2001 aprile 27 Pitagora show

2001 aprile 27 – Pitagora show

Di Celentano ho letto il giorno dopo sui giornali; a volte, in pagina si vede anche meglio. E
comunque con quel che costa il suo show, meno male che ha fatto un mare di telespettatori: su per
giù come il Grande Fratello.

A chi lo stava guardando (cito da “Repubblica”) Celentano ha detto: “La vostra unica libertà è
quella di spegnere il televisore”. A dire il vero c’era anche quello di non accenderlo per niente, di
cambiare canale o di fare zapping, un po’ di qua un po’ di là.

Una signora ha raccontato che, telecomando in mano, ha seguito di Celentano soltanto le bellissime
canzoni per abbandonarlo, a favore di Giuliana De Sio su un altro canale, ogni volta che apriva
bocca per dire la sua. Il risultato, assicura, è stato perfetto: ci ha rimesso soltanto il superfluo.

Soprattutto in politica, la libertà non è mai “unica” come immagina Celentano; è plurale da quando
esiste il telecomando che un grande intellettuale europeo ha definito il nostro David contro il Golia
dei programmi. L’audience misura anche il contatto di chi guarda ma non vede, perché dorme sulle
immagini come su un cuscino.

È un elettrodomestico molto familiare, la televisione. Non il Discorso della Montagna.

A suo dire, Celentano non sarebbe di destra né di sinistra: un andreottiano perfetto. Però ritiene di
poter spostare, se soltanto manifestasse una sua preferenza elettorale, 4/5 milioni di voti, forse con
un cenno, una pausa, un silenzio, una nota, un colpo d’anca, chissà, le vie del consenso sono
infinite.

Oddio, spostare 4/5 milioni di voti con 125 milioni di Caz…te è un’operazione che non sarebbe
riuscita nemmeno a Pitagora o ad Einstein! Ma la credenza di Celentano nasconde, magari a sua
insaputa, una faccenda tutt’altro che frivola.

Un sacco di gente si crede in possesso di un potere ipnotico su vasta scala, tra un consiglio per gli
acquisti e una vendita di pentole, tra una canzone e una gag, tra un sermone e un Vota Balasso, tra
uno show e uno spettacolo culitette.

Non si rendono conto di far parte, a loro volta, del teatrino che s’illudono di poter influenzare,
dell’incertezza che si alimenta di teatrino, di un’opinione pubblica tutt’altro che in trance, anzi più
scettica che mai, dunque più forte: ieri l’incertezza era qualunquismo, oggi autodifesa.

L’orgoglio della tv è immenso, provvidenzialmente pari alla nostra diffidenza. Per questo dò
scarsissimo peso, anzi nullo, al bla bla bla di Adriano Celentano sui trapianti d’organo. Fatti suoi.

Non “sposterà” nulla, non ci priverà di una sola cornea né di un rene; non si sposterà di un
millimetro la differenza che passa tra uno show e il vivere, tra le battute e le emozioni.

Caz…te, se lo dice lui.