1989 marzo 18 Contro la pirateria di Stato

1989 marzo 18 – Contro la pirateria di Stato

La perizia ha svelato ciò che da anni l’opinione pubblica sospettava: fu un missile ad ammazzare 81
persone e a decretare la fine di una buona azienda quale l’Itavia. Dunque, sappiamo ufficialmente due
cose: che si trattò di un’azione militare e che nei paraggi del Dc 9 abbattuto i radar segnalarono la
presenza di almeno un caccia da combattimento.
Con vergognosi nove anni di ritardo un pezzo di verità è finalmente venuto a galla attraverso il ricupero
del relitto. Nell’operazione sono stati spesi sette miliardi e mai denaro dello Stato fu più utilmente
impiegato, ma anche questo doveroso ricupero è costato ritardi, omissioni, insensibilità.
Senza una lettera inviata il 4 agosto 1986 dal Presidente della Repubblica Cossiga al Presidente del
Consiglio Craxi per denunciare «intollerabili» silenzi sulla tragedia di Ustica e senza l’immediato
finanziamento, deliberato evitando il ricorso a una legge, saremmo ancora tutti qui ad ascoltare le
barzellette sul «cedimento delle strutture» e simili. Nel Paese della spesa pubblica incontrollabile, un
disegno di legge sullo stanziamento fondi dovuti era infatti finito nel mucchio come una qualsiasi altra
scartoffia.
Questa brutta storia è lo spaccato di un’Italia sempre fuori tempo quando urge far chiarezza. De Mita
tolse il «segreto di Stato» su Ustica ma perché mai vi si doveva opporre un segreto? Ieri Zanone ha
ordinato all’aeronautica militare un’«immediata inchiesta tecnico-amministrativa», ma era proprio
necessario attendere la perizia?
Nel Paese delle stragi senza colpevoli, si ha sempre la sensazione che per farsi strada la verità debba
pagare amnesie, trabocchetti, reticenze, depistaggi, omertà, un grumo di micidiali interessi. Non si
tratta di colpevolizzare a vanvera; ma si è sempre fatto poco o nulla per favorire la fiducia negli
apparati e nei meccanismi di chiarimento dei tanti misteri: non è probabilmente un caso che, ai tempi di
Ustica, i servizi segreti fossero un covo di deviazioni in mano al venerabile clan della loggia massonica
P2.
Da chi e perché fu sparato quel missile? La Nato dice di non saperne nulla, l’Italia nemmeno, la Libia
tantomeno. Qualcuno continua a mentire o a tacere: se riuscirà a farla franca, avrà vinto la pirateria di
Stato.
marzo 1989