1991 dicembre 8 Fermare il qualunquismo

Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 08/12/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: COSSIGA FRANCESCO – POLITICO
Persone:
Didascalia:
Descrizione:
Titolo: FERMARE IL QUALUNQUISMO
di Giorgio Lago

In questi giorni, New York lascia stupiti i visitatori stranieri. Da dieci anni a questa parte, non si erano
mai visti così poca gente nei negozi, ristoranti semideserti, tanti taxi liberi anche sotto la pioggia,
vetrine con le liquidazioni di fine anno anticipate. Giornali e televisioni raccomandano l’austerità;
grandi scritte luminose scorrono sulle facciate dei grattacieli ricordano ai cittadini la quota record di
debito federale che grava su ciascuno di loro o sottolineando l’aumento dei morti per cancro e Aids. Se
New York resta pur sempre New York, l’aria di recessione prepara un natale meno confezionato del
solito. Insomma, di grane ce n’è per tutti, non soltanto per noi. Con una sostanziale aggravante: gli
italiani non contestano una specifica scelta economica o un leader politico in particolare come può
accadere negli Usa; no, oggi a noi non sta più bene quasi nulla e quasi nessuno. La disaffezione è
orizzontale e, anche quando rinunciamo a sparare nel mucchio, ci riesce difficilissimo rispondere a un
quesito tanto elementare quanto decisivo: che fare? Non è catastrofico accorgersi che un sacco di cose
non funziona; diventa catastrofismo l’incapacità di reagire. La fine dell’incubo comunista ha provocato
prima euforia, poi smarrimento, quindi senso di vuoto, infine lentezza nel fare i conti con la nuova
realtà. Sotto l’ala protettrice del caro, vecchio incubo si poteva anche vivere di rendita per decenni
come fece la Dc in Italia, ma oggi non è più possibile fondare la politica sui pericoli e sugli steccati, né
limitarsi a ritocchi o aggiustamenti. Sono necessari cambiamenti in profondità a tutti i livelli, anche
culturale. A costo di scandalizzare qualche benpensante, l’arcivescovo di Milano cardinale Martini ha,
ad esempio, sostenuto l’altro ieri che «non si può prescindere dalla carica di idealità e riforma immesse
nella nostra cultura dal marxismo e dai suoi sviluppi». Ciò per dire che ora le società più sviluppate
affrontano anche il compito straordinariamente complicato di utilizzare gli «aspetti positivi» di quella
stessa ideologia che fino all’altro ieri rappresentava la negazione dell’Occidente. Nel nostro Paese in
particolare, noi sentiamo che tutto ritorna davvero in discussione e che di per sé la libertà non è una
scorciatoia. Questo è il momento di dare fondo a tutte le risorse di una società libera per fermare il
qualunquismo (anche quello degli «onesti») e la sfiducia (anche quella verso l’Europa). Dalla firma

per i referendum al voto politico di primavera, ci sarà tutto lo spazio per condizionare uomini,
schieramenti, programmi della prossima legislatura. Anche perché la stagione delle picconate ha
finalmente liberato il sistema da anni di ipocrisia. Non diamo retta ai necrofori. Le democrazie
decadono soltanto per gli omissis degli elettori.
dicembre 1991