1987 dicembre 23 Il Psi sospende Rigo

1987 23 dicembre – Il Psi sospende Rigo
VENEZIA
Immediate reazioni del vertice nazionale alla «ribellione» del parlamentare europeo Casellati intanto
punta su accordi di programma
Il parlamentare europeo, Mario Rigo, è stato sospeso dal Psi poche ore dopo che, al Consiglio
comunale, aveva dato il «la» alla bocciatura del compagno di partito Nereo Laroni ricandidato
sindaco di Venezia con l’apporto della Dc, degli stessi socialisti, del Psdi, del Pli e della Liga Veneta.
La mossa di Rigo aveva aperto la strada alla elezione di un sindaco «esploratore», il repubblicano
Casellati eletto con i voti di Pci, Pri, Verdi, Msi e di alcuni franchi tiratori socialisti. Casellati ha
dichiarato che lavorerà privilegiando, senza esclusioni, gli accordi di tipo programmatico.

PIETRAGNOLI pag. 4

Senatore della Repubblica e deputato europeo, a lungo sindaco delle sinistre, questo veneziano di
Noale, laureato alla Ca’ Foscari in economia e commercio, non aveva mai conosciuto in 40 anni di
attività politica la «sospensione». Un provvedimento cautelativo che colpisce l’indisciplina di partito
Un reato d’opinione?
I franchi tiratori non lasciano impronte digitali, ma «ribelle» Mario Rigo da tre mesi lo è. Un ribelle a
dire il vero abbastanza singolare dal momento che fa aggio su di lui la stragrande maggioranza dei
socialisti in Comune di Venezia, sette consiglieri su undici. Per reciproco strabismo, Rigo e De
Michelis si guardano attraverso Laroni, e non sono mai state occhiate solidali.
Non che il Psi di Venezia ne abbia tratto svantaggio. Rigo sostiene che, proprio perché frustati dalla
concorrenza interna, quelli del garofano raccolgono alla fine più preferenze, dunque più voti, alle
elezioni. Ma lunedì sera, e tirava già notte, Rigo si è alzato per sancire che «questo stato di cose è
pernicioso per la Città». Lo «stato di cose» era la Giunta Laroni, da più di novanta giorni rianimata da
Craxi.
Rigo non è nato ieri. Sapeva benissimo di rischiare affermando che, con il voto al vecchio
quadripartito, la crisi si sarebbe conclusa «per forza di gravità più che per intelligenza politica».
Tuttavia deve aver riflettuto sul fatto che la sospensione equivale, in termini calcistici, a una veniale
ammonizione. Due suoi compagni socialisti, recentemente condannati a quattro anni e mezzo di
reclusione per tangenti in un processo ora tutto da rifare, avevano ottenuto che i probiviri di partito non
procedessero nei loro confronti per aver rilasciato «una dichiarazione d’onore di estraneità ai fatti».
Le vie della sospensione sono infinite, e De Mita ha affermato ieri che «finita ogni regola, finiscono
anche le scomuniche in periferia», Venezia non è mai stata così à la page.

dicembre 1987