1995 gennaio 30 …E intanto a sinistra tutto tace
1995 gennaio 30 – …E intanto a sinistra tutto tace
Non ci sono santi, l’Italia moderata si dimostra più veloce, più reattiva, più tattica anche. A sinistra,
quasi tutto tace. 
In  soli  12  mesi  è  nato  il  centro-destra  di  governo,  soggetto  politico  fino  all’altro  ieri  sconosciuto.
Berlusconi ha inventato Forza Italia da zero; Fini ha relegato il fascismo in biblioteca e lasciato le
ultime camicie nere in dote a Rauti. 
Il politologo Angelo Panebianco teme (“Corriere”) che i moderati siano in crisi sia a Destra che a
Sinistra per colpa della radicalizzazione politica. Gli si può obiettare che il moderatismo italiano ha
sempre fatto leva ora sul centro ora sulla destra, oggi su entrambi, a seconda del momento storico e
degli interessi. 
Il moderatismo può via via benedire la Marcia su Roma, il qualunquismo, la Dc come bene rifugio.
Può  diventare  maggioranza  silenziosa,  rivolta  dei  quadri  dirigenti  della  Fiat,  protesta  leghista  o
ventata referendaria. Può approdare a Berlusconi e, semmai, scavalcarlo con Fini. 
Il moderatismo è cangiante, ma sa sempre far bene i suoi conti. Il ceto medio si sente più garantito a
centro-destra;  il  capitalismo  della  piccola  e  media  impresa  trasferisce  nel  “lasciatelo  lavorare”  a
vantaggio di Berlusconi il “lasciateci lavorare” rivendicato dall’economia diffusa contro lo Stato. 
La  sinistra  continua  ad  abitare  ad  Utopia,  pretendendo  di  scegliersi  l’avversario!  Paolo  Flores
D’Arcais  (“Europeo)  sogna  tutte  le  destre  possibili  e  immaginabili,  da  Reagan  alla  Thatcher,  da
Chirac a Kohl, fuorchè l’unica con la quale la sinistra deve e dovrà competere, qui, subito, in Italia,
tentando  di  batterla  con  gli  uomini,  i  programmi,  la  credibilità.  “Il  Paese  –  lamenta  l’intellettuale
progressista  –  avrebbe  tutto  da  guadagnare  dalla  nascita  di  una  destra  finalmente  civile”.
Sottintendendo che il centro-destra di Berlusconi e Fini “civile” non è. 
Con  una  sinistra  impegnata  sul  sesso  degli  angeli,  il  centro-destra  si  prepara  a  vincere  le  elezioni
sfruttando con ferocia ogni punto debole dell’avversario. Il centro-destra sa di disporre di un serbatoio
di  voti  sia  nel  Ppi  sia  nella  Lega  Nord:  Bossi  ha  già  perduto  una  cinquantina  di  parlamentari;
Buttiglione rischia di impiccarsi con la corda con la quale fa l’equilibrista. Il Polo può rastrellare voti
anche  tra  gli  sbandati  di  dieci  sigle  laiche,  socialiste,  socialdemocratiche,  riformiste,  e  via
naufragando. 
Con un vantaggio propagandistico in più. L’immobilismo della sinistra e il suo giocare sempre sulla
difensiva  riducendo  il  fenomeno  Berlusconi  alla  sola  Fininvest  permettendo  al  centro-destra  di
agitare, se non più il Comunismo, i “comunisti” veri o presunti come presenza endemica in Italia. 
Una  patacca  di  comodo  ma  che  funziona  ancora  proprio  perché  la  sinistra  post-comunista  non  ha
imparato a parlare al ceto medio. Con la sola eccezione di Massimo Cacciari, non a caso l’esponente
più  interessante  e  nitido  di  un  centro-sinistra  mai  nato,  per  ora  del  tutto  teorico,  da  accasare  a  un
indirizzo diverso da Botteghe Oscure.