1995 febbraio 12 La calamita centro

1995 febbraio 12 – La calamita centro

Nel giro di 24 ore, il Centro si è ulteriormente intasato. Sentiamo Buttiglione: “Io voglio rifare la Dc,
non quella degli anni della decadenza, ma quella degli anni della gloria”. E Bossi: “La Lega è il
centro. E’al centro e sopra al centro”.

Nemmeno Euclide riuscirebbe a decifrare questa nuova geometria della politica. Resta il fatto, a
vent’anni dagli “opposti estremisti”, che l’Italia sembra un condominio di centrismi d’ogni tipo: veri,
presunti, potenziali, tendenziali, opportunistici. Il Centro fa da calamita, nessuno ne esce, tutti vi si
dirigono.

La cosa non deve sorprendere, a patto di guardarla senza paraocchi. La Destra non è più l’estrema
destra, tanto per cominciare, da quando Fini ha legittimato storicamente l’anti-fascismo. La Sinistra
non è più l’estrema sinistra: persino Rifondazione comunista risulta molto diversa dal vecchio Pci,
perché forza più sociale che ideologica, più operaia che politica, tutta italiana non più
internazionalista.

Quando annuncia che farà sparire dal simbolo del Pds gli arnesi leninisti della falce e martello,
D’Alema intende liberarsi anche dell’ultima impronta digitale. Come ha recentemente osservato
Barbara Spinelli sulla “Stampa”, il passo finale sarà rappresentato dalla legittimazione storica
dell’anti-comunismo. Almeno di quello liberale, l’anti-comunismo che lottava per la libertà di tutti,
comunisti compresi.

Smottiamo verso il Centro perché tutte le chiese ideologiche sono morte: la fascista, la comunista, la
cattolica. Le hanno abbattute un fattore esterno (Gorbaciov) e uno interno (la democrazia).

Il Centro non è più un luogo astratto, il pronto soccorso che preserva dagli opposti estremismi. Oggi
il Centro rappresenta il passaporto per governare; vi si giunge da strade diverse alleandosi.

Sinistra e destra resterebbero sole senza il Centro, ma adesso è vero anche il contrario: da solo, il
Centro sarebbe un grumo elettorale senz’anima. Soprattutto lo sterminato ceto medio paga spesso le
tentazioni del qualunquismo; ebbene, se ne può liberare soltanto se sceglie di qualificarsi: per
sensibilità di socialdemocrazia a sinistra o per affinità conservatrice a destra. Esattamente quel che
accadde nelle democrazie d’Occidente, cioè le sole che conosciamo fino in fondo.

Quando sostiene di voler rifare la Dc, si potrebbe rispondere a Buttiglione che “la nuova Dc” esiste
già! Vale a dire Forza Italia assieme al Ccd di Casini e al 70% del Ppi, cioè due spezzoni della vecchia
Dc più Forza Italia che seppe offrire nuove certezze all’elettorato democristiano sparpagliato da
Tangentopoli e dalla perdita del mastice cattolico.

Non basta definirsi Centro, come fa anche Bossi, per ridare una rotta alla Lega Nord. Il Centro di
Buttiglione è il centro-destra, quello di Bossi il centro-sinistra: tutto il resto è bluff, slogan, oratoria.
Bossi non potrà mai più ritrovare né Fini né Berlusconi. Ma se un giorno rifiutò anche Segni, non si
vede come potrebbe oggi “rifare la Dc” con Buttiglione.

No. I fatti sono spesso più forti degli uomini che li generano.