1992 marzo 29 Quando tutto cambia

1992 marzo 29 – Quando tutto cambia

E’l’ora delle ultime truffe. La più volpina delle quali si chiama “governabilità”.
Ce la sbattono sotto il naso dalla mattina alla sera per convincere gli elettori che non debbono votare
secondo coscienza politica, ma soltanto per garantire la governabilità. La raccomandazione avrebbe
un senso se il Paese uscisse da una fase caratterizzata da governi efficienti, decisionisti, credibili: in
tal caso, sarebbe in gioco una posta altissima, cioè la continuità del buongoverno. Tutti noi
approveremmo l’invito.
Invece no. Il voto di domenica conclude una legislatura caratterizzata dall’infedeltà agli impegni.
Doveva essere la stagione delle riforme proprio perché non si era più in grado di governare una società
centrifuga e problemi sempre più impellenti. Soprattutto i grandi partiti, e in particolare l’ennesimo
governo Andreotti, giuravano di voler mutare le regole.
Non è accaduto. Né i referendum né Cossiga né la protesta hanno spinto a governare la crisi. Così
non abbiamo avuto né le riforme sui servizi (scuola, sanità, pensioni, borsa, giustizia) né quelle
(elettorali e istituzionali) sugli strumenti per scegliere e decidere. E alcune emergenze, dalla
criminalità alla spesa pubblica, vengono affrontate alla giornata, senza vera bonifica.
Se la governabilità è questa, meglio non garantirla affatto. Molto meglio non fidarsi di nuove cambiali
in bianco premiando gli uomini più attenti al cambiamento. Soprattutto sullo sfondo dell’Europa,
contare presto su un governo autorevole sarebbe il sogno di tutti, ma forse pochi si sono resi conto
che fra una settimana si decide su qualcosa di più importante persino di un governo rattoppato in
qualche modo: si decide su un sistema sulla qualità del potere, su uno Stato in preda alle lobby, sul
modello dei partiti, sull’avvio di un processo che rigeneri la politica.
Gli sfascisti della primissima ora come noi sono gli unici ottimisti, perché credono ostinatamente
nella democrazia, nell’evoluzione, nei giovani, nella prodigiosa flessibilità degli italiani, e non si
spaventano di fronte a tre/quattro anni di pazienza e di fatica per rimodellare la nostra Repubblica. Ci
sono partiti, spezzoni di partito, forze e politici che lo stanno capendo; ci sono segreterie, apparati e
gruppi di potere che per governabilità intendono soltanto governare a vita, allo stesso modo, mentre
tutto, ma proprio tutto, costume, valori, rischi, idee e bisogni, muta con la velocità della luce.