1992 agosto 30 Sos della Anselmi: “Salviamo la Dc”

1992 agosto 30 – Sos della Anselmi Salviamo la Dc

Fino a questo momento Bettino Craxi non ha precisato una sola accusa contro Di Pietro. Da giorni e
giorno assistiamo a un crescendo di intimidazioni cifrate e di panna montata che non ha minimamente
scalfitto – semmai irrobustito – il ruolo del giudice.
Se Craxi ha già chiuso con le rivelazioni, saremmo alla farsa del secolo. Non gli rimarrebbe che
lasciar per sempre la scena politica; di propria iniziativa, prima che vi provveda la base socialista.
Con una segreteria unanime, è impensabile che il Psi si fermi. Anche se si fosse pentito, dovrebbe
andare fino in fondo, perché in politica nulla è più imperdonabile del ridicolo.
Quindi, dobbiamo aspettarci altre allusioni. O, meglio, la fine delle allusioni e delle minacce. A Craxi
non basterà più mostrare la mascella pensosa, di chi la sa lunga; adesso è costretto a far veder il poker.
Lo scopo resta sempre lo stesso: demolire un giudice per indebolire l’inchiesta; spiare per mesi un
magistrato nel tentativo di intaccare il simbolo di “Mani Pulite”. Forse colpire Di Pietro per
delegittimare l’intera magistratura milanese puntando a far trasferire l’inchiesta.
Craxi continua a far balenare qualcosa di imbarazzante e misterioso, ma a questo punto non sono più
possibili né agguati né imboscate. Se sfida è, dev’essere almeno frontale, senza quartiere, all’ultimo
sangue.
Quella sera alla segreteria del Psi, era tutto un gran ridere davanti alle telecamere. Craxi, De Michelis,
La Ganga..sembrava un festino, il volto più smargiasso del Potere che, di fronte a una crisi di
credibilità politica senza precedenti per l’Italia repubblicana, passa il tempo non tanto a rimuovere le
cause dello sfascio quanto a farla pagare ai giudici.
Facciamo l’ipotesi più favorevole alla segreteria del Psi. Ammettiamo che riuscisse a dimostrare un
qualche neo, privato o meno, nei comportamenti di Di Pietro: e allora? Tutto il mondo ha già capito
tutto. Se anche l’intera inchiesta venisse penalmente buttata al macero, la fine politica dei suoi
protagonisti è segnata e il sistema è stato spogliato.
Spontaneamente, un Dc ha restituito 487 milioni di una tangente pagata alla Fiat; uno del Pds ha
annunciato di voler restituire un miliardo. Noi ci auguriamo che, Da Venezia a Milano, una classe
dirigente degna di questo nome collabori con i giudici e si mobiliti per restaurare la dignità della
politica e dell’economia.
Chi sa soltanto rovistare nella spazzatura non può più guidare questo Paese.