1992 luglio 15 Il primato

1992 luglio 15 – Il primato

Aspetteremo i processi e le sentenze, in uno Stato di diritto non ci sono altre strade. La giustizia non
la fanno né i Robespierre, né i Savonarola, né i Torquemada; nelle democrazie, la giustizia si
celebra soltanto nel nome della legge, con la pazienza delle prove.
Ma nelle aule dei tribunali sta scritto che “la legge è uguale per tutti” e, forse lo avevamo scambiato
per un luogo comune, per una sinecura da benpensanti. Quando l’affarismo incontrava la politica o,
meglio, la politica diventava Spa, sentivamo che il lavoro dei giudici s’imbatteva di colpo nel
silenzio del potere, nell’omertà dei favori, nel qualunquismo del denaro a tutti i costi.
Chi denunciava il malaffare, era un moralista; chi documentava il dilagare della corruzione,
rischiava di passare per un golpista. Oggi, si respira un’aria di liberazione civile. Come se, di colpo,
tutto quanto si mormorava esplodesse alla luce del sole; come se la rassegnazione allo strapotere di
un ceto spregiudicato e senza scrupoli si fosse inaspettatamente dissolta.
La reticenza sta crollando, a non ancora come si potrebbe e si dovrebbe. Perché questa è
un’occasione irripetibile di restaurare il dominio delle regole. Quelle di cittadinanza, non di clan;
quelle della comunità, non della partito-crazia.
I giudici stanno colpendo in alto perché in alto abita la degenerazione del sistema. Se così non è,
perché i Bernini e i De Michelis di turno non hanno mai fatto una dichiarazione di questo tipo,
semplice semplice?: “Siamo allibiti, sconcertati, rattristati da quanto sta emergendo dall’inchiesta
dei giudici. Noi credevamo che i Ferlin e i Casadei, sangue del nostro sangue, fossero dei
gentiluomini votati alla causa dei cattolici impegnati nella Dc e dei socialisti. Noi non abbiamo mai
visto una lira né in tasca loro né tantomeno in tasca nostra; non sappiamo che cosa sia il
finanziamento occulto dei partiti; mai e poi mai abbiamo avuto rapporti inconfessabili con azienda
di qualsivoglia fatturato. Se è vero quanto asseriscono i giudici, noi Bernini e De Michelis, siamo le
vere vittime dei Ferlin e dei Casadei. Noi, con le indennità parlamentari e ministeriali, ce la
facciamo a stento a tirare avanti con tutto quel che costa la vita al giorno d’oggi”.
Restiamo sempre in fiduciosa attesa di questo attestato tra persone per bene, indignate dalla
scoperta infedeltà dei più stretti collaboratori. Nell’attesa, ci consola vedere che Milano, Venezia,
Padova, Vicenza, Verona, tutto il Lombardo-Veneto, hanno il primato assoluto della reazione al
malaffare.