1993 luglio 28 Per meritare il rispetto dei giovani

1993 luglio 28 – Per meritare il rispetto dei giovani

Yukio Mishima si suicidò, secondo l’antico rituale, come tanti personaggi dei suoi straordinari
romanzi. Come il giovanissimo Isao nel Giappone degli anni Trenta.

“Nell’attimo in cui il coltello gli squarciava le carni, il cerchio di fuoco del Sol Levante esplodeva
dietro le sue palpebre”. Si conclude così “Cavalli in fuga”, una corsa verso l’estremo della realtà per
l’Imperatore e verso l’amore ultimo per la Patria. La Patria venduta ai “barbari”
dell’industrializzazione.

No, quella sacralità è quanto di più estraneo all’Occidente, il grande secolarizzatore e dissacratore
della cultura. Né chiese né istituzioni, né re, papi o capi di stato, hanno potuto resistere al pensiero
razionale. L’umiltà della democrazia consiste a guardar bene nell’averli tutti condannati a “servire”:
l’autorità ritorna loro dal basso, dopo essere derivata a lungo dall’alto. E se non conquistano questa
nuove legittimazione, diventano gusci vuoti, simulacri di potere impossibilitati a guidare e
governare.

Subito dopo la notizia della morte di Baldovino, in Belgio hanno chiuso tutte le discoteche e
sospeso una gara tradizionale e famosa come la 24 ore automobilistica di Francorchamps. Le
telecamere ci hanno mostrato i ragazzi di Bruxelles sostare con la bandiera spiegata ai cancelli della
casa reale. Abbiamo riflettuto su cose nostre. La dignità delle Istituzioni resta un patrimonio anche
nel Duemila senza miti.

Non c’entra la monarchia o la repubblica. Contano la sobrietà della tradizione e la serietà di chi la
incarna via via nella storia. Né eroi né comparse.

L’Istituzione non è un simbolo di per sé vecchio o giovane. Piuttosto, aggancia le generazioni;
trasmette il bene della persistenza. Valore questo né conservatore né progressista, ma senza tempo e
super partes.

La retorica della Patria è il peggior servizio che le si possa rendere. Nell’ultimo libro-intervista di
Sergio Zavoli, Indro Montanelli ha bollato senza pietà i guasti infernali dal nazionalismo fascista al
“sentimento nazionale” proprio per averne abusato. “Non si difende l’unità del Paese – avverte
Montanelli – solo proclamandola”.

Come del resto non si salva la dignità delle Istituzioni con la pompa di un trono o i corazzieri in alta
uniforme. I re scandinavi rimangono tuttora circondati da un’impalpabile quanto visibile autorità
anche quando si recano in bicicletta a far la spesa al mercato.

Lo confessiamo. Ieri abbiamo invidiato quelle discoteche subito chiuse e quelle giovani bandiere di
Bruxelles.

Nell’Italia delle cento città disponiamo di un’ultima, solitaria Istituzione che ci tiene insieme: la
democrazia. Chissà se oggi riusciremo a riempirla in gran fretta di persone che sappiano finalmente
servire per prenotare il silenzio e il rispetto dei ragazzi di domani.