1995 dicembre 24 I loro interessi e i nostri

1995 dicembre 24 – I loro interessi e i nostri

Sarebbe utile andarci a rilegger alcune pagine di Pasolini sul “Palazzo”, l’abisso che tutt’ora lo separa
dal “Paese reale”. E oggi viviamo sulla nostra pelle due separazioni: della politica dalla vita, del Nord
dal Sud.
Ma, forse, nel proporre questo schema, sbaglio. La frattura Nord-Sud altro non è infatti che il primo
tra i problemi sul tappeto e fa saltare agli occhi l’unica vera separazione: della politica dalla vita dei
cittadini. Questa frattura contiene anche l’altra.
Non ricordo un Natale tanto schizofrenico. Questo Parlamento andrebbe rispedito al mittente se non
altro per afasia, l’incapacità di esprimersi politicamente.
L’Italia è un Paese conservatore, non ama rivoluzioni e riforme. Gusta i furori e le febbri, ma questa
è tutt’altra faccenda.
Da due anni il Paese che non si riforma discute di riforme. Ma non riuscendo a progettarne alcuna,
da mesi si appella al voto, una nuova abluzione popolare.
Ora ci dovremmo finalmente essere. Dini ha esaurito i suoi quattro punti, ha sdoganato la Finanziaria,
la sua missione tecnica è compiuta. Di fatto e di diritto.
Invece no. Gli urlatori del voto all’istante trattano contro il voto con una faccia che più di bronzo non
si potrebbe, appellandosi a interessi europei (!) di cui si sono sempre bellamente disinteressati.
Almeno la metà dei parlamentari in carica non sarà riconfermata, e questo è il partito oggi più forte.
Seppellita da un pezzo la stagione partitocratica delle due, tre, quattro, cinque, sei, sette legislature
consecutive – i vecchi sempreverdi delle segreterie e delle correnti organizzate – la transizione dalla
prima alla seconda Repubblica si regola sull’usa e getta del seggio. Centinaia di deputati e senatori
sanno che questa è stata per loro la prima e l’ultima volta.
Il Parlamento è tutt’altro che impazzito come lamenta Cacciari. Non è mai stato tanto lucido nel
difendere i “suoi” interessi, che divergono totalmente dai “nostri”. I nostri esigono cambiamento, i
suoi durata. Non, come comunemente si crede, per rimpinguare la pensione ma per prolungare il più
possibile uno status senza futuro.
La vasta palude ex-Dc, ex-Psi, ex-laici, ex-Lega, ex-gruppi misti, insomma la marmellata
parlamentare prodotta da due pseudo Poli, saccheggia tutto quel che umanamente può. Importa meno
di nulla l’Assemblea Costituente, pietra miliare della Costituzione federalista: anche la Costituente
serve da elisir di lunga vita. Punto e basta: ciò che appare confuso, diventa di colpo chiaro se si pensa
a un Parlamento che fa della sopravvivenza il primo istinto.
Guardiamoci attorno, Mani Pulite che ha depurato un pò l’Italia, è sotto il fuoco incrociato; secondo
il ministro Mancuso, la Lega Nord doveva essere messa fuori legge; i De Mita sono alle porte; il
centralismo è più forte che mai, ma i sugheri del sistema – sempre a galla da vent’anni – non capiscono
cosa vogliano i sindaci d’Italia e soprattutto il Nordest.
E pensare che la formula del Nordest è nitida come le Dolomiti: battere il nemico (questo Stato di
burocrazia) per sventare la minaccia (l’indipendentismo del Nord). Un grande patto che richiede gente
coraggiosa e generosa, non 44 partiti che fanno sembrare tutti nani