1992 febbraio 27 C’era una volta

1992 febbraio 27 – C’era una volta

C’era una volta il Partito Comunista Italiano. Il suo segretario Achille Occhetto, tirò le conclusioni
della caduta del Muro di Berlino e della disgregazione del cosiddetto “socialismo reale” per cambiare.
La svolta rappresentava una “cosa” infinitamente più innovativa rispetto allo strappo di Berlinguer
da Mosca e, tuttavia, non recideva tutte le radici perlomeno con le tradizione del comunismo italiano.
Dopo nove estenuanti mesi di macerazione interna, al Pci succedeva il Partito Democratico della
Sinistra; la novità della quercia con il bollino del vecchio simbolo del Pci, quasi a voler mitigare lo
smarrimento della base.
Recentemente a Samarcanda –dobbiamo dire non a torto – Occhetto reagì rabbiosamente a La Malfa
quando il leader del Pri usò nei confronti del Pds il termine “comunisti” e un giudizio politico ancora
condizionato dallo schema dell’inaffidabilità democratica del Pci. Nemmeno le espressioni ex-
comunisti o post-comunisti piacciono al Pds; vogliono essere chiamati e giudicati per quello che sono
oggi, non per quello che hanno abbandonato o ripudiato lungo la strada leninista.
Esiste invece un pezzo, piccolo o grande lo diranno gli elettori del 5 aprile, del Pci storico che non ha
mai voluto nemmeno sentir parlare di aggiornamento o di superamento del comunismo. Sono
comunisti doc, vogliono chiamarsi comunisti, intonano l’Internazionale, si tengono ben stretti i
simboli bolscevichi della falce de del martello. Non solo si rifiutano di dare sepoltura al comunismo;
intendono anzi rilanciarlo. Così è nata Rifondazione Comunista, tanto in controtendenza da sembrare
patetica, che si considera unica erede legittima del Pci abrogato dalla Storia e da Occhetto.
Ma, in questo curioso Paese dai 246 simboli, chi resta comunista non può riconoscersi sotto la falce
e il martello con la scritta Partito Comunista, mentre chi ha preso atto della crisi del comunismo
puntando sulla socialdemocrazia europea lontana anni luce dal Partito Comunista Italiano di Togliatti,
Longo e dello stesso Berlinguer, considera un’appropriazione indebita proprio l’uso di quella falce,
di quel martello e di quella scritta.
Se Rifondazione Comunista rivendica il monopolio dei fantasmi del passato, Occhetto dovrebbe
ringraziare Cossutta, altro che protestare.