2001 Aprile 5 Loierismo acuto

2001 Aprile 5 – Loierismo acuto

Gli svizzeri hanno inventato i referendum un secolo e mezzo fa, li usano ogni volta che serve e senza
tanti quorum. Chi vota vota e buonanotte, a maggioranza semplice, secondo democrazia, che non è il
morbo del voto pazzo.

Da noi il referendum è storicamente benemerito. Ha introdotto la Repubblica, il divorzio, l’aborto
regolato e, dal 1991 in poi, ha aperto la strada all’elezione diretta del sindaco e del presidente di
regione.

Ma se un referendum, anche a titolo puramente consultivo, osa mettere sul tappeto la riforma della
forma dello Stato, apriti cielo, diventa “inutile” o “pericoloso”: quando poi parte dal Veneto, risulta
“eversivo”. Su questo non ci piove.

Il loierismo è una malattia infantile del centralismo. Agazio Loiero, nota bene ministro per gli Affari
regionali (!), ne rappresenta la forma acuta: il referendum lombardo lo ha lasciato “stupefatto”.

Fosse un caso isolato, da studio, passi. Anche perché la rilevazione mensile Cirm-“L’Espresso”, sulla
fiducia degli italiani nei confronti dei ministri in carica, mostra tra il 2000 e il 2001 un solo punto
fisso in classifica: Loiero, all’ultimo posto, stabile come una quercia. Ci sarà un perché.

Purtroppo il loierismo è una malattia di stagione, contagiosa. Una volta la sinistra amava almeno
l’aggettivo “popolare”; oggi abusa di “populismo” e “demagogico” per definire i referendum
popolari, strumenti certamente imperfetti ma spesso provocati dalla disperazione per le riforme
inattuate.

E’ il caso anche del referendum Castellani-Cacciari, ex sindaci di Torino e Venezia, per tentare il
dimezzamento del Parlamento. Da anni sinistra e destra si dichiarano favorevoli a ridurlo a 400/500
parlamentari ma nessuno lo fa, e allora che si fa? Sos referendum, sperando in Dio, almeno come
arma di pressione.

Dopo anni di delirio su dio Po, secessione, celti, soluzioni finali, “fratello Milosevic”, padanie varie
e gazebo virtuali, la Lombardia promuove per la prima volta un quesito su forme di federalismo dal
basso. Il pericolo c’era ieri, non oggi; piaccia o no Formigoni.

A detta di Loiero, votando nello stesso giorno delle politiche (cioè il 13 maggio), il referendum
farebbe “da traino al centrodestra”. Insomma gli elettori sono dei deficienti, al traino, incapaci di
distinguere tra una crocetta e l’altra.

Stiamo ai fatti. Bene o male, i Bassanini camminano; il Parlamento ha appena approvato la riforma
pseudo-federalista ma meglio che niente; le regioni vedono all’orizzonte gli statuti. Non sarà la fase
costituente doc, però il momento è tutt’altro che insignificante, anche per dei referendum consultivi
territoriali.

La politica non è algebra pura. Vive di atmosfere, congiunture, segni e segnali.

Mi viene in mente Attila che, nonostante il lungo assedio, non riusciva a prendere Aquileia, finchè
un bel giorno non vide volare le cicogne via dalla città. Capì che erano alla fame, sennò non avrebbero
mai abbandonato il nido; Aquileia affamata era sul punto di cedere, bastava un ultimo urto. Così fu.

E’ già da un po’ che volano via da Roma le cicogne del federalismo dal basso e Massimo D’Alema,
che vide fallire in Bicamerale il federalismo dall’alto, dovrebbe capire al volo. E’ lui la miglior testa
della sinistra.