che hanno via via garantito la soluzione del “nodo” di Mestre,
avremmo all’aria aperta un esercito di terracotta pari a quello schierato sotto terra da un imperatore
cinese che voleva eterna compagnia.
Meglio stare ai fatti, anzi alle poche date recenti, lasciando perdere il passato per carità di patria.
Realisticamente, senza fare i furbi, la vera storia comincia nell’estate del 1997, con l’accordo tra
Regione Veneto e parti sociali ma, soprattutto, con quello tra il governo Prodi e la Regione.
Purtroppo, fatto fuori Prodi dal centrosinistra, cominciò lo spettacolo pirotecnico.Per sintetizzare
con onestà le cose,lascio volentieri la parola all’ex ministro dei Lavori Pubblici, poi sindaco di
Venezia, prof. Paolo Costa:”Il sindaco Cacciari aveva firmato con il governo Prodi per il Passante,
poi il governo Amato ci ha detto che era meglio il tunnel, ora con il governo Berlusconi la priorità
torna a essere il Passante e in prospettiva il tunnel.Ben venga , basta non perdere tempo perché la
situazione è insostenibile.”(L’intervista del “Gazzettino” a Costa è del 10 agosto 2001, giusto un
anno fa).
A mio tangenziale parere Giancarlo Galan non va inchiodato al passato, che è quello testimoniato
da Costa, ma al presente e soprattutto all’immediato futuro, da qui a marzo 2004, data da lui
indicata per l’apertura dei cantieri del Passante.Domenica scorsa ha dichiarato a “Repubblica” che
si dimetterà in caso di mancato rispetto dell’impegno.
A consuntivo, si possono per ora affermare tre cose.La prima: Galan è il solo a non aver mai
cambiato idea sul Passante. La seconda: il verde Gianfranco Bettin è il solo, dal tunnel al resto, a
raccomandare da sempre una visione della viabilità non soltanto sviluppistica e su strada:”Le
infrastrutture – è un suo motto- incentivano a loro volta il traffico.”
La terza: chi ha premuto di più per una soluzione al valico di Mestre sono da anni gli imprenditori.
Francesco Borga, direttore della Feder-industriali del Veneto, sostiene che questa è
“un’infrastruttura anche della politica.”
A 46 anni e dopo 7 di governo regionale, Galan è troppo esperto per non convenire in pieno. Ormai
è suo malgrado il governatore passante del Veneto: o passa il Passante o passa lui.
Tutto il resto è gas di scarico.

SABATO 3

La citazione

Gianfranco Candiani (procuratore capo della Repubblica a Treviso) da “Sasso in giardino”, Canova
editore.

“L’eros non è strepito e contorsione: avendo in sé il suo scopo chiede silenzio e rende armonia.
Aggiustare il tempo alle pulsioni dell’eros è il gioco vitale delle età: in alternativa solo chiacchiere
e oscuramenti.”